In Europa si sa da anni delle tecniche che le case automobilistiche utilizzano per manipolare i dati dei test sul livello d’inquinamento e di emissioni prodotte, con il sostanziale beneplacito di Stati membri e Commissione europea. Per esempio, non si calcola l’energia consumata dall’aria condizionata, la batteria viene caricata giustoprima del test; oppure si deduce automaticamente il 4% da ogni risultato o si modificano i freni perché facciano meno resistenza: il tutto alla luce del sole, giustificato dai costruttori come “flessibilità” legittime e facilitato in Europa da un sistema di controlli obsoleto e non indipendente rispetto ai costruttori stessi.
Non è un caso, perciò, che il giochetto sia stato scoperto negli Usa. A differenza che nel Vecchio continente, negli Stati Uniti i test sono fatti da organismi indipendenti e il 10%-15% delle auto sono ritestate a campione in loco. In Europa, invece, le case automobilistiche pagano degli organismi certificati per eseguire i test nei laboratori degli stessi costruttori. Questi test sono poi autenticati dalle autorità nazionali di controllo, ma le case automobilistiche pagano direttamente le agenzie di certificazione, che quindi dipendono da loro per essere retribuite.
È evidente, quindi, che a parte la tecnica con cui il test viene fatto, la sfida vera sarà quella di modificare e rendere completamente indipendente dai costruttori il test stesso. Questa è una battaglia permanente tra gli ambientalisti e le lobby dei costruttori qui a Bruxelles, che sono sempre riusciti a convincere la Commissione e gli Stati membri a chiudere un occhio. Peraltro, proprio oggi la Commissione ambiente del Parlamento europeo ha votato in merito al Regolamento sulla riduzione delle emissioni di inquinanti delle auto, che rinnova i parametri per i test Euro5/6 dei veicoli leggeri. È stato adottato a larga maggioranza un emendamento dei Verdi che rende obbligatori i “Real Driving emission test”, cioè i test su strada. È possibile che, alla luce dell’enorme scandalo Volkswagen, la procedura legislativa corra dritta e che il Consiglio, dove sono rappresenti gli Stati membri, decida di sostenere questa proposta.Vedremo.
Per ora quello che è chiaro è che non ci dovremo stupire se nel corso delle prossime settimane emergeranno altre frodi anche in Europa perché il gigante tedesco che non si vuole rassegnare alla fine delle emissioni facili è in buona e numerosa compagnia. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/23/volkswagen-e-non-solo-tutti-i-nemici-dei-limiti-alle-emissioni-facili/2061317/