tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-25-febbraio-2025/
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NORDIO E SANTANCHÈ ALLA PROVA DELLA MOZIONE DI SFIDUCIA. LA MINISTRA DEL TURISMO: “RIFLETTERÒ SULLE DIMISSIONI, DECIDERÒ DA SOLA”. Per Santanchè le dimissioni non sono più un tabù: “A breve ci sarà un’altra udienza preliminare e finora abbiamo solo sentito l’accusa. In quell’occasione farò una riflessione, per poter anche valutare le mie dimissioni. Ma la farò da sola, non avrò alcun tipo di pressione”. Parole della ministra del Turismo, a Montecitorio, prima del voto che ne chiede le dimissioni: il verdetto arriverà in serata, nessun dubbio sul salvataggio da parte della maggioranza. Alla camera dei deputati, il centrodestra resiste alle due mozioni di sfiducia contro Nordio e Santanchè. Ma la ministra appare sempre più isolata, dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio nel caso Visibilia. In mattinata è stato il turno del Guardasigilli, con la discussione generale sul testo presentato da Pd, M5s, Avs, Iv e +Europa (ma non da Azione): le opposizioni hanno chiesto chiarimenti sulla liberazione e il rimpatrio (su volo di Stato) di Almasri, il generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale per le violenze e gli abusi sui migranti. Durante la discussione, i banchi del centrodestra erano semivuoti: all’inizio della seduta erano presenti dieci deputati di FdI, uno di Forza Italia e uno della Lega. Nessun rappresentante della maggioranza si è iscritto a parlare. Dunque via libera alle opposizioni, che hanno accusato il ministro di aver detto bugie sugli “errori” della Cpi, screditando l’Italia per la liberazione del libico con un mandato d’arresto internazionale. Nordio si è riservato di intervenire in altra seduta. Nel pomeriggio è stato il turno di Daniela Santanchè, con le sue repliche alla mozione di sfiducia già discussa il 10 febbraio scorso. La ministra ha provato a farsi scudo con gli elettori, perché “la maggioranza degli italiani è con me”, malgrado “l’ergastolo mediatico rimarrà per tutta la vita”. Sul Fatto di domani tutti i guai dei due ministri targati centrodestra. UCRAINA, IL GOVERNO SI ALLONTANA DA MACRON E STARMER. FAZZOLARI: “NO ALLE TRUPPE ITALIANE IN UCRAINA”. MELONI ANDRÀ A LONDRA PER DISCUTERE DI DIFESA CON I LEADER UE. L’Italia dice no all’invio di truppe italiane in Ucraina e rispedisce al mittente la proposta di Macron e Starmer. Per Giovanbattista Fazzolari (braccio destro di Meloni e sottosegretario alla presidenza del Consiglio) “questa ipotesi non è mai stata all’ordine del giorno, la Francia la sostiene da tempo ma l’Italia non la reputa la soluzione più efficace“”. Per l’uomo della premier “non c’è mai stata una forza di interposizione tra due eserciti di questa portata. Altro discorso è quello di una missione internazionale con il cappello Onu in un contesto di pace, ma non è all’ordine del giorno l’invio di truppe italiane in Ucraina”. Per Giorgia Meloni è il tempo degli equilibrismi, tra Donald Trump che vuole far finire la guerra e l’Europa che non vuole abbandonare Kiev (anche a costo di proseguire le ostilità). Ieri Macron è andato in visita alla Casa Bianca, giovedì sarà il turno del premier inglese Starmer: i due vogliono portare l’Europa al tavolo del negoziato, dopo l’esclusione imposta da Trump e Putin. La loro proposta è un esercito di 30 mila soldati europei con la missione di peacekeeping, ovvero difendere gli accordi di pace. Certo, prima la pace bisogna farla, mentre il Vecchio continente ha sempre sostenuto la guerra “finché sarà necessario”. Anche la Lega, ieri, ha dichiarato la sua contrarietà all’invio di truppe a Kiev: “Nessun soldato italiano in Ucraina”, ha specificato Matteo Salvini. I leader europei si riuniranno il 2 marzo a Londra, per discutere di armi e Ucraina: ci sarà anche Giorgia Meloni. Appuntamento successivo il 6 marzo, in vista del Consiglio Europeo a Bruxelles. ALL’ONU PUTIN NON È PIÙ “AGGRESSORE”: USA, RUSSIA E CINA APPROVANO LA RISOLUZIONE CHE NON CITA L’INTEGRITÀ TERRITORIALE DI KIEV. FRANCIA E GRAN BRETAGNA RINUNCIANO AL VETO. TERRE RARE, IL BUSINESS CHE UNISCE CASA BIANCA E CREMLINO. La riabilitazione di Putin procede spedita, anche all’Onu. Poco dopo le 24, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione Usa sulla “rapida fine della guerra”: la Russia non è mai citata come Paese aggressore, per l’Ucraina nessun riferimento alla sovranità e all’integrità territoriale. Alla fine, Francia e Gran Bretagna si sono astenute (insieme a Slovenia, Grecia e Danimarca) rinunciando al potere di veto per bloccare la svolta di Donald Trump. La risoluzione è passata con 10 voti a favore, grazie al sostegno di Usa, Russia e Cina. Solo ieri Putin e Xi erano i nemici giurati dell’Occidente e dell’Europa: oggi i due autocrati vanno a braccetto con gli Usa di Trump, mentre il Vecchio continente è rimasto solo. In Assemblea era andata diversamente: la risoluzione americana era stata stravolta dagli emendamenti dei paesi europei, per sottolineare “l’aggressione” e le colpe di Putin. Risultato: il testo è passato senza il voto degli Usa. Intanto, non solo Trump ha messo gli occhi sulle terre rare ucraine e il business della ricostruzione. Del resto, Putin si è già reso disponibile a trattare sui giacimenti nei territori occupati del Donbass. Sul Fatto di domani vi racconteremo gli affari dietro la diplomazia e le trame dei leader sull’Ucraina. LE ALTRE STORIE CHE LEGGERETE Bergoglio, restano condizioni di ieri, niente nuove crisi: ieri l’incontro con Parolin. Il Papa “questa mattina si è svegliato, continua la terapia abituale di questi giorni”, “le condizioni sono quelle di ieri sera”. È quanto si apprende da fonti vaticane, secondo cui Papa Francesco “si può alzare”. Ha dormito questa notte “senza interruzioni”, “una notte tranquilla di riposo” e quindi si può dedurre, fanno notare le stesse fonti, che “non ha avuto altre crisi respiratorie”. Intanto, ricoverato al Gemelli, Francesco ha nominato oltre dieci tra vescovi e ausiliari in diverse diocesi del mondo. Ieri ha ricevuto ieri il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e il Sostituto mons. Edgar Pena Parra. Chiara Petrolini resta ai domiciliari, la procuratrice della Cassazione aveva chiesto il carcere. Il Tribunale del Riesame deciderà nuovamente sulla misura cautelare per Chiara Petrolini, la giovane accusata di avere ucciso e occultato i cadaveri dei figli appena partoriti. La Cassazione ha infatti annullato con rinvio, per disporre un nuovo giudizio, l’ordinanza del Tribunale del riesame di Bologna che, in accoglimento dell’appello della Procura, aveva disposto il carcere per Petrolini che attualmente si trova ai domiciliari. La procuratrice generale della prima sezione penale della Corte di Cassazione, Valentina Manuali, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per la ragazza di 22 anni. Migranti in Albania, Commissione Ue cambia versione davanti alla Corte di giustizia europea. Dietrofront della Commissione europea sui paesi sicuri, durante l’udienza orale della Corte europea sui rinvii dei tribunali italiani che hanno bloccato di fatto il progetto dei centri in Albania. Palazzo Berlaymont ha deciso di schierarsi sulle posizioni italiane, modificando la sua precedente opinione. “La Commissione europea è disposta ad accettare che la direttiva 2013/32” sulle procedure d’asilo “consenta agli Stati membri di designare Paesi d’origine come sicuri” anche “prevedendo delle eccezioni per categorie di persone”, ha detto l’avvocato dell’esecutivo Ue Flavia Tomat durante l’udienza. Per Bruxelles le norme “non impediscono di designare un Paese d’origine come sicuro quando la sicurezza non è garantita” nel suo complesso “per determinate categorie di persone”, precisando solo che questi gruppi devono “essere ben identificabili”. |
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