mercoledì 20 novembre 2013
Papa Francesco per punizione mons. Mariano Crociata retrocesso a vescovo di Latina da Bergoglio
Addio alla Cei
Francesco spedisce
Crociata a Latina
IL PAPA MANDA L’AMBIZIOSO MONSIGNORE IN UNA DIOCESI
POCO AMBITA. PRESTO UN NUOVO STATUTO PER I VESCOVI
ULTIMI MESI
Il rifiuto del posto
di vescovo dei militari,
la riconferma “fo r za t a ”
da ‘Avve nire ’:
così Bergoglio
ha perso la pazienza
di Marco Politi
Lascia la Cei il segretario
generale
mons. Mariano
Crociata. Non è stato
un grande organizzatore e
ha deluso quanti si aspettavano
da lui nuove idee ai vertici
Cei. Papa Francesco lo ha destinato
alla diocesi di Latina e il
suo trasferimento d’imperio
suona come monito a tutti coloro,
che non sono pronti a inserirsi
nel nuovo corso.
Perché il papa argentino e mite
e tenero, ma possiede anche
una volontà di ferro e non accetta
che qualcuno si metta di
traverso in nome della carriera.
Francesco ha deciso di rimodellare
la conferenza episcopale
italiana, di renderla più vivace
e autonoma dal Vaticano,
valorizzando quella che il cardinale
presidente Bagnasco
chiama la grande tradizione di
prossimità della Chiesa italiana
agli strati sociali più umili: a
partire dalle grandi personalità
ecclesiali dell’Ottocento, santi
come don Bosco e fondatori di
ordini maschili e femminili.
A Bagnasco il papa ha affidato
di guidare il traghettamento
verso la nuova stagione, confermandolo
l’aprile scorso alla
presidenza della Cei per i prossimi
quattro anni. Un segno di
fiducia. Ma mentre la conferenza
episcopale sta rielaborando
il suo statuto – e la novità
maggiore dovrebbe consistere
nel dare ai vescovi italiani
la facoltà di eleggersi autonomamente
il presidente come in
tutte le nazioni del mondo – il
papa vuole immettere nuova
linfa nella dirigenza Cei e per
questo motivo aveva chiesto a
Crociata di lasciare il suo posto.
TECNICAMENTE il pontefice,
dopo la sua elezione, aveva
prorogato fino a nuove disposizioni
il mandato di Crociata.
E nel frattempo gli aveva fatto
pervenire la proposta di assumere
l’incarico di ordinario
militare, cioè di vescovo di tutti
i cappellani militari. Un posto
che assicura una certa visibilità.
Crociata, tuttavia, ha iniziato
una partita a scacchi con il
papa, sottovalutando la sua pazienza.
Il primo errore, commesso
formalmente dalla direzione
dal giornale dei vescovi
Avve nire , è stato quello di annunciare
ai primi di ottobre
che mons. Crociata era stato
“confermato” nel suo incarico
di segretario generale. Francesco
non ha gradito e ad Assisi,
proprio dinanzi alla tomba di
san Francesco, ha espresso il
suo malumore in forma volutamente
pubblica. “Sono molto
arrabbiato con l’Avve nire – ha
esclamato rivolgendosi ai suoi
più vicini collaboratori – per -
ché ha pubblicato che io ho
confermato Crociata…invece
l’ho prorogato solo di alcuni
mesi. E si deve sapere!!”.
Risultato, ventiquattr’ore dopo
il direttore dell’Avve nire Marco
Tarquinio era costretto a ripubblicare
a grandi caratteri la
notizia, con la precisazione che
Crociata era stato unicamente
“prorogato”. Ma Crociata ha
fatto anche l’errore di rifiutare
la nomina ad ordinario militare, cercando di ottenere una
diocesi più in vista. La reazione
di papa Francesco è stata gelida.
Da quando è salito al trono
di Pietro ha ripetuto in più
occasioni che vescovi in cerca
di posizioni non devono non
devono trovare posto nella
Chiesa odierna. E così il 10 ottobre
ha nominato mons. Santo
Marcianò all’incarico di vescovo
castrense e ieri è stata
diffusa la notizia che mons.
Crociata sarebbe andato a Latina.
Una rapida scorsa alle traiettorie
dei suoi predecessori segretari
generali della Cei mostra
che la sua non è certo una promozione.
1995, Tettamanzi diventa
arcivescovo di Genova.
2001, Antonelli si trasferisce a
Firenze. 2008, Betori è mandato
a Firenze.
Sia Genova che Firenze sono
sedi cardinalizie, Latina non lo
è.
Grande è l’interesse adesso per
la
personalità, che Francesco
nominerà come successore. È
evidente che – ormai chiusa la
stagione in cui il Vaticano interveniva
attivamente nella politica
italiana – la fisionomia e il
modo di lavoro della conferenza
episcopale sono destinati a
mutare. Così come vi saranno
in prospettiva cambiamenti
anche all’Avve nire , che nei passati
decenni si è limitato ad essere
organo della linea ufficiale
dell’episcopato invece di raccogliere
contemporaneamente
le voci multiformi del cattolicesimo
italiano. Chi vuole sapere
come un quotidiano cattolico
possa essere ricco di sfaccettature
e anche di riflessioni
critiche, basta che dia un’oc -
chiata alla francese Croix diretta
tra l’altro da una donna: Dominique
Quino.
Al saluto finale nell’aula magna
della Cei – dopo i ringraziamenti
del cardinale presidente
– mons. Crociata ha dichiarato
di avere imparato proprio dall’improvvisa
nomina a segretario,
che gli venne da Benedetto
XVI, che “si può essere chiamati
a cose impensate”. Il momento
attuale, ha soggiunto,
“segna un passaggio importante
per me, ma anche per la
Chiesa in Italia e per la Cei”. In
effetti si profila un tornante per
tutto l’insieme dei rapporti tra
istituzione ecclesiastica, laicato
cattolico e società italiana. il fatto quotidiano 20 novembre 2013
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