ANDREA VERTOLO
L’inquinamento del fiume Biferno continua a regalare scenari drammatici. Neanche nei più apocalittici film americani ritraenti la fine dell’umanità si è mai assistito ad immagini così forti. Le acque del fiume, infatti, sono completamente preda di sostanze inquinanti che fanno di esso una sorta di fogna a cielo aperto.
Alcuni pescatori ieri, lunedì 1° febbraio 2016, hanno scattato alcune fotografie, gli stessi hanno poi effettuato una regolare denuncia alla Guardia Forestale. Il luogoimmortalato nelle fotografie si trova nella zona di Bojano, lì dove confluisce iltorrente ‘Gamberale’, a pochi passi dal consorzio agrario.
I liquidi che sono versati nelle acque del fiume appartengono, infatti, proprio alleattività di produzione agricola, in questo caso, dei caseifici della zona, i quali sono soliti gettare il siero acido, derivante dalla lavorazione dei formaggi, nelle acque del fiume.
Per avere una visione più generale della gravità che questa pratica comporta, basti pensare che un piccolo caseificio che produce 20 metri cubi di reflui al giorno,causa un inquinamento paragonabile a quello di una popolazione di circa 10mila abitanti equivalenti.
Il Matese non è nuovo a questi atti da parte dei produttori agricoli. Solo alcuni mesi fa, nel novembre del 2015, i carabinieri di Caserta scoprirono che l’inquinamento del canale ‘Amore’ era dato dallo smaltimento illegale di siero acido proveniente da un caseificio della zona, mettendo sotto denuncia il proprietario e i soci. Un provvedimento simile fu effettuato anche a Venafro, quando nel dicembre del 2014, si mise sotto sequestro un caseificio della zona il quale, attraverso uno scarico illegale, smaltiva sostanze inquinanti lungo un canale di scolo sulla Strada Statale 85. Ci si chiede, quindi, come mai in questo caso alle numerose denunce non corrisponda un immediato intervento dello Stato in tutte le sue forme.
Per di più sembra che l’Arpa, chiamata a monitorare la qualità delle acque del Biferno, abbia segnalato le stesse come “ottime”, in termini qualitativi, nel proprio Annuario 2012-2014. Una situazione paradossale per la quale si riscontra unpreoccupante silenzio anche da parte dell’amministrazione di Bojano (del caso ce ne eravamo occupati già in precedenza, CLICCA PER L’ARTICOLO) e dellaRegione Molise la quale non è mai intervenuta a riguardo.
Di caseifici nella zona matesina ce ne sono tanti, sicuramente molti lavoreranno nel rispetto della legge, ma se non si interverrà immediatamente per fermare chi commette questo reato ambientale, l’intero settore caseario, sito alle pendici del Matese, potrebbe essere messo in discussione sulla qualità dei prodotti. Inoltre, cosa ben più grave, l’intero Molise assisterà alla definitiva morte del proprio fiume più importante, quel Biferno che continua a soffocare tra illegalità e indifferenza.
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