tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-24-marzo-2023/
DAL CONSIGLIO EUROPEO UN MAGRO BOTTINO PER MELONI, CHE RESTA ALLERGICA ALL’ANTIFASCISMO. “Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”: proprio non ce la fa a pronunciare la parola “antifascisti” Giorgia Meloni, neanche in occasione dell’eccidio delle Forze Ardeatine, di cui ricorre oggi il 79esimo anniversario. Il 24 marzo 1944 i tedeschi fucilarono 335 persone – partigiani, civili, prigionieri politici, ebrei, militari, detenuti comuni – come rappresaglia all’azione compiuta dai Gap il giorno prima in via Rasella. Impegnata a Bruxelles per la chiusura del Consiglio europeo, la premier ha rilasciato quella dichiarazione, che ha generato una valanga di critiche. A cominciare dall’Anpi, che ricorda a Meloni come i martiri “furono scelti proprio in base a una selezione che colpiva gli antifascisti”, per proseguire poi con le opposizioni. Cui la stessa presidente del Consiglio ha voluto replicare: “Li ho definiti italiani, che vuol dire che gli antifascisti non sono italiani? Sono stata onnicomprensiva…”. Se è per questo, anche i repubblichini di Salò erano italiani, ma non è proprio la stessa cosa… Meloni, dicevamo, era impegnata a Bruxelles, da dove torna però con tante chiacchiere e pochi risultati. Uno degli incontri più attesi, quello col presidente francese Macron sul tema dei migranti, si è concluso con un “c’è voglia di collaborare”. La premier era partita con un macigno in tasca: la posizione neo-pacifista della Lega che smuove le acque della maggioranza (qui l’intervista al deputato del Carroccio, Stefano Candiani, molto vicino a Salvini) puntando in realtà alle tante nomine in ballo. Meloni ha smentito ci siano tensioni a questo proposito, mostrandosi divertita rispetto alle notizie di stampa. Sul giornale di domani seguiremo le polemiche e vedremo cosa, al di là delle chiacchiere, si sta muovendo davvero nei Palazzi.
IL PNRR È INCHIODATO AL 6%, MATTARELLA RICHIAMA IL GOVERNO. Una “generale inadeguatezza programmatoria”. E ancora: “Ritardi nella selezione dei progetti da ammettere a finanziamento”. Per finire con la cronica “incapacità dell’amministrazione pubblica di impiegare le risorse stanziate”. Il giudizio della Corte dei Conti su come il governo sta portando avanti il Pnrr è impietoso. Solo il 6%, ossia una piccola percentuale della spesa è stata allocata (Meloni e la sua maggioranza hanno cambiato la governance che gestisce il Piano di ripresa e resilienza creando ulteriori intoppi). Sullo stesso tenore l’analisi di Openpolis che punta il dito sul fatto che delle scadenze europee da completare entro fine mese, neanche una è in dirittura di arrivo. Una foto drammatica che ha accompagnato la premier nel suo viaggio a Bruxelles e che ha spinto il presidente Mattarella a richiamare il governo: “È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Pnrr, di mettersi alla stanga”, ha detto l’inquilino del Colle. Sul Fatto di domani faremo una radiografia dello stato dell’arte e di cosa rischiamo di perdere. E capiremo anche qual è la situazione nei vari ministeri.
CROLLANO LE BANCHE, MA L’UE SI DEFILA. Il settore bancario dell’area euro è “resiliente”, perché ha “forti posizioni di capitale e di liquidità”: alle parole della presidente della Bce Christine Lagarde, rivolte ai capi di Stato e di governo dell’Unione riuniti nell’Eurosummit, ha fatto eco la sortita di Meloni, secondo cui i fondamentali del sistema bancario sono “stabili e solidi”. Parole che sembrano fuori dal mondo, nel giorno in cui le banche tracollano in Borsa, sulla scia delle crisi di Credit Suisse e degli istituti Usa. Oggi Deutsche Bank ha chiuso cedendo l’8,5%, dopo essere arrivata a un meno 14. Ma la tempesta ha interessato i titoli del credito di tutta Europa, nonostante le rassicurazioni di Lagarde (“la Bce è pronta a intervenire se sarà necessario”) . Deutsche Bank ha annunciato che ripagherà in anticipo un’obbligazione subordinata nel tentativo di dare fiducia ai mercati. Una mossa che però sembra aver ottenuto l’effetto opposto. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i rischi connessi ai bond subordinati AT1, dopo che le autorità svizzere hanno deciso di azzerarne il valore in via prioritaria rispetto alle azioni. A fine giornata il crollo dei principali listini, Piazza Affari in testa con un -2,23%. Sul Fatto di domani leggerete un resoconto su cosa sta accadendo e su cosa dobbiamo aspettarci.
UCRAINA, LA GUERRA DIPLOMATICA TRA CINA E USA. VON DER LEYEN E MACRON VOLANO A PECHINO. È stata una giornata di botta e risposta tra le superpotenze schierate intorno al conflitto ucraino. Pechino ha difeso la propria posizione dopo l’incontro di Mosca tra Xi Jinping e Vladimir Putin, accusando gli Stati Uniti di “ostacolare” gli sforzi per i colloqui di pace. Washington, per bocca del capo del Pentagono Lloyd Austin, ha risposto che se la Cina dovesse armare la Russia “prolungherebbe il conflitto e lo porterebbe a livello globale”. A favore della mediazione del Dragone si è schierato invece il premier spagnolo Sanchez, secondo cui è una “voce che deve essere ascoltata”. E proprio a Pechino si recheranno la prossima settimana la presidente della Commissione europea von der Leyen e il presidente francese Macron. Intanto sul campo si continua a morire: cinque persone sono morte in un raid russo nella regione del Donetsk. E proprio da lì leggerete il nostro reportage sul giornale di domani.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Fratelli d’Italia vuole abolire il reato di tortura, Ilaria Cucchi si appella a Mattarella. Alcuni esponenti del partito di Giorgia Meloni hanno presentato una proposta di legge per abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del Codice penale. La modifica proposta lascerebbe in piedi solo un’aggravante all’articolo 61 sull’abuso di potere. Sul piede di guerra la senatrice Cucchi che si appella al capo dello Stato: “Sostenere che la tortura in Italia non esista è una bugia. Far finta di niente e voltarsi dall’altra parte è già questa una violazione dei diritti umani e lo so perché l’ho provata sulla mia pelle”.
Il senso di Salvini per il Ponte (e per i plastici). Che sia nel salotto di Vespa o nella sala conferenze dell’Istituto Europeo Mediterraneo di Scienza e Tecnologia, il ministro delle Infrastrutture va ripetendo che il Ponte sullo Stretto di Messina sarà “la principale cura antimafia per la Sicilia e la Calabria”.
Il Pg: “Cospito deve restare al 41bis”. La Procura generale di Milano ha chiesto che l’anarchico in sciopero della fame rimanga collocato “stabilmente” nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, sempre in stato di detenzione carceraria e in regime di 41bis. La richiesta si basa sulle condizioni di salute “invariate ma gravi”. I giudici del Tribunale di Sorveglianza decideranno entro 5 giorni.
Zelig a rischio chiusura. Nelle pagine della Cultura il caso del Zelig di Milano che chiude perché soffocato dai debiti. Vergassola: “Lì è nato il cabaret moderno. Un luogo mitico, di cui ci sentiremmo tutti orfani”. E torna l’appuntamento con Che c’è di Bello, il nostro inserto con gli appuntamenti di cinema, tv, teatro e letteratura.
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La rivolta degli studenti: in migliaia contro Macron e la sua riforma delle pensioni
di Luana De Micco
Un gruppo di giovani ha preso la testa del corteo di Reims ieri per protestare contro la pensione a 64 anni. Sullo striscione c’era scritto: “L’ora della rivolta è arrivata”. Nella cittadina a meno di 150 km a est di Parigi, famosa per la sua cattedrale gotica, dove ieri il corteo anti-riforma delle pensioni ha riunito circa 10 mila persone (per i sindacati, 4.000 per la polizia), centinaia erano studenti.
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