domenica 17 novembre 2013
IL DOSSIER DEI PM “I veleni uccideranno ancora per 50 anni” rifiuti tossici che avvelenano terreni, falde, persone, vita
il fatto quotidiano 17 novembre 2013
di Enrico Fierro
La gente che a migliaia ieri
ha invaso Napoli e sotto la
pioggia ha gridato “assassini,
assassini” brandendo le gigantografie
di politici, uomini di
governo e commissari straordinari
che hanno avvelenato la
Campania, ha ragione. Quelle
mamme con le foto dei loro figli
sorridenti morti di tumore a
Caserta, Giugliano, Villa Literno,
Caivano, “La Terra dei fuochi”,
hanno rabbia e ragioni da
vendere. Perché da anni in
Campania tutti sapevano tutto.
Politica e istituzioni, autorità
sanitarie e università: tutti sapevano
che le terre della Campania
felix erano state ingravidate
e compromesse per sempre dai
veleni del Nord, dal morbo dell’Acna
di Cengio, dalle vernici e
dagli acidi che le industrie dell’Italia
che produce smaltivano
con la complicità di camorra e
mala politica qui, in queste lande
senza futuro, perché costava
poco e i controlli erano meno di
zero. Tutto scritto in uno studio,
questo sì scientifico e con il
timbro della Procura di Napoli,
dal geologo Giovanni Balestri.
Trecento pagine di analisi dei
suoli a ridosso delle discariche,
delle coltivazioni e soprattutto
delle falde acquifere.
L’INQUINAMENTO non è cosa
di oggi, né degli anni Novanta
od Ottanta del secolo scorso.
No, queste terre hanno cominciato
a ucciderle agli albori degli
anni Settanta. I risultati dello
studio concluso il 1 giugno 2010
sono drammatici, soprattutto
quando si analizza la “durata
della contaminazione della falda
acquifera”. Il culmine “è stato
calcolato avrà luogo non più tardi
di 50 anni, nel 2060, coprendo
così un arco temporale di 80 anni
dalla prima contaminazione
Per quanto riguarda il biogas,
senza interventi di bonifica vi
sarà una forte migrazione nel
sottosuolo e dispersione in atmosfera
per almeno altri 10-15
anni”. Veleni che dureranno nel
tempo e che si espandono su tutto
il territorio dalla Piana Giuglianese.
“La contaminazione
futura della falda acquifera –
scrive il geologo Balestri – si
estenderà fin oltre i confini della
provincia di Napoli”. Arsenico,
cadmio ad elevate concentrazione,
zinco, sono già nel ventre
della terra e nell’acqua a ridosso
delle discariche della camorra e
di quelle “ufficiali”. Quando la
falda e i pozzi verranno sfruttati
al massimo “c’è il rischio della
risalita degli inquinanti cancerogeni”.
È acqua usata per irrigare
i campi (qui la terra è da
sempre fertile e si arriva fino a
tre raccolti l’anno), per allevare
bestiame: tutto avvelenato. Nelle
melanzane, nei pomodori
rossi e grossi di queste terre, si
trova zinco e in contenuti elevatissimi.
Tutti sapevano e tutt
hanno chiuso gli occhi trasformando
queste terre in una gigantesca
pattumiera di veleni.
C’è una discarica per ogni mille
abitanti, 40 in un solo chilometro
quadrato, 15 milioni di rifiuti
solidi interrati, 30.700 tonnellate
di veleni provenienti dalla
bonifica dell’Acna di Cengio, 5
milioni di tonnellate di “ecobal -
le” stazionano da anni a Giugliano.
Sono quei contenitori enormi
di rifiuti che furono trattati
per poi essere bruciati nell’ince -
neritore di Acerra, e che inchieste
giudiziarie, analisi degli
esperti e giudizi della gente del
posto, dicono che furono trattati
male, al punto che per bruciarle
senza danni bisogna riaprirle.
Un lavoro immane.
LA GENTE che ieri gridava il
proprio sdegno a Napoli e che
da anni fa battaglie per salvare la
Terra dei fuochi, chiede la bonifica.
Un’operazione costosa,
che richiederebbe scelte coraggiose
da parte delle istituzioni e
della politica. “Perché qui, come
si legge negli atti della Commissione
parlamentare sul ciclo dei
rifiuti, “è in atto una catastrofe
ambientale che costituisce un
pericolo di portata storica, paragonabile
soltanto alla peste
settecentesca”. “Ci vorrebbero i
soldi di una finanziaria”, dichiarò
nell’ottobre scorso al Fatto
Mario De Biase, Commissario
di governo per le bonifiche in
Campania, “ma poi come si fa a
riportare alla luce acidi, veleni,
percolato inquinato. Dove
smaltiamo tutta questa roba?”.
Per la messa in sicurezza delle
discariche più a rischio si spenderanno
6 milioni e mezzo, una
goccia nel mare che però fa già
gola alla camorra e alle imprese
che in questi anni si sono arricchite
mettendo le mani sull’af -
fare monnezza. Lo Stato non c’è,
e quando si fa vivo propone per
la gente della Terra dei fuochi,
altra monnezza, nuovi inceneritori.
A Giugliano ne vogliono
costruire uno destinato a bruciare
la montagna di eco balle,
spesa prevista 356 milioni.
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