I parlamentari del M5S hanno presentato due interrogazioni in seguito alle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sui rifiuti che sarebbero stati sotterrati a Latina.
Le due interrogazioni tracciano un excursus sulle varie vicende, indagini e studi, relativi alle aree citate dal pentito, e in particolar modo la discarica di Borgo Montello a Latina, dove si troverebbero seppelliti rifiuti tossici.
Con queste interrogazioni si chiede ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente e della Salute “se siano a conoscenza delle vicende e se dunque vogliano fare chiarezza sull’enorme intreccio e commistione tra criminalità, imprese ed amministrazioni locali del basso Lazio e della Campania; come intendano contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti in queste zone; e se intendano avviare ispezioni approfondite nelle aree indicate dal pentito, al fine di tutelare la salute dei cittadini”. http://www.latina24ore.it/latina/71173/rifiuti-tossici-a-latina-interrogazione-del-m5s
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-01917
presentato daInterrogazione a risposta scritta 4-01917
IANNUZZI Cristian
testo di
Venerdì 20 settembre 2013, seduta n. 81
CRISTIAN IANNUZZI, SEGONI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SCAGLIUSI, LOMBARDI, LIUZZI, DE LORENZIS, GAGNARLI, ZOLEZZI, TOFALO, DAGA, NICOLA BIANCHI,TERZONI, VIGNAROLI, DE ROSA, BUSTO e PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. —Per sapere – premesso che:
la discarica di Borgo Montello, ubicata nella frazione omonima del comune di Latina, ha iniziato la sua attività nel 1971 e ad oggi risulta essere la seconda discarica più grande del Lazio dopo quella di Malagrotta con un'estensione di circa 50 ettari;
la discarica è costituita dagli invasi S0, S1, S2, S3 49 per cento da Ecolatina impianti srl (al 23 luglio 2010 posseduta a metà tra Ponteg srl ed Edil Trigoria srl) e per il 51 per cento da Latina Ambiente spa, a sua volta controllata per il 51 per cento dal comune di Latina, per il 48,99525 per cento da Unendo Energia spa e per lo 0,00475 per cento da Ecosesto srl; e dagli invasi S4, S5, S6 e B2 gestiti dalla Ind.eco srl, azienda della Green Holding spa, a sua volta interamente posseduta da due società lussemburghesi la Adami s.a. e la Doublé Green s.a.;
il sito S0, in esercizio dal 1970 al 1986, è stato costruito senza alcuna protezione ambientale e gestito in epoca precedente al regime normativo definito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, che poneva limiti alla gestione delle discariche di rifiuti solidi urbani;
il sito S0 ed il sito S1 sono stati realizzati senza alcuna barriera di fondo;
il sito B2 della discarica, attiva dal 1992 al 1994, è stata l'unica discarica nel Lazio in quegli anni ad accogliere rifiuti industriali;
secondo i dati del rapporto «gestione dei rifiuti urbani 2013» redatto dall'ISPRA, la provincia di Latina nel 2012 ha prodotto 309.371 tonnellate di rifiuti di cui 253.213 tonnellate sono state smaltite nei due impianti della discarica di Borgo Montello;
la capacità residua dei due impianti, al 31 dicembre 2012, è complessivamente di 155.994 mc;
nel 2012 la raccolta differenziata nella provincia di Latina si ferma al 23,30 per cento ed i rifiuti urbani smaltiti senza nessun trattamento nella discarica, ovvero il cosiddetto «tal quale», sono 194.830 tonnellate, corrispondenti al 76,9 per cento del totale smaltito;
nel testo unico ambientale, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, si prevede che in ogni ambito territoriale ottimale debba essere assicurata almeno il 65 per cento di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012;
negli anni l'attività della discarica è stata caratterizzata da molteplici ordinanze contingibili ed urgenti con le quali, per fronteggiare le cosiddette emergenze, si sono concesse autorizzazioni alle aziende che avevano in gestione la discarica senza seguire le procedure ordinarie previste dalla legge e senza la predisposizione di un concreto piano pluriennale di programmazione del ciclo dei rifiuti, si sono riscontrati inoltre periodi di attività con autorizzazioni scadute;
il decreto legislativo del 13 gennaio 2003 n. 36, in attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, al l'articolo 7, comma 1, dispone «i rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento»;
la Commissione europea ha affermato che le autorità italiane hanno dato un'interpretazione restrittiva del concetto di sufficiente trattamento dei rifiuti, in particolare riempiendo la discarica di Malagrotta a Roma e altre nel Lazio con rifiuti che non hanno subito il trattamento prescritto, infatti, con nota del 17 giugno 2011, ha inviato alla Repubblica italiana una lettera di costituzione in mora [SG(2011)D/9693 C(2011)4113] per violazione della direttiva 1999/31/CE e della direttiva 2008/98/CE, nell'ambito della procedura di infrazione n. 2011/4021, la stessa Commissione, con il parere motivato prot. 9026 del 1o giugno 2012, ha fornito dei chiarimenti sui contenuti minimi essenziali che le attività di trattamento devono osservare per essere conformi al dettato comunitario precisando che: «il trattamento dei rifiuti destinati a discarica deve consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurre il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, abbiano altresì l'effetto [articolo 1 – Direttiva 1999/31/CE] di evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente nonché i rischi per la salute umana. Un trattamento che consiste nella mera compressione e/o triturazione di rifiuti indifferenziati da destinare a discarica, e che non includa un'adeguata selezione delle diverse frazioni dei rifiuti e una qualche forma di stabilizzazione della frazione organica dei rifiuti stessi, non è tale da evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente e i rischi sulla salute umana»;
il fiume Astura attraversa un bacino industriale di rilievo dal quale riceve notevoli quantità di reflui poco o per nulla depurati e, confinando direttamente con il sito della discarica di Borgo Montello, ha negli anni ricevuto, anche a causa della carenza di una adeguata copertura sulla discarica, i ruscellamenti delle acque meteoriche che hanno contribuito alla contaminazione dello stesso; il fiume, dal suo alveo fino al mare, incontra zone abitative piuttosto vaste ed alimenta il territorio a vocazione prevalentemente agricola dove vivono, nel raggio di 3 chilometri di distanza dalla discarica, circa 2500 persone con le prime case a meno di 200 metri;
la popolazione della zona non è stata mai adeguatamente informata sui rischi dall'esposizione a polveri, cattivi odori, falde inquinate, ed elementi nocivi nel territorio;
il degrado, l'inquinamento e anche perdita di valore economico delle proprietà adiacenti, o in vicinanza alla discarica, è evidente ed inoltre confermata dal comune di Latina nella relazione sui lavori preparatori e di approvazione della delibera di variante urbanistica del consiglio n. 169/2012;
l'8 marzo 2013 sul quotidiano Repubblica Corrado Zunino nell'inchiesta «Il business miliardario dei signori delle discariche» scrive «dalla fine degli Ottanta i cinquanta ettari di Borgo Montello sono stati gestiti dai fratelli Pisante, i padroni del gruppo Acqua spazzati da Tangentopoli. Poi è arrivata la Green Holding, dove due storici avversari, il nostro Manlio Cerroni e Giuseppe Grossi, si sono spartiti il tesoro. Negli ultimi 15 anni l'avvocato ha investito sui terreni attorno alla discarica: punta ad allargarla. Non è l'unico»;
già nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella nella seduta del 2 marzo 2011, si scrive in merito ai reati specifici relativi al ciclo dei rifiuti in audizione con il procuratore aggiunto della Repubblica di Latina: «Uno dei primi procedimenti risale al 2005 e riguarda un reato di interessi privati in atti d'ufficio, collegato anche a una frode nelle forniture. In pratica, si trattava di contratti stipulati tra la società Latina Ambiente ed altre società private, relativamente all'affitto di mezzi per il trasporto di rifiuti. Il fatto criminoso è stato individuato nella concessione di appalti senza passare per la procedura di evidenza pubblica, senza termine finale e soprattutto per cifre superiori ai valori dei mezzi locati. Il dato più interessante, evidenziato dal procuratore, è che in questo procedimento, come in altri, le società interessate ai contratti svantaggiosi per il pubblico sono sempre le stesse, così come sono le stesse le persone fisiche che si occupano di questa materia sulla provincia di Latina, sia pure rappresentate attraverso società di tipo diverso»;
nel dossier discarica di Borgo Montello (Latina) di Legambiente Lazio pubblicato il 30 marzo 2012 vengono elaborati i dati delle analisi chimiche delle acque sotterranee dell'Arpa per gli anni 2005, 2006, 2007, 2008, in relazione al superamento del limite per la concentrazione di alcuni elementi inquinanti pericolosi per il territorio e per la salute di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006: il valore limite dell'arsenico, 10 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 102 volte con un valore massimo di 106 ~g/l, il valore limite del benzene, 1 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 15 volte con un valore massimo di 17,4 ~g/l, il valore limite del cadmio, 5 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 12 volte con un valore massimo di 21 ~g/l, il valore limite del cromo totale, 50 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 2 volte con un valore massimo di 64,7 ~g/l, il valore limite del nichel, 20 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 22 volte con un valore massimo di 42,6 ~g/l, il valore limite del piombo, 10 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 38 volte con un valore massimo di 76,7 ~g/l. Ed inoltre neldossier viene specificato anche che: «per un grande appezzamento, quello che dovrebbe essere maggiormente interessato dall'inquinamento della falda non esiste alcun pozzo piezometrico. Si tratta esattamente del terreno dove è stato realizzato il nuovo invaso Indeco, autorizzato dalla Giunta della Regione Lazio Marrazzo. Questo nuovo invaso, dunque, attualmente in funzione, è stato realizzato sulla proprietà «Coppola 2». Si tratta dei terreni intestati a Michele Coppola di 46 anni, originario di Casal di Principe ma residente a Latina, cognato di Walter Schiavone, fratello di Francesco detto «Sandokan», si sottolinei come nella medesima strada c’è anche un'altra azienda contrassegnata «Coppola Schiavone»;
in data 5 giugno 2013, la sezione provinciale di Latina dell'ARPA Lazio e la provincia di Latina hanno stabilito di effettuare un monitoraggio della durata di venti giorni sulla discarica di Borgo Montello che ha evidenziato presso i bacini S1, S2 e S3 della discarica, gestiti dalla società Ecoambiente, alcuni problemi inerenti alla gestione dei pozzi di captazione del percolato da cui si libererebbero esalazioni di biogas non intercettate nelle rilevazioni;
nonostante le indagini dell'ARPA abbiano rivelato un significativo inquinamento di tutto il territorio e contaminazione delle falda acquifera dell'intero corpo discarica e nonostante siano evidenti i numerosi casi di malattie gravi, cancro e morti nella zona interessata, non è mai stato avviato uno studio epidemiologico;
Achille Cester, ex direttore della discarica di Borgo Montello che è stato ai vertici dell'Ind.Eco fino al 1999 quando, per divergenze sulla gestione della discarica, ha lasciato l'azienda, il 13 giugno 2012 in un'intervista a Il Fatto Quotidiano racconta «Quando arrivai nel 1997 Borgo Montello era un vero Far West, era in gestione l'invaso S4 che galleggiava sul percolato mai recuperato, mentre quel poco che prelevavano si diceva che lo facessero buttare direttamente nel fiume Astura. L'estrazione e produzione del biogas, pur altamente remunerativa ed ecologicamente indispensabile, era abbandonata. L'invaso S4 era il grande contenitore dove tutte le aziende della zona, oltre ai comuni, sversavano i loro rifiuti. Spesso questi rifiuti erano assimilabili ai rifiuti urbani ma più spesso era necessario controllare ogni automezzo in ingresso per evitare abusi, specialmente da parte dei cosiddetti terzisti. Dovevo controllare personalmente tutti i camion per verificare che non continuassero ad entrare i rifiuti industriali». Il sito di Borgo Montello non avrebbe mai potuto ricevere le scorie pericolose: «La regola veniva però aggirata mediante i centri di stoccaggio presenti sul territorio. Di fatto avrebbero dovuto soltanto ritirare rifiuti recuperabili ma più volte mi era capitato di respingere melme maleodoranti e fusti che di assimilabile avevano proprio poco. Per evitare i controlli e la facile identificazione i fusti, a partire da metà degli anni Novanta, non venivano più smaltiti tal quali ma triturati e mischiati con plastica, carta e legno, tant’è che tra gli addetti ai lavori era stato coniato un neologismo con il suo prezzo di riferimento, il triturato misto»;
Achille Cester il 17 luglio 2012 nella audizione sugli scavi alla ex discarica di Borgo Montello-Latina alla regione Lazio, sotto la presidenza del presidente della commissione speciale «sicurezza e lotta alla criminalità» Filiberto Zaratti, conferma la linea dell'intervista a Il Fatto Quotidiano;
nel Basso Lazio la malavita organizzata è stabilmente presente, continua ad acquisire potere, si è infiltrata nelle istituzioni e nelle imprese, episodi criminosi omicidi ed intimidazioni subite da uomini dello stato ne sono l'esempio;
il 25 agosto del 2012 il noto pentito della camorra casalese Carmine Schiavone, in riferimento ai nuovi equilibri degli scissionisti e all'omicidio di Marino, dichiara al quotidiano Il Tempo: «Terracino è zona di camorra, come Latina, Formia, il Lazio e anche Roma»;
nella relazione annuale 2012 del Distretto Nazionale Antimafia, a pag. 713, nella parte riguardante «le attività di collegamento investigativo con riferimento ai distretti della corte di appello di Roma», redatta a cura del consigliere Diana de Martino, si scrive: «la provincia di Latina ha da sempre subito le infiltrazioni dei gruppi criminali organizzati, soprattutto di matrice campana, invogliati – per la vicinanza geografica e per la minore pressione investigativa rispetto ai territori di origine – ad estendere la loro operatività nel Basso Lazio, come accertato da vari procedimenti penali». Continuando, nel paragrafo «ecomafia» redatto dal magistrato delegato consigliere Roberto Pennisi, a pag. 333, si scrive in riferimento alla camorra campana «che quest'ultima ha sempre prediletto e continua, in parte, a prediligere l'inserimento nella fase esecutiva del traffico illecito dei rifiuti, specie in quella finale attraverso la messa a disposizione del territorio controllato. Così determinando quello sfacelo del territorio ormai noto al mondo intero. E, dicesi «in parte» perché da un certo momento storico, quella importante fetta della camorra campana che va sotto il nome di «clan dei casalesi», ha optato per forme più sofisticate di intromissione nel detto fenomeno, che hanno visto la instaurazione di rapporti col mondo politico ed economico-imprenditoriale, un vero e proprio nodo non da sciogliere ma da recidere nettamente;
a dimostrazione di quanto suesposto preme ricordare che il 30 marzo 1995, a Borgo Montello fu assassinato il parroco Don Cesare Boschin, uomo conosciuto e stimato per il grande impegno profuso nel contrasto alla criminalità organizzata nonché per le sue denuncie riguardanti i traffici di rifiuti nel territorio. Ad oggi purtroppo non sono stati individuati né il movente né tantomeno i mandanti e gli esecutori materiali del delitto. Il cadavere del prelato venne ritrovato nella sua camera incaprettato, con mani e piedi legati e una corda stretta intorno al collo. Dalla sua camera sparirono solo due agende nelle quali il parroco annotava le informazioni raccolte sulla discarica. Associazioni locali e movimenti nazionali come Libera ritengono che sia stato ucciso perché si oppose alle infiltrazioni della camorra nel Lazio Ed infatti le modalità della morte, tipiche degli omicidi mafiosi, sarebbero secondo Libera una conferma della pista camorristica;
il 13 marzo del 1996 Carmine Schiavone negli uffici del comando provinciale carabinieri di Latina dichiarò: «La provincia di Latina non può definirsi immune dal problema dei rifiuti smaltiti illecitamente. Mi diceva Salzillo Antonio, ai tempi in cui faceva ancora parte del nostro gruppo, che lui operava con la discarica ufficiale di Borgo Montello. Da tale struttura lui prendeva una percentuale sui rifiuti smaltiti lecitamente e in tale struttura lui faceva occultare bidoni di rifiuti tossici o nocivi per ognuno dei quali mi diceva che pendeva lire 500.000. Il Salzillo mi diceva pure che smaltiva rifiuti tossici anche sul lungomare di Latina in delle buche dalle quali era stata estratta sabbia od in altri luoghi adibiti ad allevamento di animali. Non mi diceva quale sistema usava per falsificare la documentazione dei rifiuti o come riuscivano gli imprenditori del settore a dimostrare l'avvenuto smaltimento. Il Chianese (Cipriano) era per noi il referente per gli affari che riguardavano lo smaltimento lecito e illecito di ogni tipo di rifiuti, anche tossici e nocivi (...). Il Chianese è persona ben introdotta negli ambienti imprenditoriali, politici e giurisdizionali. So per certo che lui è un massone. So che Chianese ha introdotto Cerci Gaetano, nipote acquisito di Bidognetti Francesco, conosciuto come cicciotto e mezzanotte, negli ambienti della p2 di Lido Celli. Mi risulta che il Cerci frequentava casa di Geli, al pari dell'avvocato Chianese....l'azienda agricola acquisita qui a Borgo Montello, di cui ho già parlato, era intestata a mio cugino Antonio Schiavone fu Giovanni, persona incensurata e dalla quale mi rivolsi io per chiedere di intestarsi il bene che comunque consideravo mio e di mio cugino Sandokan. So che dopo il mio pentimento il gruppo ha minacciato lo Schiavone Antonio che fu costretto a cedere la proprietà alla società dei Coppola, denominata Enogea. Tali Coppola, cognati di Walter Schiavone, fratello di Sandokan, erano in realtà i fattori»;
il 4 settembre 2011 Schiavone al quotidiano Il Tempo dichiara «I rifiuti tossici portati dalla camorra dei Casalesi hanno inquinato anche il ventre di Latina, avvelenando pure il Basso Lazio, lo non ero d'accordo coi miei del clan, rovinavano la vita dei nostri figli. E mi sono pentito. Rifiuti tossici e fanghi inquinanti provenienti dalle società del Nord, ma anche da Svizzera, Francia e Germania. Nei primi del ’90 seppi che i miei uomini e mio cugino Sandokan si erano buttati in questo affare sciagurato, sia in Campania, a Casal di Principe, che in altre zone, per esempio il Basso Lazio. Come teste di ponte dei loro traffici usavano le famiglie Nuvoletta, i Maliardo, mentre gli intermediari delle ditte erano teste di legno e soprattutto un esponente della massoneria targata P2». Queste cose le ha mai dette agli inquirenti? «Certo, sin dal ’93: ai magistrati, alla Commisione parlamentare ecomafia, alla Scuola superiore di polizia. Ho fornito il nome della società colluse e anche il numero di targa dei camion. Andammo sul posto con un elicottero partito da Pratica di Mare. Cerano anche tecnici dell'Enea per verificare la radioattività. Mostrai i luoghi e alla fine dovemmo scappare: gli strumenti antinquinamento erano impazziti. In seguito gli esperti dissero che per bonificare le aree servivano 26 miliardi delle vecchie lire. E visto che non erano a disposizione allora era meglio che lo scandalo non uscisse fuori»;
nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella nella seduta del 2 marzo 2011 si scrive: «Il questore di Latina, su richiesta dei membri della Commissione, ha fornito inoltre alcuni chiarimenti circa il presunto interramento nella discarica di Borgo Montello di fusti di sostanze tossiche o radioattive scaricate negli anni ’80 dalle navi Karen B e Zenobia. Il questore ha richiamato in proposito le dichiarazioni di Schiavone, confortate, più recentemente anche da un pentito di ’ndrangheta, Fonti, riguardanti il territorio pontino, nel periodo della cosiddetta “guerra di camorra”, che ha interessato anche l'area di Minturno, Scauri, eccetera; fino ad arrivare alle porte di Latina. In quel periodo era in corso anche una grossa speculazione edilizia da parte della camorra, in particolare della famiglia dei Nuvoletta, il cosiddetto clan di Marano. In questo stesso periodo Schiavone colloco l'episodio della vecchia nave Zenobia, affermando che molti di quei rifiuti tossici erano stati interrati nella discarica di Borgo Montello. Nell'area interessata fu eseguito uno studio da parte dell'ENEA;
il 29 agosto 2013 sull'emittente televisiva Sky Tg24 Schiavone dichiara «Interravamo rifiuti tossici e fanghi nucleari a Latina e in Campania da ditte che venivano da Pisa, Milano, Germania, Austria e Francia. I rifiuti tossici uccideranno in basso Lazio»;
il 31 agosto 2013 Schiavone a Il Fatto Quotidiano dichiara a proposito del traffico di rifiuti in Campania e Lazio «Licio Gelli gestiva, attraverso delle società che stavano a Milano, a Santa Croce sull'Arno, nella zona di Padova, (...) sia l'immondizia, sia i trasporti che portavano tutta sta roba tossica e nucleare... Siamo andati in commissione ecomafia, io con i documenti che ritrovai. Quando io sono andato in commissione gliel'ho detto, in commissione Scalia, ho detto, sentite ma vui tenite tutt ’i cart, potete lasciar morire 5 milioni di persone, così, ma queste carte voi le tenete dal 1993. Loro hanno detto: – dove mettiamo tutta questa roba? E chi c'ha 26.000 miliardi per poter fare le prime bonifiche? – , perché ci volevano 26000 miliardi per fare quelle bonifiche. La ragione distato è una sola, soldi e voti. Lo sanno, lo tengono scritto. Tengono ’i perizie perché l'hanno secretato ? Perché?»;
i verbali redatti dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta dall'allora presidente Massimo Scalia ed operante nella XIII legislatura, sono tuttora secretate nonostante siano passati molti anni e le informazioni ivi contenute siano di fondamentale importanza per la salute dei cittadini;
nella relazione «studio di caratterizzazione discarica di B.go Montello Latina» del 16 maggio 1996 a cura del C.C.R., Unichim ed Enea si sono analizzate le diverse componenti del sito S0. Lo studio constata che non è ben nota la composizione del materiale depositato nella discarica e non si può escludere la presenza di rifiuti speciali e tossico/nocivi mescolati ai r.s.u., si rileva la presenza di tre diverse masse metalliche due di 10 metri per 20 e una di 50 per 50 all'interno del corpo della discarica, ad una profondità compresa tra i 5 e 10m, che potrebbero indicare la presenza di bidoni contenente materiale tossico/nocivo;
il 17 luglio 2012, nella audizione sugli scavi alla ex discarica di b.go Montello-Latina alla regione Lazio sotto la presidenza del presidente della commissione speciale «sicurezza e lotta alla criminalità» Filippo Zaratti, il commissario straordinario di ARPA Lazio Corrado Carruba afferma che: «in realtà è ormai dal 2005 che abbiamo dei dati analitici storici delle acque sotterranee di b.go Montella, perché nella regione Lazio, nel 2005, quando autorizzò in chiave moderna le due discariche di cui discutiamo, pose a carico delle aziende gestrici l'obbligo dei monitoraggi straordinari dell'Arpa sul sito, fatti da noi e pagati da loro. Noi quindi dal 2005 abbiamo sei o sette anni di dati storici, su questo fatto, che sostanzialmente confermano il tema di cui oggi parliamo»;
nel 2009 anche Arpa Lazio, in uno studio finanziato dalla regione e commissionato all'Istituto di geofisica e vulcanologi sotto la supervisione della sezione di Latina di ARPA, ha affermato la presenza di alcune anomalie magnetiche localizzate in precisi settori del Bacino S0, ad una profondità tra i 2 ed i 6 metri;
la discarica di Borgo Montello, costituitasi in un contesto di infrazioni ed ambiguità normative, è un sito ad alto impatto inquinante, nocivo per gli abitanti e per il territorio a vocazione quasi esclusivamente agricola;
la salute degli abitanti del luogo è stata sempre messa in secondo piano e gli stessi non sono mai stati adeguatamente informati sullo stato del loro territorio e dei rischi per la loro salute;
l'articolo 32 della Costituzione dispone: «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;
dalle prime dichiarazioni di Schiavone agli atti da oltre un decennio e dalle prime testimonianze ad oggi non mai stata effettuata una indagine approfondita con degli scavi profondi su tutti i siti della discarica;
la presenza della malavita organizzata nel basso Lazio è molto forte e ad alcuni terreni adiacenti alla discarica sono riconducibili a questa;
le aziende che hanno gestito e che gestiscono la discarica, il pretrattamento, la progettazione e la supervisione degli scavi sono sempre riconducibili agli stessi due gruppi, avendo di fatto monopolizzato il settore concludendo contratti svantaggiosi per il pubblico e trasformando gare d'appalto in mere formalità –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se come intendano intervenire, per quanto di loro rispettiva competenza, al fine di tutelare la salute dei cittadini;
se e come si intendano informare adeguatamente gli abitanti sullo stato del loro territorio e dei rischi per la loro salute;
se si intendano richiedere approfondite ispezioni nell'area in questione al Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente;
se e come intendano contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti del Lazio e di molte regioni italiane. (4-01917)
la discarica di Borgo Montello, ubicata nella frazione omonima del comune di Latina, ha iniziato la sua attività nel 1971 e ad oggi risulta essere la seconda discarica più grande del Lazio dopo quella di Malagrotta con un'estensione di circa 50 ettari;
la discarica è costituita dagli invasi S0, S1, S2, S3 49 per cento da Ecolatina impianti srl (al 23 luglio 2010 posseduta a metà tra Ponteg srl ed Edil Trigoria srl) e per il 51 per cento da Latina Ambiente spa, a sua volta controllata per il 51 per cento dal comune di Latina, per il 48,99525 per cento da Unendo Energia spa e per lo 0,00475 per cento da Ecosesto srl; e dagli invasi S4, S5, S6 e B2 gestiti dalla Ind.eco srl, azienda della Green Holding spa, a sua volta interamente posseduta da due società lussemburghesi la Adami s.a. e la Doublé Green s.a.;
il sito S0, in esercizio dal 1970 al 1986, è stato costruito senza alcuna protezione ambientale e gestito in epoca precedente al regime normativo definito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, che poneva limiti alla gestione delle discariche di rifiuti solidi urbani;
il sito S0 ed il sito S1 sono stati realizzati senza alcuna barriera di fondo;
il sito B2 della discarica, attiva dal 1992 al 1994, è stata l'unica discarica nel Lazio in quegli anni ad accogliere rifiuti industriali;
secondo i dati del rapporto «gestione dei rifiuti urbani 2013» redatto dall'ISPRA, la provincia di Latina nel 2012 ha prodotto 309.371 tonnellate di rifiuti di cui 253.213 tonnellate sono state smaltite nei due impianti della discarica di Borgo Montello;
la capacità residua dei due impianti, al 31 dicembre 2012, è complessivamente di 155.994 mc;
nel 2012 la raccolta differenziata nella provincia di Latina si ferma al 23,30 per cento ed i rifiuti urbani smaltiti senza nessun trattamento nella discarica, ovvero il cosiddetto «tal quale», sono 194.830 tonnellate, corrispondenti al 76,9 per cento del totale smaltito;
nel testo unico ambientale, di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, si prevede che in ogni ambito territoriale ottimale debba essere assicurata almeno il 65 per cento di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2012;
negli anni l'attività della discarica è stata caratterizzata da molteplici ordinanze contingibili ed urgenti con le quali, per fronteggiare le cosiddette emergenze, si sono concesse autorizzazioni alle aziende che avevano in gestione la discarica senza seguire le procedure ordinarie previste dalla legge e senza la predisposizione di un concreto piano pluriennale di programmazione del ciclo dei rifiuti, si sono riscontrati inoltre periodi di attività con autorizzazioni scadute;
il decreto legislativo del 13 gennaio 2003 n. 36, in attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, al l'articolo 7, comma 1, dispone «i rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento»;
la Commissione europea ha affermato che le autorità italiane hanno dato un'interpretazione restrittiva del concetto di sufficiente trattamento dei rifiuti, in particolare riempiendo la discarica di Malagrotta a Roma e altre nel Lazio con rifiuti che non hanno subito il trattamento prescritto, infatti, con nota del 17 giugno 2011, ha inviato alla Repubblica italiana una lettera di costituzione in mora [SG(2011)D/9693 C(2011)4113] per violazione della direttiva 1999/31/CE e della direttiva 2008/98/CE, nell'ambito della procedura di infrazione n. 2011/4021, la stessa Commissione, con il parere motivato prot. 9026 del 1o giugno 2012, ha fornito dei chiarimenti sui contenuti minimi essenziali che le attività di trattamento devono osservare per essere conformi al dettato comunitario precisando che: «il trattamento dei rifiuti destinati a discarica deve consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurre il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, abbiano altresì l'effetto [articolo 1 – Direttiva 1999/31/CE] di evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente nonché i rischi per la salute umana. Un trattamento che consiste nella mera compressione e/o triturazione di rifiuti indifferenziati da destinare a discarica, e che non includa un'adeguata selezione delle diverse frazioni dei rifiuti e una qualche forma di stabilizzazione della frazione organica dei rifiuti stessi, non è tale da evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente e i rischi sulla salute umana»;
il fiume Astura attraversa un bacino industriale di rilievo dal quale riceve notevoli quantità di reflui poco o per nulla depurati e, confinando direttamente con il sito della discarica di Borgo Montello, ha negli anni ricevuto, anche a causa della carenza di una adeguata copertura sulla discarica, i ruscellamenti delle acque meteoriche che hanno contribuito alla contaminazione dello stesso; il fiume, dal suo alveo fino al mare, incontra zone abitative piuttosto vaste ed alimenta il territorio a vocazione prevalentemente agricola dove vivono, nel raggio di 3 chilometri di distanza dalla discarica, circa 2500 persone con le prime case a meno di 200 metri;
la popolazione della zona non è stata mai adeguatamente informata sui rischi dall'esposizione a polveri, cattivi odori, falde inquinate, ed elementi nocivi nel territorio;
il degrado, l'inquinamento e anche perdita di valore economico delle proprietà adiacenti, o in vicinanza alla discarica, è evidente ed inoltre confermata dal comune di Latina nella relazione sui lavori preparatori e di approvazione della delibera di variante urbanistica del consiglio n. 169/2012;
l'8 marzo 2013 sul quotidiano Repubblica Corrado Zunino nell'inchiesta «Il business miliardario dei signori delle discariche» scrive «dalla fine degli Ottanta i cinquanta ettari di Borgo Montello sono stati gestiti dai fratelli Pisante, i padroni del gruppo Acqua spazzati da Tangentopoli. Poi è arrivata la Green Holding, dove due storici avversari, il nostro Manlio Cerroni e Giuseppe Grossi, si sono spartiti il tesoro. Negli ultimi 15 anni l'avvocato ha investito sui terreni attorno alla discarica: punta ad allargarla. Non è l'unico»;
già nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella nella seduta del 2 marzo 2011, si scrive in merito ai reati specifici relativi al ciclo dei rifiuti in audizione con il procuratore aggiunto della Repubblica di Latina: «Uno dei primi procedimenti risale al 2005 e riguarda un reato di interessi privati in atti d'ufficio, collegato anche a una frode nelle forniture. In pratica, si trattava di contratti stipulati tra la società Latina Ambiente ed altre società private, relativamente all'affitto di mezzi per il trasporto di rifiuti. Il fatto criminoso è stato individuato nella concessione di appalti senza passare per la procedura di evidenza pubblica, senza termine finale e soprattutto per cifre superiori ai valori dei mezzi locati. Il dato più interessante, evidenziato dal procuratore, è che in questo procedimento, come in altri, le società interessate ai contratti svantaggiosi per il pubblico sono sempre le stesse, così come sono le stesse le persone fisiche che si occupano di questa materia sulla provincia di Latina, sia pure rappresentate attraverso società di tipo diverso»;
nel dossier discarica di Borgo Montello (Latina) di Legambiente Lazio pubblicato il 30 marzo 2012 vengono elaborati i dati delle analisi chimiche delle acque sotterranee dell'Arpa per gli anni 2005, 2006, 2007, 2008, in relazione al superamento del limite per la concentrazione di alcuni elementi inquinanti pericolosi per il territorio e per la salute di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006: il valore limite dell'arsenico, 10 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 102 volte con un valore massimo di 106 ~g/l, il valore limite del benzene, 1 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 15 volte con un valore massimo di 17,4 ~g/l, il valore limite del cadmio, 5 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 12 volte con un valore massimo di 21 ~g/l, il valore limite del cromo totale, 50 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 2 volte con un valore massimo di 64,7 ~g/l, il valore limite del nichel, 20 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 22 volte con un valore massimo di 42,6 ~g/l, il valore limite del piombo, 10 ~g/l, è stato superato nelle rilevazioni 38 volte con un valore massimo di 76,7 ~g/l. Ed inoltre neldossier viene specificato anche che: «per un grande appezzamento, quello che dovrebbe essere maggiormente interessato dall'inquinamento della falda non esiste alcun pozzo piezometrico. Si tratta esattamente del terreno dove è stato realizzato il nuovo invaso Indeco, autorizzato dalla Giunta della Regione Lazio Marrazzo. Questo nuovo invaso, dunque, attualmente in funzione, è stato realizzato sulla proprietà «Coppola 2». Si tratta dei terreni intestati a Michele Coppola di 46 anni, originario di Casal di Principe ma residente a Latina, cognato di Walter Schiavone, fratello di Francesco detto «Sandokan», si sottolinei come nella medesima strada c’è anche un'altra azienda contrassegnata «Coppola Schiavone»;
in data 5 giugno 2013, la sezione provinciale di Latina dell'ARPA Lazio e la provincia di Latina hanno stabilito di effettuare un monitoraggio della durata di venti giorni sulla discarica di Borgo Montello che ha evidenziato presso i bacini S1, S2 e S3 della discarica, gestiti dalla società Ecoambiente, alcuni problemi inerenti alla gestione dei pozzi di captazione del percolato da cui si libererebbero esalazioni di biogas non intercettate nelle rilevazioni;
nonostante le indagini dell'ARPA abbiano rivelato un significativo inquinamento di tutto il territorio e contaminazione delle falda acquifera dell'intero corpo discarica e nonostante siano evidenti i numerosi casi di malattie gravi, cancro e morti nella zona interessata, non è mai stato avviato uno studio epidemiologico;
Achille Cester, ex direttore della discarica di Borgo Montello che è stato ai vertici dell'Ind.Eco fino al 1999 quando, per divergenze sulla gestione della discarica, ha lasciato l'azienda, il 13 giugno 2012 in un'intervista a Il Fatto Quotidiano racconta «Quando arrivai nel 1997 Borgo Montello era un vero Far West, era in gestione l'invaso S4 che galleggiava sul percolato mai recuperato, mentre quel poco che prelevavano si diceva che lo facessero buttare direttamente nel fiume Astura. L'estrazione e produzione del biogas, pur altamente remunerativa ed ecologicamente indispensabile, era abbandonata. L'invaso S4 era il grande contenitore dove tutte le aziende della zona, oltre ai comuni, sversavano i loro rifiuti. Spesso questi rifiuti erano assimilabili ai rifiuti urbani ma più spesso era necessario controllare ogni automezzo in ingresso per evitare abusi, specialmente da parte dei cosiddetti terzisti. Dovevo controllare personalmente tutti i camion per verificare che non continuassero ad entrare i rifiuti industriali». Il sito di Borgo Montello non avrebbe mai potuto ricevere le scorie pericolose: «La regola veniva però aggirata mediante i centri di stoccaggio presenti sul territorio. Di fatto avrebbero dovuto soltanto ritirare rifiuti recuperabili ma più volte mi era capitato di respingere melme maleodoranti e fusti che di assimilabile avevano proprio poco. Per evitare i controlli e la facile identificazione i fusti, a partire da metà degli anni Novanta, non venivano più smaltiti tal quali ma triturati e mischiati con plastica, carta e legno, tant’è che tra gli addetti ai lavori era stato coniato un neologismo con il suo prezzo di riferimento, il triturato misto»;
Achille Cester il 17 luglio 2012 nella audizione sugli scavi alla ex discarica di Borgo Montello-Latina alla regione Lazio, sotto la presidenza del presidente della commissione speciale «sicurezza e lotta alla criminalità» Filiberto Zaratti, conferma la linea dell'intervista a Il Fatto Quotidiano;
nel Basso Lazio la malavita organizzata è stabilmente presente, continua ad acquisire potere, si è infiltrata nelle istituzioni e nelle imprese, episodi criminosi omicidi ed intimidazioni subite da uomini dello stato ne sono l'esempio;
il 25 agosto del 2012 il noto pentito della camorra casalese Carmine Schiavone, in riferimento ai nuovi equilibri degli scissionisti e all'omicidio di Marino, dichiara al quotidiano Il Tempo: «Terracino è zona di camorra, come Latina, Formia, il Lazio e anche Roma»;
nella relazione annuale 2012 del Distretto Nazionale Antimafia, a pag. 713, nella parte riguardante «le attività di collegamento investigativo con riferimento ai distretti della corte di appello di Roma», redatta a cura del consigliere Diana de Martino, si scrive: «la provincia di Latina ha da sempre subito le infiltrazioni dei gruppi criminali organizzati, soprattutto di matrice campana, invogliati – per la vicinanza geografica e per la minore pressione investigativa rispetto ai territori di origine – ad estendere la loro operatività nel Basso Lazio, come accertato da vari procedimenti penali». Continuando, nel paragrafo «ecomafia» redatto dal magistrato delegato consigliere Roberto Pennisi, a pag. 333, si scrive in riferimento alla camorra campana «che quest'ultima ha sempre prediletto e continua, in parte, a prediligere l'inserimento nella fase esecutiva del traffico illecito dei rifiuti, specie in quella finale attraverso la messa a disposizione del territorio controllato. Così determinando quello sfacelo del territorio ormai noto al mondo intero. E, dicesi «in parte» perché da un certo momento storico, quella importante fetta della camorra campana che va sotto il nome di «clan dei casalesi», ha optato per forme più sofisticate di intromissione nel detto fenomeno, che hanno visto la instaurazione di rapporti col mondo politico ed economico-imprenditoriale, un vero e proprio nodo non da sciogliere ma da recidere nettamente;
a dimostrazione di quanto suesposto preme ricordare che il 30 marzo 1995, a Borgo Montello fu assassinato il parroco Don Cesare Boschin, uomo conosciuto e stimato per il grande impegno profuso nel contrasto alla criminalità organizzata nonché per le sue denuncie riguardanti i traffici di rifiuti nel territorio. Ad oggi purtroppo non sono stati individuati né il movente né tantomeno i mandanti e gli esecutori materiali del delitto. Il cadavere del prelato venne ritrovato nella sua camera incaprettato, con mani e piedi legati e una corda stretta intorno al collo. Dalla sua camera sparirono solo due agende nelle quali il parroco annotava le informazioni raccolte sulla discarica. Associazioni locali e movimenti nazionali come Libera ritengono che sia stato ucciso perché si oppose alle infiltrazioni della camorra nel Lazio Ed infatti le modalità della morte, tipiche degli omicidi mafiosi, sarebbero secondo Libera una conferma della pista camorristica;
il 13 marzo del 1996 Carmine Schiavone negli uffici del comando provinciale carabinieri di Latina dichiarò: «La provincia di Latina non può definirsi immune dal problema dei rifiuti smaltiti illecitamente. Mi diceva Salzillo Antonio, ai tempi in cui faceva ancora parte del nostro gruppo, che lui operava con la discarica ufficiale di Borgo Montello. Da tale struttura lui prendeva una percentuale sui rifiuti smaltiti lecitamente e in tale struttura lui faceva occultare bidoni di rifiuti tossici o nocivi per ognuno dei quali mi diceva che pendeva lire 500.000. Il Salzillo mi diceva pure che smaltiva rifiuti tossici anche sul lungomare di Latina in delle buche dalle quali era stata estratta sabbia od in altri luoghi adibiti ad allevamento di animali. Non mi diceva quale sistema usava per falsificare la documentazione dei rifiuti o come riuscivano gli imprenditori del settore a dimostrare l'avvenuto smaltimento. Il Chianese (Cipriano) era per noi il referente per gli affari che riguardavano lo smaltimento lecito e illecito di ogni tipo di rifiuti, anche tossici e nocivi (...). Il Chianese è persona ben introdotta negli ambienti imprenditoriali, politici e giurisdizionali. So per certo che lui è un massone. So che Chianese ha introdotto Cerci Gaetano, nipote acquisito di Bidognetti Francesco, conosciuto come cicciotto e mezzanotte, negli ambienti della p2 di Lido Celli. Mi risulta che il Cerci frequentava casa di Geli, al pari dell'avvocato Chianese....l'azienda agricola acquisita qui a Borgo Montello, di cui ho già parlato, era intestata a mio cugino Antonio Schiavone fu Giovanni, persona incensurata e dalla quale mi rivolsi io per chiedere di intestarsi il bene che comunque consideravo mio e di mio cugino Sandokan. So che dopo il mio pentimento il gruppo ha minacciato lo Schiavone Antonio che fu costretto a cedere la proprietà alla società dei Coppola, denominata Enogea. Tali Coppola, cognati di Walter Schiavone, fratello di Sandokan, erano in realtà i fattori»;
il 4 settembre 2011 Schiavone al quotidiano Il Tempo dichiara «I rifiuti tossici portati dalla camorra dei Casalesi hanno inquinato anche il ventre di Latina, avvelenando pure il Basso Lazio, lo non ero d'accordo coi miei del clan, rovinavano la vita dei nostri figli. E mi sono pentito. Rifiuti tossici e fanghi inquinanti provenienti dalle società del Nord, ma anche da Svizzera, Francia e Germania. Nei primi del ’90 seppi che i miei uomini e mio cugino Sandokan si erano buttati in questo affare sciagurato, sia in Campania, a Casal di Principe, che in altre zone, per esempio il Basso Lazio. Come teste di ponte dei loro traffici usavano le famiglie Nuvoletta, i Maliardo, mentre gli intermediari delle ditte erano teste di legno e soprattutto un esponente della massoneria targata P2». Queste cose le ha mai dette agli inquirenti? «Certo, sin dal ’93: ai magistrati, alla Commisione parlamentare ecomafia, alla Scuola superiore di polizia. Ho fornito il nome della società colluse e anche il numero di targa dei camion. Andammo sul posto con un elicottero partito da Pratica di Mare. Cerano anche tecnici dell'Enea per verificare la radioattività. Mostrai i luoghi e alla fine dovemmo scappare: gli strumenti antinquinamento erano impazziti. In seguito gli esperti dissero che per bonificare le aree servivano 26 miliardi delle vecchie lire. E visto che non erano a disposizione allora era meglio che lo scandalo non uscisse fuori»;
nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella nella seduta del 2 marzo 2011 si scrive: «Il questore di Latina, su richiesta dei membri della Commissione, ha fornito inoltre alcuni chiarimenti circa il presunto interramento nella discarica di Borgo Montello di fusti di sostanze tossiche o radioattive scaricate negli anni ’80 dalle navi Karen B e Zenobia. Il questore ha richiamato in proposito le dichiarazioni di Schiavone, confortate, più recentemente anche da un pentito di ’ndrangheta, Fonti, riguardanti il territorio pontino, nel periodo della cosiddetta “guerra di camorra”, che ha interessato anche l'area di Minturno, Scauri, eccetera; fino ad arrivare alle porte di Latina. In quel periodo era in corso anche una grossa speculazione edilizia da parte della camorra, in particolare della famiglia dei Nuvoletta, il cosiddetto clan di Marano. In questo stesso periodo Schiavone colloco l'episodio della vecchia nave Zenobia, affermando che molti di quei rifiuti tossici erano stati interrati nella discarica di Borgo Montello. Nell'area interessata fu eseguito uno studio da parte dell'ENEA;
il 29 agosto 2013 sull'emittente televisiva Sky Tg24 Schiavone dichiara «Interravamo rifiuti tossici e fanghi nucleari a Latina e in Campania da ditte che venivano da Pisa, Milano, Germania, Austria e Francia. I rifiuti tossici uccideranno in basso Lazio»;
il 31 agosto 2013 Schiavone a Il Fatto Quotidiano dichiara a proposito del traffico di rifiuti in Campania e Lazio «Licio Gelli gestiva, attraverso delle società che stavano a Milano, a Santa Croce sull'Arno, nella zona di Padova, (...) sia l'immondizia, sia i trasporti che portavano tutta sta roba tossica e nucleare... Siamo andati in commissione ecomafia, io con i documenti che ritrovai. Quando io sono andato in commissione gliel'ho detto, in commissione Scalia, ho detto, sentite ma vui tenite tutt ’i cart, potete lasciar morire 5 milioni di persone, così, ma queste carte voi le tenete dal 1993. Loro hanno detto: – dove mettiamo tutta questa roba? E chi c'ha 26.000 miliardi per poter fare le prime bonifiche? – , perché ci volevano 26000 miliardi per fare quelle bonifiche. La ragione distato è una sola, soldi e voti. Lo sanno, lo tengono scritto. Tengono ’i perizie perché l'hanno secretato ? Perché?»;
i verbali redatti dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta dall'allora presidente Massimo Scalia ed operante nella XIII legislatura, sono tuttora secretate nonostante siano passati molti anni e le informazioni ivi contenute siano di fondamentale importanza per la salute dei cittadini;
nella relazione «studio di caratterizzazione discarica di B.go Montello Latina» del 16 maggio 1996 a cura del C.C.R., Unichim ed Enea si sono analizzate le diverse componenti del sito S0. Lo studio constata che non è ben nota la composizione del materiale depositato nella discarica e non si può escludere la presenza di rifiuti speciali e tossico/nocivi mescolati ai r.s.u., si rileva la presenza di tre diverse masse metalliche due di 10 metri per 20 e una di 50 per 50 all'interno del corpo della discarica, ad una profondità compresa tra i 5 e 10m, che potrebbero indicare la presenza di bidoni contenente materiale tossico/nocivo;
il 17 luglio 2012, nella audizione sugli scavi alla ex discarica di b.go Montello-Latina alla regione Lazio sotto la presidenza del presidente della commissione speciale «sicurezza e lotta alla criminalità» Filippo Zaratti, il commissario straordinario di ARPA Lazio Corrado Carruba afferma che: «in realtà è ormai dal 2005 che abbiamo dei dati analitici storici delle acque sotterranee di b.go Montella, perché nella regione Lazio, nel 2005, quando autorizzò in chiave moderna le due discariche di cui discutiamo, pose a carico delle aziende gestrici l'obbligo dei monitoraggi straordinari dell'Arpa sul sito, fatti da noi e pagati da loro. Noi quindi dal 2005 abbiamo sei o sette anni di dati storici, su questo fatto, che sostanzialmente confermano il tema di cui oggi parliamo»;
nel 2009 anche Arpa Lazio, in uno studio finanziato dalla regione e commissionato all'Istituto di geofisica e vulcanologi sotto la supervisione della sezione di Latina di ARPA, ha affermato la presenza di alcune anomalie magnetiche localizzate in precisi settori del Bacino S0, ad una profondità tra i 2 ed i 6 metri;
la discarica di Borgo Montello, costituitasi in un contesto di infrazioni ed ambiguità normative, è un sito ad alto impatto inquinante, nocivo per gli abitanti e per il territorio a vocazione quasi esclusivamente agricola;
la salute degli abitanti del luogo è stata sempre messa in secondo piano e gli stessi non sono mai stati adeguatamente informati sullo stato del loro territorio e dei rischi per la loro salute;
l'articolo 32 della Costituzione dispone: «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;
dalle prime dichiarazioni di Schiavone agli atti da oltre un decennio e dalle prime testimonianze ad oggi non mai stata effettuata una indagine approfondita con degli scavi profondi su tutti i siti della discarica;
la presenza della malavita organizzata nel basso Lazio è molto forte e ad alcuni terreni adiacenti alla discarica sono riconducibili a questa;
le aziende che hanno gestito e che gestiscono la discarica, il pretrattamento, la progettazione e la supervisione degli scavi sono sempre riconducibili agli stessi due gruppi, avendo di fatto monopolizzato il settore concludendo contratti svantaggiosi per il pubblico e trasformando gare d'appalto in mere formalità –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se come intendano intervenire, per quanto di loro rispettiva competenza, al fine di tutelare la salute dei cittadini;
se e come si intendano informare adeguatamente gli abitanti sullo stato del loro territorio e dei rischi per la loro salute;
se si intendano richiedere approfondite ispezioni nell'area in questione al Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente;
se e come intendano contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti del Lazio e di molte regioni italiane. (4-01917)
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