sabato 30 novembre 2013

La caccia impossibile al tesoro dei Riva dall'Ilva di Taranto alle isole del canale e Montecarlo

TARANTO - C'è un tratto peculiare dei Riva - che è poi la loro radicata convinzione di non dover dare alcun conto della gestione dell'Ilva e dei suoi profitti - documentato dalle mosse della famiglia nei giorni e nelle ore della latitanza di Fabio (ancora oggi a Londra in attesa della pronuncia della giustizia inglese sulla richiesta di estradizione). E' il 29 dicembre del 2012 e - come si legge negli atti dell'inchiesta - Fabio, inseguito dall'ordinanza di custodia cautelare della magistratura di Taranto, ritiene che questo non debba e non possa guastare un Capodanno come si deve. Da Londra, sale su un Tgv che lo deposita in Costa Azzurra. A Nizza, da dove raggiunge Beaulieu sur mer, dove è ormeggiato lo yacht di famiglia da 60 metri. Lo aspettano, ansiosi, la figlia Alice, il figlio Emilio jr., la moglie Emanuela e un gruppo di amici. Per un San Silvestro che "ha dovuto subire un cambio di programma", come dice al telefono una delle donne di famiglia. "Quest'anno, niente Sankt Moritz".

Fabio festeggia in barca fino al 2 gennaio. Il 3 arrivano sul molo di Beaulieu sur mer la gendarmeria francese e la polizia italiana, di cui ghignano al telefono due amici di Fabio, Andrea Gallo ed Elio Bisi. I due ridono del ritardo - "Sono i tempi tecnici dell'Italia" - ma, soprattutto, sono consapevoli di essere ascoltati. Fabio Riva deve fare attenzione. Ad esempio, "sciogliere nell'acido il rullino", come dice Bisi in un'ulteriore telefonata. Di che rullino si tratti, la Finanza non riesce a capire. Certo, in quei giorni, per i Riva comincia l'operazione di trasferimento e sottrazione dei fondi che devono, insieme, impedire alla magistratura di rivalersi con sequestri preventivi sul patrimonio di famiglia e assicurare un'agiata latitanza a Fabio.

"Deve solo avere pazienza", commentano ancora Bisi e Gallo, ignorando questa volta di essere intercettati "Dovrà farsi solo un mese di carcere in Italia e poi è fuori. Tutto sarà come prima. Basta avere qualche miliardo". Le provviste per la latitanza - si legge nei brogliacci della Finanza - arrivano a Montecarlo. Ma non via Londra. Perché in questo modo si scoprirebbe il forziere che, nelle isole del Canale, custodisce, secondo la Procura di Milano, la gran parte degli 8 miliardi di euro che la famiglia Riva ha fatto uscire dall'Italia e su cui la magistratura di Taranto intende rivalersi. http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/11/28/news/ricerca_soldi_riva_ilva-72209816/
28 novembre 2013
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