sabato 29 luglio 2023

Il Fatto di domani. Poveri poveri! Rdc cancellato con un sms per 169 mila famiglie: è rivolta. Clima & Pnrr, morti e feriti non bastano: la rabbia degli enti per i tagli ai fondi per il dissesto

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-28-luglio-2023/

La giornata in cinque minuti

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ADDIO REDDITO DI CITTADINANZA, MA PER SMS. ASSALTO A SEDI INPS E COMUNI. Oltre al danno la beffa: questo mese per molte famiglie in difficoltà sarà l’ultimo con il Reddito o pensione di cittadinanza. I nuclei nei quali non ci sono componenti disabili, minori o over 65 come prevede la nuova normativa (è di oggi anche il crollo del 45,94% delle domande nei primi 6 mesi dell’anno) perderanno il sussidio. Ma la beffa, appunto, è che la notizia è stata comunicata a 169 mila famiglie tramite un sms dell’Inps. Il messaggio annuncia la sospensione in attesa della presa in carico dei servizi sociali, cosa che potrebbe riguardare 88 mila persone. Tra agosto e settembre, inoltre, circa 80 mila nuove famiglie dovrebbero avere il beneficio sospeso poiché scadono i sette mesi di durata. Oltre al, chiamiamolo così, cattivo gusto legato alla forma, c’è anche un problema di sostanza: “La sospensione via sms sta scatenando una guerra sui servizi sociali”, tuona il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi chiedendo di “intervenire prima che le minacce di assalto ai servizi sociali diventino realtà, prima che qualcuna o qualcun assistente sociale venga aggredito. L’invio di un sms sta scatenando una guerra”. Tanto che a Napoli centinaia di persone hanno protestato, con tanto di liti davanti alla sede Inps. Sul Fatto di domani il racconto di questo nuovo quanto triste capitolo, anche con l’aiuto della scrittrice Veronica Tomassini. E ne parleremo anche con Domenico De Masi, che unirà il tema con quello del salario minimo, questione rimandata a settembre da Meloni in difficoltà visti i sondaggi favorevoli alla misura.


PNRR, DOPO I TAGLI DEL GOVERNO BRUXELLES STACCA LA 3a RATA. DISSESTO E TERRITORIO: I COMUNI SULLE BARRICATE. Mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato in visita alla Chiesa di Santa Maria di Gesù di Palermo, colpita da uno degli incendi che nei giorni scorsi hanno interessato il capoluogo siciliano, in Salento bruciavano 200 ettari di bosco a causa di nuovi roghi, la Puglia ha chiesto lo stato di emergenza. Legambiente calcola che da inizio anno sono andati in fumo 53 mila ettari di territorio, un’area come 73 mila campi di calcio. La maggior parte in Sicilia (41.365, l’80% del totale), seguita da Calabria (7390 ettari) e Puglia (1456 ettari). Domani sarà a Palermo Antonio Tajani, per incontrare il presidente della Regione Renato Schifani e fare una ricognizione delle necessità. Sul Fatto abbiamo raccontato a più riprese come l’attuale ministro della Protezione civile Nello Musumeci, quando sedeva a Palazzo dei Normanni al posto di Schifani non usò adeguatamente i fondi per la manutenzione del territorio. Nel frattempo però, gli enti locali sono in rivolta per il taglio ai fondi per il dissesto e ai fondi destinati a Comuni e Regioni imposto dal governo nella cabina di regia sul Pnrr di ieri. La prossima settimana potrebbe esserci un incontro chiarificatore, ma sia il ministro Fitto che il ministro dell’ambiente Pichetto Fratin continuano a sostenere che i soldi non sono stati cancellati, ma solo spostati su altre forme di finanziamento. Pichetto Fratin argomenta così: “Ci sono opere in capo a Regioni, Province e Comuni che non sarebbero mai state collaudate entro giugno 2026. Verranno realizzate con altri fondi, come quelli di coesione”. L’obiettivo del governo era sbloccare l’impasse che va avanti da mesi con la Commissione europea sul Piano italiano, e che bloccava la terza rata e allontanava la data di riscossione della quarta. Le modifiche sembrano aver soddisfatto i criteri di Bruxelles, comunque. Il pagamento della terza rata è stato sbloccato oggi pomeriggio: 18,5 milioni di euro. Via libera anche alle modifiche chieste dal governo italiano su alcuni obiettivi della quarta rata, da 16,5 miliardi, il che dovrebbe velocizzarne l’erogazione. Meloni la dà già per pagata, ed esalta in un comunicato “il grande risultato” dei 35 miliardi nel 2023. Sul Fatto di domani raccoglieremo le denunce provenienti da associazioni ed enti territoriali.


WHATSAPP TUTELATO COME CORRISPONDENZA PER I PARLAMENTARI: I PROCESSI CHE RISCHIANO DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA SUL CASO OPEN. Ieri la Corte costituzionale ha accolto il conflitto di attribuzione sollevato dal Senato contro la Procura di Firenze sulla legittimità di acquisire i messaggi Whatsapp di Matteo Renzi senza passare dalla previa autorizzazione del Parlamento. Il caso è quello ben noto del processo Open, in cui il leader di IV è accusato di finanziamento illecito ai partiti in concorso con l’ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi, l’ex ministra Maria Elena Boschi, Luca Lotti e l’imprenditore Marco Carrai . Le comunicazioni via smartphone sono state equiparate alla corrispondenza ordinaria, tutelata dalla Costituzione per i membri del Parlamento. Per il leader di Italia Viva oggi è un giorno di festa. Oltre a rivendicare di aver avuto ragione, Renzi definisce “assurdo” il processo e addirittura imputa ai magistrati il motivo dei suoi modesti risultati elettorali: “Se non ci fosse stato il presunto scandalo Open, la storia politica di Italia Viva sarebbe stata ben diversa”. Poi prosegue: “Ho scelto di non proporre leggi ad hoc e di non urlare gridando allo scandalo”. Sul Fatto di domani torneremo su queste sue affermazioni, ma soprattutto vedremo come la decisione della Consulta influenzerà altri procedimenti giudiziari che implicano intercettazioni di messaggi e email. Un esempio recente: il caso Santanchè.


GUERRA IN UCRAINA, PUTIN: LA NATO E KIEV SI RIFIUTANO DI NEGOZIARE. MOSCA PUNTA SULL’AFRICA, 90 MILIONI DI DOLLARI E ARMI GRATIS. ZELENSKY CAMBIA LA DATA DEL NATALE. MELONI NEGLI USA, “INCHINO” A BIDEN. Il presidente russo Vladimir Putin, al vertice di San Pietroburgo con l’Unione Africana, ribadisce che il conflitto in Ucraina può essere “risolto con i negoziati” ma è la controparte che “si rifiuta”. “Loro, lo ripeto ancora una volta, si rifiutano di negoziare per garantire uguale sicurezza a tutti, compresa la Russia”. Il leader del Cremlino sostiene ancora la sua tesi: il conflitto ha la sua origine nella “creazione di minacce alla sicurezza della Russia da parte degli Stati Uniti e della Nato”. Durante il vertice, Putin ha anche approfittato per intensificare i rapporti con molti Paesi del Continente, firmando accordi di cooperazione tecnico-militare con oltre 40 Stati. Inoltre, Mosca stanzierà più di 90 milioni di dollari per gli alleati africani, cancellando un debito che aveva raggiunto la cifra di 23 miliardi di dollari e fornendo sostegno bellico e armi gratuitamente. A Kiev si accentua la rottura con la chiesa ortodossa del patriarca Kirill, tanto che il presidente Zelensky ha firmato la legge per spostare la festività del Natale dal 7 gennaio – giorno celebrato dai russi – al 25 dicembre. Notizie dal fronte: il generale ucraino Syrskyi ha descritto la situazione parlando dell’avanzata delle sue truppe: “Il nemico si aggrappa a ogni centimetro di terreno, conducendo un intenso fuoco di artiglieria e mortaio”. Esplosioni in territorio russo, due missili ucraini sulla città portuale di Taganrog, di cui uno abbattuto: 16 feriti, secondo le agenzie di Mosca. Gli Stati Uniti annunciano la consegna di carri armati Abrams all’Ucraina, ma solo a partire dal mese di settembre. L’indiscrezione arriva dal media Politico; in realtà non saranno più di otto veicoli corazzati, su un totale di trenta che arriveranno a scaglioni. Ancora tensioni ed esplosioni nell’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia sono state registrate dagli osservatori della missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Le cronache internazionali si occupano pure della visita di Giorgia Meloni negli Stati Uniti, dove è stata ricevuta dal presidente Joe Biden. Sul Fatto di domani leggeremo una analisi dettagliata della posizione assunta dalla premier durante questo incontro, perfettamente allineata ai desideri della Casa Bianca, specialmente sul sostegno all’Ucraina. Resta aperto il dossier Cina, l’accordo della Via della Seta tra Roma e Pechino non piace a Washington. Ancora, sulla guerra e la controffensiva di Kiev, leggeremo una analisi di Fabio Mini, ex generale e responsabile della missione Nato in Kosovo fino al 2003.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Avanti tutta a favore degli evasori: il governo approva tre emendamenti. La commissione Finanze al Senato ha approvato tre emendamenti identici di FdI, FI e Lega che prevedono di escludere le sanzioni penali tributarie, in particolare quelle connesse al reato di dichiarazione infedele, alle imprese aderenti all’adempimento collaborativo che “hanno tenuto comportamenti collaborativi e comunicato preventivamente ed esaurientemente l’esistenza dei relativi rischi fiscali”.

Euro 2032, l’Italia si appoggia a Erdogan per colmare le sue mancanze. La Federcalcio italiana e quella turca hanno inviato una lettera alla Uefa in cui si candidano ad organizzare insieme l’Europeo di calcio del 2032, invece che in competizione. Roma e Ankara erano le uniche due candidate, dunque, a meno di sorprese si va verso l’assegnazione ai due Paesi della rassegna continentale. Il 10 ottobre la decisione ufficiale dell’Uefa. Un buon esempio di “utilità del dittatore”, per parafrasare la formula di Mario Draghi.

Spagna, lo scrutinio del voto estero non cambia gli equilibri. Al via stamattina il conteggio dei voti degli spagnoli residenti all’estero, ma non si attendono grandi novità sul fronte della formazione di una maggioranza. Al momento, i risultati non hanno modificato nessun seggio, quindi gli equilibri restano gli stessi. L’unica ipotesi di cambio del quadro politico è che, alla luce di questo scrutinio, a Pedro Sánchez per rimanere premier potrebbe non bastare l’astensione di Junts ma il suo voto favorevole, cosa che farebbe alzare la posta dei catalani nelle trattative.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE

Mr Wagner s’imbuca (non invitato) al summit Russia-Africa con il suo “colonnello”

di Michela A.G. Iaccarino

Al summit Russia-Africa che Putin ha organizzato a San Pietroburgo senza invitarlo, voleva esserci anche lui: Evgeny Prigozhin, il cuoco-traditore che appare e scompare da Russia e Bielorussia. E voleva che il mondo sapesse che c’era. Ieri una foto del fondatore della Wagner che abbraccia l’ambasciatore centrafricano Freddy Mapouka all’hotel Trezzini sulla Neva (albergo di Prigozhin perquisito dall’Fsb il 6 luglio scorso) è stata diffusa sui social con una didascalia intervallata da emoticon: “L’ambasciatore condivide con me le prime foto del summit Russia-Africa. Riconosciamo facce familiari”. Nascosto dietro l’obiettivo a ritrarre i due, c’è il colonnello “politico” dei mercenari, Dmitry Syty: tra “gli africani” di Prigozhin di certo è tra i più fidati. Giovane poliglotta (parla fluentemente francese, inglese, spagnolo), è un ex soldato da tastiera: ha conosciuto Prigozhin all’Ira, Internet Research Agency, la cosiddetta “fabbrica dei troll”.

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