martedì 1 maggio 2018

discarica di Borgo Montello: business tossici (oggi in prima pagina) o gallina dalle uova d'oro? (primo aprile 2018)

 Latina editoriale oggi 1 aprile 2018
Gentile Direttore, a proposito del suo editoriale del 1 aprile “quella discarica in mano a i privati” prendiamo atto della sua scelta tra imprenditori e tutela ambientale, ciascuno è libero di scegliere da quale parte stare. Ho avuto l’onore di rappresentare i cittadini residenti in via Monfalcone a Bruxelles, commissione ambiente della comunità europea, alla commissione ambiente al Senato, alle commissioni ambiente e rifiuti della Pisana, alla Commissione contro le ecomafie bicamerale del Parlamento che ha concluso il suo lungo lavoro evidenziando e confermando non solo la camorra, l’opera dei casalesi, anche e soprattutto una gestione “ordinaria” sbagliata oggetto di un processo e anche di altre inchieste che hanno messo in chiaro un sistema malato dei rifiuti. Se non si parte dai fatti, dagli atti si rischia di essere superficiali e di trattare l’argomento “rifiuti” solo dal punto di vista economico che fa comodo a quello che la commissione contro le ecomafie , e le varie inchieste, hanno definito contrario alle norme, leggi, regolamento, buon senso.  Continuare a puntare su tmb (e quindi inceneritori) e discariche significa continuare a non risolvere il sistema dei rifiuti da “terra dei fuochi”, che spesso sconfina nelle ecomafie (altrimenti non se ne occuperebbe la relativa commissione . Affermare che una discarica viva e vegeta sia meglio di una discarica abbandonata significa appunto trascurare il risultato dell’inquinamento accertato (come Lei stesso scrive) e oggetto appunto di condanne in via definitiva, processi in corso. Poi ci dovrebbe spiegare perché la discarica dovrebbe essere “abbandonata” e invece dovrebbe passare nella gestione post mortem, così tanto per rispettare non solo il buon senso, ma soprattutto, le norme in materia e, sorpresa delle sorprese, accordi e autorizzazioni sottoscritti dai gestori delle discariche.  Poi, gentile Direttore, ci dovrebbe spiegare dove sono andati a finire, quei ristori ambientali da Lei definiti, “gallina dalle uova d’oro” degli ultimi decenni di attività della discarica. Quello che hanno accertato le inchieste, nel caso, che la gallina dalle uova d’oro non sia mai andata verso Piazza del Popolo che era proprietaria del 51% di Latina ambiente a sua volta proprietaria del 51% di ecoambiente.  Quindi non è affatto vero che il comune di Latina possedesse il 51% della discarica e nemmeno di una delle due discariche. L’ho sempre detto e scritto, per conto dei cittadini residenti in via Monfalcone e in qualità di appartenente alla specie umana che ogni ragionamento, previsione sulla discarica prima di pensare ai guadagni (capisco che ce ne sono in molti sensibili), ai numeri andrebbero fatti precedere dall’aspetto umano. La discarica ha molte vittime, alcuni malati continuano strenuamente a resistere, anche a dispetto di tutti quelle sensibili alle galline dalle uova d’oro. Non dimentichiamo che il tmb di cui Lei parla, nel processo “Cerronopoli”, nell’inchiesta e nelle intercettazioni, vien definito uno specchietto per le allodole. Grazie dell'attenzione.  Saluti Giorgio Libralato 

























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