Certamente, come appare nella pubblicità, una “Passat” di oggi non richiama immediatamente il puzzolente pick-up dei film degli anni cinquanta. Ma non per questo si può tacere su questioni, come le quattro sotto riportate a cui si è data ancora poca attenzione.
1. La scelta intenzionale di Volkswagen ridefinisce drasticamente il concetto di malware. Siamo abituati a malware che ruba password, inietta pubblicità o altera il funzionamento dei computer o dei telefonini; non era ancora capitato che del malware inserito intenzionalmente dal costruttore consentisse di nascondere un inquinamento atmosferico su vasta scala. Siamo ad una forma di crimine occultata abilmente, ma non dissimile dall’impiego dell’amianto in edilizia.
2. La vicenda non si fermerà al dolo VW. E’ impossibile che una nota dei laboratori JRC alla commissione Ue, che denuncia come i test su strada evidenzino che solo 3 modelli su 23 rispettano davvero gli standard Euro6, sia potuta passare in silenzio. Quando non c’è vigilanza si commettono abusi, e quando si invoca la segretezza in nome della sicurezza, spesso la vera ragione è che si vuole carta bianca per commettere questi stessi abusi o per nasconderli. Se poi è vero che i software ingannevoli sono già stati vietati dal 2007 con il regolamento Euro 5 e 6, allora è improbabile che il dispositivo dellaBosch sia stato utilizzato solo dalla fabbrica di Wolksburg. Teniamo conto che pubblicazioni prestigiose come il report diTransport&Environment,  “Don’t breathe here” (“Non respirare qui”) denunciano da mesi come in Europa ci siano sistemi e meccanismi di controllo meno rigorosi che negli USA.
3. Volkswagen ha assunto lo studio legale statunitense che difendeva BP dal disastro petrolifero della Deepwater Horizon per trattare le multe che verranno comminate. L’assunzione diKirkland & Ellis è emersa quando il governo tedesco ha ammesso che sapeva già di “impianti di manipolazione” che potevano imbrogliare le prove di emissione. Oliver Krischer, il vice leader del partito dei Verdi, ha detto alla televisione di Berlino che questo evidenzia che il governo sapeva che i costruttori di automobili stavano cercando di manipolare le prove di emissione. Tuttavia, l’agenzia di categoria che rappresenta i produttori di automobili europei ha insistito in questi giorni sul fatto che non c’era “alcuna prova” che lo scandalo si fosse diffuso al di là di VW.
4. Dopo la firma del contratto sui cambiamenti climatici (Protocollo di Kyoto) nel 1997, la maggior parte dei Paesi ricchi sono stati obbligati per legge a ridurre le emissioni di CO2 in media dell’8% in 15 anni. Quello del Diesel era stato un mercato di nicchia in Europa fino alla metà degli anni 1990, costituendo meno del 10% del parco auto. (I diesel producono il 15% in meno di CO2 rispetto alla benzina, ma emettono quattro volte più inquinamento di biossido di azoto e 22 volte più particolati, le minuscole particelle che penetrano polmoni, cervello e cuore). Sotto la pressione Ue per ridurre le emissioni di anidride carbonica, il diesel, dall’essere una scelta stravagante, è diventato il propulsore principale in Europa. La sua quota di mercato nel Regno Unito è salita da meno del 10% nel 1995 a oltre il 50% nel 2012.
Le case automobilistiche giapponesi e americane hanno invece sostenuto ricerche di auto ibride ed elettriche, quando la Commissione europea era fortemente spinta dalle grandi case automobilistiche tedesche Bmw, Volkswagen e Daimler, ad incentivare il diesel. Il trade-off tra la riduzione delle emissioni climalteranti e l’aumento dei problemi di salute non è stato ampiamente dibattuto e le case automobilistiche di conseguenza hanno adottato la soluzione facile di ingannare il sistema attraverso i malware informatici.
Il clamore della questione qui riportata accelererà riflessioni profonde sul trasporto, a partire dalla necessità di ridurre non solo le emissioni, ma anche il traffico e la potenza per unità di peso trasportato. Nell’immediato la mobilità elettrica sembra destinata a svolgere un ruolo centrale nello scenario climatico che prevede drastiche riduzioni delle emissioni al 2050. Con le fonti rinnovabili che alla fine del prossimo decennio garantiranno la metà della domanda elettrica in Europa e che sono in forte espansione in tutto il mondo, questa tecnologia contribuirà significativamente a decarbonizzare il settore dei trasporti. In più, la presenza di un rilevante numero di auto elettriche con batteria rappresenterà un formidabile sistema di accumulo diffuso, prezioso nella gestione delle elevate quote di elettricità intermittente come quella solare ed eolica, con la connessione alla rete elettrica dei veicoli per la ricarica. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/29/volkswagen-in-usa-questo-non-e-il-diesel-di-tuo-padre/2077268/