giovedì 10 aprile 2014

Onu-Italia, "Una carbon tax per salvare il clima"

Eliminando i sussidi ai combustibili fossili (300 miliardi di dollari l’anno) la riforma fiscale sarebbe a costo zero. Un progetto di ricerca finanziato con 700 mila eurodi ANTONIO CIANCIULLO La riconversione ecologica della produzione è necessaria per diminuire l’inquinamento dell’aria che solo in Europa causa mille morti al giorno e per evitare il rischia di una catastrofe climatica prodotta dai gas serra. Ma costa. Troppo? Una spending revew a livello globale potrebbe dare lo 0,7% del Pil globale: 300 miliardi di dollari l’anno. Riconvertendo questi fondi verso l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e il riciclo, si potrebbe rilanciare la green economy a costo zero.
E’ l’ipotesi su cui è stato siglato un accordo di ricerca scientifica tra Italia e Nazioni Unite. Tra le varie opzioni che saranno prese in considerazione dallo studio (finanziato dall’Italia con 700 mila euro) c’è la definizione di un "carbon price" a livello globale. Una tassa sul carbonio permetterebbe di inserire nei conti economici un elemento che oggi sfugge: il costo dell’inquinamento serra che viene pagato dalla collettività mentre i benefici restano privati.

"La linea europea del freno al cambiamento climatico basato sull’emission trading, cioè sul commercio delle emissioni serra, ha trovato molte resistenze perché regole diverse in varie zone del pianeta alterano la concorrenza e la corsa verso l’efficienza paga sul medio periodo ma costa nell’immediato", spiega il direttore generale del ministero dell’Ambiente Corrado Clini, che ha sostenuto il progetto. "L’idea alternativa è quella di trovare un meccanismo che valga per tutti e metta tutti d’accordo. Fino a ieri sembrava impossibile. Oggi il quadro sta lentamente cominciando a cambiare e per il carbone si potrebbe profilare una situazione simile a quella del nucleare e dell’olio combustibile per usi elettrici: l’inizio di una stagione di declino".

Oggi una posizione di questo tipo può trovare maggiore attenzione proprio in casa dei due maggiori oppositori alle misure per frenare la crescita dell’effetto serra: Stati Uniti e Cina. "L’uso dello shale gas ha abbassato l’impatto serra dei consumi energetici negli Stati Uniti perché è andato a sostituire il carbone: la strada verso l’efficienza è ancora molto lunga ma le resistenze al cambiamento sono diminuite", aggiunge Clini. "E la Cina, che sta pagando un prezzo altissimo all’inquinamento, comincia a guardare con maggior favore a strumenti globali per frenare le emissioni inquinanti".

L’obiettivo del progetto è la nascita di una coalizione dal basso, formata da Paesi e da aziende, per sostenere la carbon tax. Una riforma fiscale a costo zero: le risorse verrebbero prese riducendo i finanziamenti ai combustibili fossili (secondo la Legambiente sono 12 miliardi di euro l’anno solo in Italia). http://www.repubblica.it/ambiente/2014/04/10/news/onu-italia_una_carbon_tax_per_salvare_il_clima-83230890/?ref=HRLV-16

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