sabato 20 giugno 2009

biomasse, scrivi a legambiente

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Io l'ho fatto a proposito del post del 15 giugno:
“Sì alle biomasse purché da filiera certificata”

Scrivendo:
E' semplicemente vergognosa la Vostra posizione in materia conoscendo i dati sull'inquinamento delle centrali a biomasse che cerco di riassumere secondo gli studi del Professor Federico Valerio:
Impatto ambientale


A fronte di un legittimo dubbio sul reale beneficio che l’entrata in esercizio di impiant a biomasse comporterebbero sulle sorti climatiche del Pianeta, gli studi sugli impatti ambientali indotti dalla combustione di biomasse in impianti industriali per la produzione di elettricità inducono grande cautela.


A nostro avviso, non bisogna trascurare il fatto che le biomasse che saranno usate come combustibile, anche dopo depurazione dei fumi prodotti, provocheranno l’immissione nell’ambiente di quantità non trascurabili di numerosi macro e micro inquinanti (polveri sottili [9] ed ultra sottili, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici [10], diossine..) con effetti potenzialmente pericolosi per la salute della popolazione esposta.


E nel bilancio ambientale, occorre sommare anche le emissioni prodotte dal traffico pesante [11] indotto dall’entrata in funzione dell’impianto e parte integrante della attività dell’impianto stesso, ovvero tutti gli automezzi necessari per i conferimenti di biomasse e per il ritiro e lo smaltimento delle ceneri.


Delle emissioni di polveri fini ed ultrafini [12, 13], di ossidi di azoto, di policiclici aromatici di diverse decine di mezzi pesanti al giorno, lungo tutto il percorso che giornalmente dovranno coprire, spesso non si trova traccia nei documenti autorizzativi.


E spesso nulla si dice sul ruolo di queste emissioni prodotte dal traffico e di quelle della centrale, nella formazione di ozono e di polveri fini ed ultrafini di origine secondaria [13], ovvero inquinanti pericolosi che si formano in atmosfera, a distanza dalla fonte, per reazioni chimiche e fotochimiche degli inquinanti primari (ossidi di azoto, idrocarburi).


In questo caso, riteniamo sia doveroso dare il giusto peso alla salute umana, rispetto alla salute dell’atmosfera del Pianeta e, secondo il nostro parere, non si può privilegiare (economicamente) un discutibile contenimento delle emissioni di gas serra, e un sicuro guadagno dell’impresa, se questa scelta aumenta i rischi sanitari della popolazione esposta.
L’impatto ambientale dell’impianto a biomasse di Mazzocchio-Pontinia


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Per l’approvazione di una centrale a biomasse ci sembra insufficiente il riferimento all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, che è un obbligatorio requisito di legge, ma che da solo non garantisce la salute dei cittadini esposti agli inquinanti, comunque prodotti ed immessi nell’ambiente.


Un più corretto termine di riferimento per giustificare questa scelta, dovrebbe essere il confronto della qualità dell’aria, del suolo e delle acque, prima dell’entrata in funzione dell’impianto a biomasse, con stime della qualità delle stesse matrici ambientali, una volta che l’impianto proposto fosse realizzato.


Questo confronto si deve fare con riferimento ai bilanci di massa (quantità di inquinanti immessi nell’ambiente su base annua), alle concentrazione nei recettori finali, ma anche al progressivo accumulo di inquinanti persistenti nel suolo e nei sedimenti.


A riguardo, fondamentale è la stima del possibile progressivo bioaccumulo lungo la catena alimentare dei metalli tossici e dei composti organici persistenti presenti nelle emissioni, nel corso della vita operativa dell’impianto.


Per approvare il nuovo impianto, con riferimento ai suoi possibili effetti sulla salute e sulla qualità dell’ambiente, sarebbe stato opportuno imporre questa condizione: con l’entrata in funzione dell’impianto a biomasse, la qualità dell’aria e delle diverse matrici ambientali interessate alle sue emissioni deve migliorare o per lo meno restare uguale a quella pre-esistente.


Questi prerequisiti fanno esplicito riferimento alla Direttiva 96/62/CE sulla gestione e qualità dell’aria ambiente dei paesi dell’Unione che, all’ Articolo 1 individua tra i suoi obiettivi
quello di “mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.


Nel caso in esame, il miglioramento della qualità dell’aria nelle zone di potenziale impatto della centrale potrebbe essere possibile se, ad esempio, nel sito interessato le biomasse sostituissero un combustibile più inquinante, ad esempio olio pesante utilizzato in un impianto termoelettrico già esistente, oppure se l’impianto a biomasse sostituisse un impianto già esistente, meno efficiente dal punto di vista energetico.


Un miglioramento sarebbe possibile qualora il recupero del calore prodotto dalla combustione delle biomasse possa permettere di spegnere numerose calderine per uso domestico, meglio se anch’esse a biomasse, o altri processi di combustione per uso industriale operanti in zona, con fattore di emissione superiori a quelle ottenibili con la combustione di biomasse.


Il fatto che il nuovo impianto a biomasse non dovrebbe peggiorare la situazione ambientale esistente prima della sua realizzazione è una considerazione che, come già detto, oltre che essere in sintonia con le scelte della Unione Europea in tema di politiche di tutela dell’ambiente e della salute, è motivata dal fatto che, come già accennato, ai fini del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni di gas serra non esiste solo la combustione di biomasse per la produzione di elettricità e di energia termica.


Senza Certificati Verdi nessuno imprenditore privato farebbe questa scelta. La verità è che le biomasse sono un combustibile povero, economicamente ed energeticamente conveniente, senza sovvenzioni, solo nelle circostanze che si verificano in paesi come la Svezia, dove l’industria del legno produce grandi quantità di scarti e la morfologia del territorio permette il facile taglio e trasporto di questi materiali.


Inoltre solo le condizioni climatiche di paesi come la Svezia rendono particolarmente economica la cogenerazione da biomasse, in quanto la contemporanea produzione di calore e di elettricità avviene per periodi ampiamente più lunghi di quelli necessari per i climi quali quelli del centro Italia.


Come già affermato, l’uso di biomasse a scopo energetico presenta problemi di impatto ambientale tutt’altro che trascurabili.


Oltre che alle emissioni di inquinanti convenzionali, quali ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto [19] occorre porre attenzione, come già accennato, ad inquinanti meno convenzionali che si producono con la combustione di biomasse, polveri sottili, [19], formaldeide [20], benzene [21], idrocarburi policiclici aromatici [5], diossine [6, 22].


E, nonostante le segnalazioni che ci vengono dalla letteratura scientifica spesso non si trova traccia, nelle autorizzazioni di centrali a biomasse, di limiti a specifici e pericolosi inquinanti certamente emessi dalla combustione delle biomasse quali benzene, formaldeide e butadiene.

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