L’accesso
agli impianti dovrebbe essere regolato dal mercato libero, invece...
Non
solo Indeco. Nel pianeta rifiuti le
sorprese
e le sviste della Regione non
finiscono
mai. La società che si era inventata
l’emergenza
per avere altre autorizzazioni
all’ampliamento
ha svelato solo un lato del
problema
e provato il danno che stanno subendo
i
Comuni e i cittadini nelle loro bellette per
via
dei prezzi gonfiati dalle società di gestione
senza
che la Regione Lazio se ne accorga o
faccia
qualcosa per limitare l’impatto. Basterebbe
qualche
controllo mediocre. Se agli investigatori
sono
bastati «solo» sei mesi per capire
il
meccanismo delle tariffe gonfiate, alla Regione
non
sono stati sufficienti dieci anni per
scrivere
un piano di gestione dei rifiuti solidi
urbani
in grado di stabilire tariffe più eque e
limitare
l’impatto ambientale. In questo momento
si
va dritti verso un ulteriore aumento dei
costi,
la costruzione di altri impianti di trattamento
e
forse anche un nuovo blocco. Quello cui
sta
pensando la Rida di Aprilia.
STORIA
EMBLEMATICA
LA
VICENDA INDECO
CON
LE «BUGIE»
SULL’INVASO
PER
AVERE
UN
ALTRO
AMPLIAMENTO
DETTAGLI
I
COMUNI
NON
HANNO ALCUN
POTERE
DI VETO
DEBBONO
PAGARE
PER
EVITARE
QUALUNQUE
EMERGENZA
E’
già successo due volte: la
Rida
di Aprilia, l’unico impianto
autorizzato
a trattare
i
rifiuti solidi urbani prima che
questi
entrino in discarica ha chiuso
i
suoi cancelli perché la Regione
aveva
dato un tetto di quantità
superato
prima del termine stabilito.
Ma
adesso potrebbe succedere
di
nuovo. La società di Aprilia
starebbe
valutando un nuovo blocco
e
anche questa volta in contestazione
con
la Regione Lazio
sempre
in materia tariffaria. Il soggetto
pubblico
di controllo della
gestione
dei rifiuti in questi mesi
appare
quasi del tutto avulso da ciò
che
succede nel ciclo dei rifiuti sul
territorio.
Il costo finale va comunque
a
gravare sui Comuni, che
pagano
per l’ingresso negli impianti
di
trattamento (Rida o Saf
quando
la prima è in saturazione)
e
anche per l’ingresso nella discarica
pur
se indirettamente. Le tariffe
di
ingresso dal 2006 dovrebbero
essere
regolate in regime di libero
mercato,
invece la Regione Lazio
fissa
direttamente il prezzo e in
questo
modo non esiste pratica-
mente
alcuna concorrenza. In tal
modo
nessun impianto è davvero
libero
di modulare la tariffa di
ingresso.
Siccome è impossibile
lasciare
i rifiuti per strada anche un
solo
giorno, ogni volta che si crea
un
problema di ingresso negli impianti
o
nelle discariche entra in
vigore
la tariffa praticata ex lege
(stabilita
dalla Regione) e i Comuni
non
possono fare altro che pagare.
Si
tratta di costi non prevedibili
perché
dipendono, appunto, da
fattori
contingenti o da finte o reali
emergenze.
E quindi anche la tariffa
stabilita
in bolletta può oscillare
di
molto. La vicenda Indeco
anche
in questo caso è piuttosto
esplicativa:
la società accoglie i
rifiuti
pre trattati (quasi tutti da
Rida
di Aprilia) ma ha già detto
che
per la sua sopravvivenza sarà
determinante
la realizzazione
dell’impianto
per cui è stata già
autorizzata.
In un momento di difficoltà
come
quello attuale, con
l’inchiesta
in corso, lo stesso esercizio
della
discarica appare più
complicato.
Questa discarica era
stata
descritta da Indeco come
prossima
all’esaurimento, tanto
che
si era puntato tutto sull’auto -
rizzazione
per ampliare e continuare.
Ma
adesso si sa che si
trattava
di una bugia, una come
tante.
Simile alla bonifica incompleta,
ai
dati Arpa inattendibili,
all’emergenza
inesistente, ai cattivi
odori
che erano stati descritti
come
innocui.
IL
QUOTIDIANO - Domenica 30 Novembre 2014
Latina
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