Il 15 ottobre i sindaci di cento città firmeranno a Milano il primo patto sulle politiche alimentari urbane. Hanno aderito: New York, Londra, Parigi, Toronto, Vancouver, Melbourne, San Paolo, Mosca
Il primo patto delle città sulle politiche alimentari urbane, proposto dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, punta a moltiplicare - anche in vista degli impegni per la salvaguardia del clima - le buone pratiche che cominciano a circolare. E a sviluppare "sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati, per garantire cibo sano e accessibile a tutti". Sono iniziative che hanno già cominciato a prendere corpo in alcune città.
A Milano, Ristorazione, la società del Comune che ha adottato iniziative per il recupero delle eccedenze alimentari, serve 80mila pasti al giorno in scuole, centri di assistenza disabili, centri anziani. Inoltre l'anno scorso è partita, in collaborazione con Legambiente, la campagna "Io non spreco". Nei prossimi mesi il Comune adotterà una Food Policy cittadina per ripensare in modo più sistematico il modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato.
A Parigi, dove il trasporto delle merci è responsabile del 20% del traffico e del 38% delle emissioni di polveri sottili, da due anni 90 operatori del settore hanno sottoscritto un documento in cui s'impegnano a tagliare entro due anni del 50% il trasporto a gasolio delle merci nell'ultimo miglio, cioè nel tratto finale della distribuzione. Inoltre l'azienda pubblica di logistica Sogaris ha creato un centro intermodale a Chapelle: le merci destinate al centro di Parigi viaggiano preferibilmente via treno, mentre la distribuzione capillare avviene con veicoli a basso impatto ambientale. E la catena di supermercati Franprix fa già arrivare i prodotti ai suoi cento negozi parigini via acqua: 26 container vengono trasportati lungo il fiume per 20 chilometri.
A New York, dove il 40% dei bambini che frequentano le elementari sono sovrappeso o obesi e il 29% degli adulti ha la pressione alta, sono state approvate due norme per migliorare la qualità dei pasti. La prima riguarda i Food Standard, in vigore dal 2008, che puntano a introdurre cibi e snack con maggior valore nutritivo e basso contenuto di grassi, sodio e zucchero e a incrementare la frutta e la verdura disponibili a ogni pasto. La direttiva si applica obbligatoriamente ai soggetti pubblici (che devono adeguarsi agli standard entro 31 dicembre 2015), agli appaltatori di servizi di ristorazione per conto della città e ai distributori di cibo e bevande che si trovano negli edifici di proprietà comunale. La seconda direttiva è la Local law che incoraggia le organizzazioni della ristorazione pubblica a comprare prodotti locali agendo sulla leva degli appalti. Lo scopo è fornire il più possibile cibo fresco e nutriente a chi mangia nelle mense della città e sostenere l'economia locale. http://www.repubblica.it/ambiente/2015/09/28/news/300_milioni_di_persone_per_le_diete_sostenibili_-123837963/?ref=HRLV-17
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