mercoledì 20 novembre 2013

disastro annunciato in Sardegna duro attacco del verde Angelo Bonelli ai disastri della politica e all'inefficienza delle istituzioni

Angelo Bonelli Opzioni per questa notizia I rappresentanti delle istituzioni la smettano di recitare il ruolo dei commedianti che accorrono sul luogo delle tragedie, fanno sopralluoghi e promettono stanziamenti mentre continuano ad approvare programmi edilizi e urbanistici che sfasciano il territorio. È ora di smetterla con le recite perché le drammatiche conseguenze che hanno investito oggi i cittadini sardi e ieri quelli di tanti altri posti d'Italia sono figlie della inesistente cura del territorio, della speculazione e della cementificazione oltre che dell'inazione dei governi rispetto ai cambiamenti climatici, come dimostra l'assenza totale di interesse verso la Conferenza di Varsavia. A cosa ci riferiamo? Alle zone a 'burocrazia zero' del Decreto del Fare del governo Letta, aree in cui si può aprire una fabbrica o un albergo in spregio anche delle norme paesaggistiche e di tutela idrogeologica; pesino sugli alvei fluviali, come nella Sardegna dell’abusivismo. Mentre si continuano a lesinare soldi alla messa in sicurezza del territorio prediligendo le grandi opere inutili per le quali i soldi ci sono. 11 miliardi a Mose; 20 miliardi per la Tav della val di Susa. Pochi giorni fa la giunta del governatore Cappellacci, che ieri sorvolava le aree inondate in elicottero, ha demolito il coraggioso piano paesaggistico di Renato Soru che aveva provato a fermare il cemento dilagante. Per Cappellacci il futuro della Sardegna è nel costruire villette a schiera anche sulle coste ancora scampate al cemento e all’abusivismo. D'altronde, attraverso il piano casa, in Sardegna si permette di costruire sempre e ovunque. Ma ancora non basta perché il comune di Cagliari vuole costruire un nuovo quartiere (nonostante il capoluogo sardo sia pieno di alloggi invenduti) in una zona agricola che viene chiamata in dialetto «Su Stangioni», e cioè un’area su cui esisteva uno stagno.

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