grazie come sempre al grande e puntuale lavoro della commissione contro le ecomafie. Le inchieste, le indagini, le commissioni fanno un grande lavoro che poi non vengono quasi mai recepite dalla politica e dalle amministrazioni che quasi mai fanno prevenzione come dovrebbe fare un comune, una regione, uno stato normale. La maggioranza delle interpretazioni della dottoressa Silvia Sticca le condivido. Ci sono molti aspetti che denunciamo da un decennio e che invece sembra ancora non vengano colte appieno, anche se alcune affermazioni della Dottoressa Sticca ne evidenziano il problema. Nel Lazio (e probabilmente non solo) la maggioranza delle autorizzazioni sono sbagliate (rilasciate dalla regione o dalle province), incomplete, superficiali nell'esame della documentazione e nelle caratteristiche indispensabili. Alle prescrizioni emanate spesso non corrisponde nessuna verifica o controllo nemmeno nella documentazione successiva all'approvazione e in sede di collaudo o di autocontrollo. L'assessore competente della regione Lazio dichiara sempre poi che la politica non può intervenire sugli atti (come sopra spesso sbagliati) e anche il recente piano regionale approvato non tiene conto delle necessità provinciali e regionali consentendo di trattare rifiuti anche per 3 o 4 volte la necessità. Quindi non mancano certo gli impianti, ma quelli che funzionino a norma di legge, come più volte ha certificato l'Arpa. Non servono perciò impianti di incenerimento, questa non è la soluzione. Mi piace molto la descrizione della contiguità tra politica, amministratori e ciclo malato dei rifiuti che coglie in pieno la situazione laziale. Non dimentichiamo che il basso Lazio (o se preferite la provincia pontina) hanno anticipato la terra dei fuochi come hanno dimostrato le inchieste e la dichiarazioni sui casalesi anche e non solo di Carmine Schiavone. Il daspo non andrebbe dato solo a società o imprenditori condannati per smaltimento illecito, anche ad amministratori e politici che rilasciano o non controllano autorizzazioni a impianti sbagliati. L'ultimo livello, anche questo poco analizzato dalla Dottoressa Sticca, anche se, purtroppo, per necessità di sintesi, è normale che non potesse, anche in una lunga intervista, evidenziare tutto il ciclo malato dei rifiuti, è quello degli impianti a biomassa, biogas, biometano che, insieme a impianti di compostaggio, allo smaltimento di digestato e compost fuori specifica stanno avvelenando le nostre campagne. Riporto qui un tratto significativo dell'intervista: "DOMANDA: Cosa sta emergendo dalle indagini in corso?
RISPOSTA: Diverse indagini hanno fatto emergere che in determinate realtà l’esponente politico si trova in una posizione di subalternità solo apparente in quanto, da un esame più attento del rapporto instauratosi tra il primo e il gruppo criminale, emerge che questo si fonda sull’esistenza di reciproci interessi e si sviluppa su un piano di perfetta pariteticità. Infatti, il peculiare rapporto che, da decenni, lega la camorra a compagini istituzionali, le ha consentito di inserirsi nelle gare per la concessione di pubblici appalti, in posizione spesso favorita rispetto alle imprese legali, sia per le considerevoli ricchezze di mezzi di cui la stessa dispone sia per gli appoggi politico-amministrativi sui quali può contare."
"Sebbene sia la Campania la Regione che guida la classifica dell’illegalità nel ciclo dei #rifiuti, occorre evidenziare, come vi sia una rimodulazione delle rotte dei traffici illeciti da Nord a Sud e viceversa. Inoltre, e non è secondario, la #corruzione resta lo strumento principe, il più efficace, per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti".
Intervista a Silvia Sticca di cui consiglio la lettura.
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