sabato 19 aprile 2025

Il Fatto di domani. Guerra in Ucraina, Putin annuncia una tregua per Pasqua; Zelensky: "Droni nei nostri cieli". A Roma colloqui "positivi" sul nucleare iraniano

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-19-aprile-2025/

La giornata in cinque minuti

UCRAINA, PUTIN ANNUNCIA LA TREGUA PER PASQUACOSA VOGLIONO GLI ATTORI DELLA TRATTATIVA. La minaccia del presidente americano Donald Trump di abbandonare i negoziati per la fine della guerra in Ucraina era diretta a Kiev e non a Mosca. Lo scrive Axios citando “tre diplomatici europei secondo cui i commenti del Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, erano rivolti principalmente agli ucraini”. Stamattina si era diffusa la notizia secondo cui Kiev sarebbe stata pronta ad accettare al 90% la proposta di pace elaborata dall’inquilino della Casa Bianca. Nel pomeriggio è arrivata la smentita: “Non è chiaro come si possa discutere o misurare in percentuali i progressi di qualsiasi dialogo”. Una possibile apertura l’ha mostrata, a sorpresa, Mosca, alla vigilia della Pasqua ortodossa: dalle 18 di oggi (le 17 italiane) alla mezzanotte di domenica (le 23 da noi) sarà osservata una tregua“La reazione di Kiev mostrerà se vogliono la pace”, ha dichiarato Putin. “Alle 17,15 i droni Shahed nei nostri cieli rivelano il vero atteggiamento di Putin nei confronti della Pasqua e della vita umana”, ha twittato il presidente ucraino Zelensky. La notte scorsa otto missili e 87 droni avevano attaccato le regioni di Odessa, Kharkiv, Sumy, Donetsk e Zaporizhzhia. Washington si mostra ottimista su una possibile ripresa della trattativa, che potrebbe portare a un accordo sul cessate-il-fuoco già la prossima settimana. Nel piano di Trump, scrive il Wall Street Journal, sarebbero previste anche contromisure per garantire il rispetto della tregua. Sul Fatto di domani vedremo quali sono i veri obiettivi che ciascun attore sta perseguendo.


NUCLEARE IRANIANO, I COLLOQUI A ROMA “IN STANZE SEPARATE”. ISRAELE MINACCIA UN ATTACCO. Le delegazioni di Iran e Stati Uniti, che oggi si sono presentate all’ambasciata omanita di Roma per il secondo round – dopo quello sella settimana scorsa in Oman – dei colloqui sul nucleare, si sono scambiate messaggi attraverso canali indiretti e da due stanza separate. Teheran ha ribadito che l’obiettivo è la rimozione delle “sanzioni ingiuste”. A Roma “l’Iran non è venuto per arrendersi, ma per raggiungere un accordo equilibrato”, ha scritto su X il consigliere della Guida suprema dell’Iran l’Ayatollah Ali Khamenei, Ali Shamkhani: “Il team negoziale mira a raggiungere un accordo globale basato su nove principi: serietà, fornitura di garanzie, revoca delle sanzioni, abbandono del modello Libia/Emirati Arabi Uniti, prevenzione delle minacce, accelerazione dei negoziati, prevenzione dei facinorosi (come Israele) e promozione degli investimenti”. Ma proprio Israele, secondo la Reuters, non escluderebbe la possibilità di attaccare nei prossimi mesi siti nucleari in Iran, nonostante Trump abbia cercato di fermare il primo ministro Benjamin Netanyahu. I piani includerebbero attacchi aerei e operazioni di commando di diversa ampiezza, che potrebbero rallentare la capacità di Teheran di trasformare il suo programma nucleare in un’arma. Sul giornale di domani vi racconteremo l’esito dei colloqui di oggi (i prossimi si terranno sabato prossimo) e le future mosse di Tel Aviv.


IL VICEPRESIDENTE USA VANCE IN VATICANO DA PAROLIN: “SCAMBIO DI OPINIONI SU MIGRANTI E SITUAZIONE INTERNAZIONALE”. Come sempre in questi casi, il colloquio è stato definito “cordiale: è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America, ed è stato rinnovato il comune impegno nel proteggere il diritto alla libertà religiosa e di coscienza”. Ma sul tavolo del confronto tra il vicepresidente americano J.D. Vance e il cardinale Parolin c’erano anche temi su cui Papa Francesco non ha omesso di manifestare, in passato, la propria opinione molto critica, a partire da migranti, rifugiati e prigionieri (a proposito, oggi la Corte Suprema Usa ha sospeso l’espulsione di cittadini venezuelani dal Texas). Bergoglio ha fatto della cura dei migranti un tratto distintivo del suo papato e la visione cristiana sulle questioni di giustizia sociale lo hanno spesso messo in contrasto con i membri della Chiesa cattolica statunitense. Vi è stato anche uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, specialmente sui Paesi segnati dalla guerra. Proprio ieri, durante le meditazioni della Via Crucis, il Pontefice aveva parlato della necessità di “lacrime sincere, e non di circostanza, in un mondo a pezzi”. Sul Fatto di domani leggerete la cronaca dell’incontro in Vaticano.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Caserta sciolta per mafia, il sindaco annuncia impugnazione. È stata la relazione della Commissione d’Accesso inviata la scorsa estate dal Viminale a portare alla decisione del governo di sciogliere per infiltrazioni camorristiche il Comune di Caserta, guidato dal 2016 dall’esponente del Pd Carlo Marino, fino a poche ore fa anche presidente regionale dell’Anci. “Una decisione ingiusta e dannosa – commenta Marino –. Non resteremo inerti: avvieremo immediatamente un ricorso al Tar del Lazio per contestarne la legittimità e difendere il futuro della nostra città”.

Nuova aggressione a Prato, uomo ferito a colpi di pistola. Non si placa la “guerra delle grucce”: la notte scorsa un cinese di 47 anni è stato ferito a colpi di arma da fuoco alla spalla e al braccio sinistro. Solo l’altra una donna cinese è stata ferita con un colpo di pistola dopo un tentativo di rapina, mentre due agguati a cittadini orientali si sono verificati il 9 aprile con quattro feriti e uno la notte tra l’11 e il 12 aprile con un uomo finito all’ospedale.

Raid israeliani a Gaza, almeno 70 morti. Gli Usa “vogliono incontrare Hamas”. Sarebbe di almeno 70 vittime il bilancio dei bombardamenti compiuti da Israele nella Striscia da venerdì mattina, secondo quanto riferito da al Jazeera. Sul fronte diplomatico, gli Stati Uniti hanno ribadito la volontà di incontrare direttamente i vertici di Hamas coinvolti nei negoziati per porre fine alla guerra a Gaza.


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