Una gestione del servizio dei rifiuti ancora ''troppo frammentato'', con ''463 società'' che si occupano di igiene urbana; il 4% degli operatori genera il 40% del fatturato che si attesta a 10,5 miliardi di euro. Questa la fotografia della situazione italiana scattata dalla Fondazione Utilitatis che, in collaborazione con la Cassa depositi e prestiti, ha messo a punto la nuova edizione del 'Green Book' (2016), presentato oggi a Roma, in cui tra l'altro ci si interroga non solo sul pacchetto Ue sull'economia circolare ma anche sui cambiamenti che potrebbero arrivare con i provvedimenti legati alla Legge Madia e con l'eventuale Authority dei rifiuti.
Dal rapporto - in base ad un'analisi di bilanci, gare, gestioni e normative - emerge ''il bisogno di un'accelerazione industriale del settore'' che punti all'efficienza; al momento si segnalano ritardi nella definizione degli Ambiti territoriali, differenze con il resto dell'Ue e poche gare per gli affidamenti. Il 55% delle società è di proprietà interamente pubblica; il 27% sono miste pubblico-private; il restante 18% interamente private. Il 15% degli operatori (soprattutto di piccole dimensioni) ha fatturati in perdita. A questi numeri vanno aggiunte oltre 1.000 gestioni dirette da parte dei Comuni (il 55% al Sud).
Una famiglia tipo (tre componenti in una casa di 100 metri quadrati) nel 2015 ha speso in media 215 euro se residente in un Comune sotto i 50.000 abitanti, e 321 euro se residente in un Comune con popolazione superiore a 200.000 abitanti. Questo quanto emerge da un'analisi della Tari e delle tariffe sui rifiuti (su circa 18 milioni di abitanti nei Comuni capoluogo) contenuta nella nuova edizione del Green Book. Secondo il report i Comuni, per il servizio di igiene urbana, hanno speso in media circa 175 euro per abitante, con ''una variabilità molto elevata'' legata alla dimensione territoriale: 133 euro per abitante nei piccoli Comuni e 243 euro per i Comuni oltre i 200 mila abitanti.
Nel settore del servizio rifiuti sono stati investiti circa 2 miliardi di euro negli ultimi cinque anni (2011-2015), a fronte di ''un fabbisogno notevolmente superiore''. Per i prossimi i cinque anni infatti ''il fabbisogno di investimenti effettivo'' è compreso ''tra i 6 e i 7 miliardi'', secondo quanto emerge dal Green Book. Per gli investimenti ''le esigenze più urgenti'' riguardano ''i mezzi e le attrezzature per la raccolta differenziata e gli impianti di selezione e valorizzazione delle materie prime-seconde (2 miliardi) e per gli impianti di trattamento della frazione organica (1,5 miliardi)''. Secondo il report ''tra i principali elementi di criticità per gli investimenti'' ci sono: ''il rischio sociale (legato al basso consenso intorno alla costruzione di impianti), la difficoltà a valutare il flusso di rifiuti da trattare (anche a causa del quadro normativo nazionale e locale in fase di consolidamento) e l'assenza di un sistema tariffario omogeneo''.
Dal rapporto - in base ad un'analisi di bilanci, gare, gestioni e normative - emerge ''il bisogno di un'accelerazione industriale del settore'' che punti all'efficienza; al momento si segnalano ritardi nella definizione degli Ambiti territoriali, differenze con il resto dell'Ue e poche gare per gli affidamenti. Il 55% delle società è di proprietà interamente pubblica; il 27% sono miste pubblico-private; il restante 18% interamente private. Il 15% degli operatori (soprattutto di piccole dimensioni) ha fatturati in perdita. A questi numeri vanno aggiunte oltre 1.000 gestioni dirette da parte dei Comuni (il 55% al Sud).
Una famiglia tipo (tre componenti in una casa di 100 metri quadrati) nel 2015 ha speso in media 215 euro se residente in un Comune sotto i 50.000 abitanti, e 321 euro se residente in un Comune con popolazione superiore a 200.000 abitanti. Questo quanto emerge da un'analisi della Tari e delle tariffe sui rifiuti (su circa 18 milioni di abitanti nei Comuni capoluogo) contenuta nella nuova edizione del Green Book. Secondo il report i Comuni, per il servizio di igiene urbana, hanno speso in media circa 175 euro per abitante, con ''una variabilità molto elevata'' legata alla dimensione territoriale: 133 euro per abitante nei piccoli Comuni e 243 euro per i Comuni oltre i 200 mila abitanti.
Nel settore del servizio rifiuti sono stati investiti circa 2 miliardi di euro negli ultimi cinque anni (2011-2015), a fronte di ''un fabbisogno notevolmente superiore''. Per i prossimi i cinque anni infatti ''il fabbisogno di investimenti effettivo'' è compreso ''tra i 6 e i 7 miliardi'', secondo quanto emerge dal Green Book. Per gli investimenti ''le esigenze più urgenti'' riguardano ''i mezzi e le attrezzature per la raccolta differenziata e gli impianti di selezione e valorizzazione delle materie prime-seconde (2 miliardi) e per gli impianti di trattamento della frazione organica (1,5 miliardi)''. Secondo il report ''tra i principali elementi di criticità per gli investimenti'' ci sono: ''il rischio sociale (legato al basso consenso intorno alla costruzione di impianti), la difficoltà a valutare il flusso di rifiuti da trattare (anche a causa del quadro normativo nazionale e locale in fase di consolidamento) e l'assenza di un sistema tariffario omogeneo''.
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