L'incendio senza fine di un 2017 che ha visto fiamme nei boschi dai primi giorni di giugno fino a queste ore, autunno inoltrato, spinge gli aninalisti all'appello: "Fermate la caccia", almeno nelle aree colpite tra fine ottobre e inizio novembre. Il Wwf, la Lipu e l'Ente nazionale per la protezione degli animali stanno scrivendo al governo e alle Regioni Piemonte e Lombardia. Il Paese tutto, tra l'altro, non è mai uscito dal problema siccità, che contribuisce alla diffusione degli incendi.
La sezione italiana del World Wildlife Fund parla di un'emergenza nazionale che va combattuta con pene esemplari per gli incendiari, il controllo del territorio "e la sospensione della caccia". È stato calcolato, ricorda il Wwf, che un incendio distruttivo in un ettaro di terreno può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti. Per effetto indiretto causa lo spostamento della fauna superstite verso altre aree, con conseguenti fenomeni di sovraffollamento e sfruttamento delle risorse. C'è uno studio Ispra, al proposito. "Per queste ragioni è necessario che si proceda con la sospensione della caccia quale misura indispensabile per dar modo alla fauna selvatica, già sottoposta allo stress del caldo e della siccità estiva prima e degli incendi poi, di non dover fare i conti anche con le doppiette".
L'incendio tra la Valle dell'Orco e la Valchiusella, a ridosso del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nella parte occidentale dell'area metropolitana di Torino, ha bruciato un corridoio ecologico fondamentale per molte specie animali come gli ungulati, un trait d'union tra la montagna e la pianura antropizzata.
La Lipu nel suo allarme si riferisce all'ultima zona attaccata dalle fiamme, la provincia di Varese. Nel Parco regionale Campo dei Fiori dal 25 ottobre sono bruciati oltre sessanta ettari per "il peggior incendio di sempre", come dice Giuseppe Barra, presidente dell'associazione. La Lega italiana protezione uccelli chiede "una tregua per la fauna selvatica già stremata dal fuoco". Chiede, cioè, di sospendere l'attività venatoria "nelle zone limitrofe". Gianfranco Gorla, delegato della Lipu di Varese, spiega: "Quest'area naturale è l'habitat per una varietà di rapaci tra cui il nibbio bruno, il falco pecchiaiolo, la poiana, lo sparviero, il falco pellegrino, inoltre per pipistrelli, presenti nelle numerose grotte, cervi, volpi, tassi, caprioli. Ci appelliamo all'amministrazione regionale affinché metta in atto i provvedimenti necessari a tutelare la fauna selvatica e gli ambienti naturali sospendendo la stagione di caccia, che non avrebbe neppure dovuto essere aperta".
Per sostenere il suo "stop alla caccia, subito", l'Enpa ha organizzato un bombardamento di mail alla Regione Piemonte. Si legge: "Da una parte l'amministrazione chiede il riconoscimento dello stato di calamità, dall'altra non fa nulla per tutelare gli animali uccisi dai fucili dei cacciatori. Il Piemonte è alle prese con una devastazione senza precedenti che ha colpito boschi, animali, paesi, sicurezza delle persone, attività economiche con conseguenze gravissime e durature. Per la fauna e la biodiversità sopravvissute alle fiamme l'emergenza continuerà a lungo: intere generazioni di selvatici stanziali perdute, cancellazione di ecosistemi preziosi per la sosta e l'alimentazione dei migratori. Dopo l'inferno, in Piemonte non può esserci altro se non il silenzio venatorio. Non bastano provvedimenti isolati e parziali. Non è accettabile permettere che gli animali in fuga dalle fiamme o in cerca di acqua e cibo trovino ad aspettarli le bocche dei fucili".
La Regione ha risposto all'appello ambientalista. La Giunta, su proposta dell’assessore all'Agricoltura Giorgio Ferrero, ha sospeso dal prossimo venerdì e fino al 30 novembre la caccia in un’area di 538 mila ettari attraversata periodicamente, si stima, da 6.200 cacciatori, oltre un quarto di quelli stanziali in Piemonte. I comparti interessati sono: Valli Pellice, Chisone e Germanasca, quindi Bassa Valsusa e Val Sangone, ancora Valle Orco, Soana e Chiusella, infine Valle Varaita e Valle Stura. Per le aree limitrofe a quelle toccate dagli incendi (Alta Valsusa, Valli di Lanzo e gli ambiti territoriali dell'Eporediese, del Basso Canavese e del Pinerolese) la sospensione varrà fino al 10 novembre. Da venerdì scorso era stato posto il divieto nell'area della Bassa Val Susa e della Val Sangone, inizialmente la più colpita. L'assessore Ferrero fa sapere che, "appena possibile", le aree bruciate saranno delimitate "e lì la caccia non si potrà svolgere per i prossimi dieci anni".
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