Altro
che armi,
la
grande minaccia
sarà
il clima
BELLE
PAROLE
Dopo
il vertice di Lima
si
attende quello di Parigi,
intanto
il Fondo Verde
dovrebbe
disporre di 100
miliardi
di dollari ma
al
momento ne ha solo 10
Sul
calendario del
2015,
le bandierine
degli
impegni internazionali
a
priori di
primaria
importanza sono rare:
vertici
sulla carta di routine,
del
G20 e del G8, dell’Ue,
dell’Apec
e dell’Asem; nessun
appuntamento
elettorale decisivo
in
grandi Paesi; manco le
Olimpiadi
o i Mondiali.
Un
anno senza colonna dorsale
e
senza emozioni? Ci penserà
la
cronaca di sicuro, a
metterci
i brividi; ed è invece il
clima
a fornire una ‘stella polare’
alla
diplomazia mondiale
nei
prossimi 12 mesi. Il Vertice
di
Parigi di dicembre è
l’occasione
oggi considerata
“decisiva”
per un’intesa globale
che
combatta il riscaldamento
atmosferico
e, quindi, i
cambiamenti
climatici: una
sfida
universale che richiede
una
risposta planetaria. Le
grandi
manovre in vista di
quella
scadenza sono già cominciate:
a
novembre, c’è stata
un’intesa
tra Usa e Cina, i due
più
grandi ‘inquinatori’; e a dicembre,
la
Conferenza di Lima,
dove
196 Paesi hanno definito
un
calendario di decisioni
e
azioni verso l’incontro di
Parigi.
L’Unione europea, da
sempre
battistrada mondiale
sul
fronte della lotta all’inquinamento,
rispetto
alle esitazioni
americane
ed alle reticenze
cinesi
e dei Paesi emergenti,
ha
confezionato a sua
volta
un pacchetto negoziale,
per
la riduzione delle emissioni
e
la promozione delle fonti
d’energia
rinnovabili. Tutti
elementi,
sulla carta, positivi,
pur
se scienziati e ambientalisti
li
giudicano spesso inadeguati;
e
che comunque non bastano
a
garantire il successo
del
Vertice di Parigi, tanto più
che
la strada del ‘dopo Kyoto’è
seminata
di incontri fallimentari.
L'accordo
di Lima prevede
una
serie di azioni che dovranno
però
essere ratificate a
Parigi
e vincola i singoli Paesi
a
definire e presentare entro il
1°
ottobre i piani di riduzione
delle
emissioni nazionali, piani
che
devono essere “chiari,
trasparenti,
comprensibili” e
pure
“equi e quantificabili”.
L’Ue
considera le conclusioni
di
Lima come un “passo avanti”
verso
un accordo globale a
Parigi:
un’intesa che viene enfaticamente
annunciata
come
“la
più ambiziosa mai raggiunta
nella
vicenda del cambiamento
climatico,
con
l’obiettivo
di limitare il riscaldamento
atmosferico
a non
oltre
2 gradi centigradi”. Salvo
poi
ridurre l’enfasi e le ambizioni
all’avvicinarsi
della trattativa
cruciale,
come è altre
volte
avvenuto; e ridursi a spostare
le
attese verso un successivo
appuntamento.
IL
CAPO della
delegazione
dell’Unione
a Lima, il commissario
per
l'Azione climatica
Miguel
Arias Canete, uno spagnolo,
ammette
che i 28 avrebbero
voluto
“un risultato più
ambizioso”,
ma tranquillizza:
“Siamo
sui binari giusti e in
orario
per un successo a Parigi”.
La
nuova Commissione manda,
del
resto, indicazioni contraddittorie:
mostra,
nella sua
composizione,
d’avere ben
compreso
il rapporto tra ambiente
ed
energia; ma annuncia
poi
il ritiro di una serie di
proposte
ambientali, che i ministri
dei
28 giudicano un “se -
gnale
negativo” rispetto allo
“spirito
di Lima”. Visioni globali
a
lungo termine e interessi
economici,
commerciali, energetici
a
breve termine s’inter -
secano
sulla via del Vertice di
dicembre.
I Paesi emergenti
contestano
a quelli già ricchi di
volere
condizionare il loro sviluppo.
E
il Fondo Verde per il
Clima,
che dovrebbe disporre
di
100 miliardi di dollari di qui
al
2020, è al momento finanziato
solo
con 10: “Da dove
verranno
i 90 mancanti?”, s’in -
terrogano
le organizzazioni
ambientaliste.
Parigi dovrà rispondere
anche
a questo interrogativo,
forse
a troppi.
G.
G.
il
fatto quotidiano 2 gennaio 2015
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