venerdì 20 marzo 2009

L’agricoltura, i problemi del latte e degli immigrati

L’agricoltura, i problemi del latte e degli immigrati
In questi giorni alcune notizie relative all’agricoltura locale hanno attirato l’attenzione dei cittadini.
Ieri il servizio del TG3 regionale parlava favorevolmente e con enfasi dell’accordo provinciale che consentiva ai titolari dei caseifici di trattare direttamente con i produttori del latte.
Questo secondo il giornalista, avrebbe favorito la qualità, la riduzione della produzione del latte bufalino in eccesso, la diminuzione del costo di produzione locale per competere con quello proveniente dall’estero, in particolare dalla Germania e favorito i produttori del latte di qualità.
Forse per mancanza di tempo questi concetti non sono stati spiegati perché non è automatico che la trattazione privata, al posto di quella collettiva, migliori i rapporti e la qualità.
Notoriamente dividere l’altro fronte (i singoli produttori) consente agli imprenditori di avere gioco facile nella trattativa con il soggetto più debole (il produttore) e non è detto che il prezzo migliore venga concesso a chi produce il latte migliore al posto di chi magari usa protesta e polemica.
Sembra un concetto che attribuiscono agli imperatori romani, a certa parte politica (dividi et impera), ma è anche l’esatto contrario di quanto emerso in tanti dibattiti, studi, convegni sull’argomento quando i produttori e operatori del mondo agricolo locali evidenziavano proprio nella loro frammentarietà la loro debolezza.
Al contrario citavano zone dove la cooperazione ha prodotto risultati nettamente migliori sia per il trattamento economico, ma soprattutto per la qualità.
Altro argomento ricorrente quello degli immigrati, che da un lato consentono alle aziende locali di mantenere prezzi di produzione più bassi, dall’altro quello di consentire una produzione ed un lavoro che gli italiani rifiutano da decenni.
Ogni tanto si legge di sfruttamento di lavoratori clandestini oppure di condizioni non idonee di “abitazioni” a loro assegnate.
Anche questa è una situazione che non si capisce perché ci sono 2 soggetti facilmente coinvolgibili per evitare sfruttamenti e condizioni di degrado e qualche volta coincidono, i datori di lavoro e i proprietari degli alloggi che danno in locazione agli immigrati.
Il controllo è semplice in base agli uffici pubblici, ma basta seguire le biciclette di questi lavoratori qualora uno qualsiasi degli enti interessati volesse controllare la situazione.
Quello del trasporto è un altro problema visto che, specialmente nei mesi invernali, questi lavoratori per essere presenti su l posto di lavoro un numero maggiore di ore viaggiano sia all’andata che al ritorno durante il buio spesso senza o con scorsa visibilità e illuminazione.
Alcuni comuni hanno scelto una normativa urbanistica che favorisce le installazioni temporanee e stagionale di questi lavoratori consentendo, da un lato, di evitare il problema del traffico e dall’altro migliorando le condizioni igieniche delle abitazioni.
Comuni e amministratori anche provinciali della destra hanno adottato queste misure che, stranamente, a Pontinia la stessa parte politica, la destra, invece è contraria, ma che ignora altrove.
Solito fenomeno da ultras se il giocatore della tua squadra fa un fallaccio è giustificato, se l’avversario fa un fallo giustificato dal gioco in corso è invece da espellere e da rigore.
Ma è anomalo anche che la scelta provinciale di dividere la contrattazioni non abbia trovato il parere contrario dei sindacati, né quello dei politici che, prima di Veltroni, rappresentavano il centro sinistra a contrastare un concetto (che piace al giornalista del TG3) che, ai tempi dei comunisti, veniva definito “capitalista” o di destra.
Pontinia 19 marzo 2009 Giorgio Libralato

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