tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-31-luglio-2023/
Ascolta il podcast del Fatto di domaniGUAI PER MELONI: PRIMO TRIMESTRE IN RECESSIONE PER L’ITALIA (CHE FA PEGGIO DELL’EUROPA). Lo stato di grazia è finito. Il rimbalzo post-Covid (peraltro trainato dall’edilizia grazie al superbonus e affini, come hanno spiegato gli analisti) si è esaurito e il Pil italiano non cresce più. Anzi, nel secondo trimestre del 2023 è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (quando era cresciuto dello 0,6%). Lo ha comunicato oggi l’Istat. Il segno negativo, precisa l’istituto di statistica, è dovuto soprattutto ai cattivi risultati dell’agricoltura, pesca e industria, mentre i servizi hanno guadagnato qualcosa. Su base annua il prodotto interno lordo nazionale è ancora positivo, a +0,8%, ma il dato potrebbe peggiorare da qui a fine anno. Contemporaneamente, l’inflazione cala sempre troppo poco: +10,4% a luglio (la prima stima era 10,5%). Il carrello della spesa è ancora troppo caro. Infatti l’unione nazionale consumatori commenta amaramente: “I prezzi, già lunari e che hanno oramai mandato sul lastrico milioni di famiglie, continuano a crescere”. Un altro elemento da tenere in considerazione, come faremo nel dettaglio sul Fatto di domani, è il confronto con le altre grandi economie europee, che hanno fatto tutte meglio dell’Italia. Questa è una grana per il governo Meloni, che ora dovrà governare una barca senza più molto vento in poppa. Per ora però il governo parla con la voce del ministro del Made in Italy Adolfo Urso, che si aggrappa al dato del Pil annuale e sostiene che l’Italia “va di gran lunga meglio di quanto fanno gli altri paesi europei e della media dell’Eurozona”. Poi annuncia una misura spot per calmierare i prezzi di un paniere selezionato di prodotti, che secondo lui “insieme a social card e taglio del cuneo fiscale aiuteranno le famiglie”. Vedremo qual è la realtà sul giornale di domani. Parleremo anche dei carburanti e degli aumenti dei mesi estivi. Da domani scatta l’obbligo di affissione del cartellone con i prezzi medi. ITALIANI SENZA REDDITO: LE STORIE. IL GOVERNO “SI SCORDA” 170 MILA FAMIGLIE. PARLA CHIARA APPENDINO. Dopo l’sms della vergogna che ha comunicato lo stop al reddito a 169 mila famiglie, c’è il timore di tensioni sociali. Le Prefetture sono state allertate proprio per garantire la sicurezza delle sedi Inps e degli operatori, con particolare attenzione al Sud e alla Campania, dove c’è stato il maggior numero di sms di sospensione ma dove il presidio di oggi organizzato a Napoli non ha causato alcun problema di ordine pubblico. Si segnala un caso di cronaca in provincia di Palermo, un uomo di 60 anni dopo aver scoperto di aver perso il sussidio si è presentato al Comune di Terrasini con una tanica di benzina: “Per fortuna non è accaduto nulla di irreparabile”, ha detto il sindaco Giosuè Maniaci. Il sindaco di Terrasini ha aggiunto che gli enti locali non sono in grado di prendere in carico gli ex percettori di reddito. Si è scoperto che 170 mila nuclei familiari a cui è stato tolto il Rdc non sono state inserite nella lista dei “fragili” da cui parte la presa in carico da parte dei servizi sociali (per avere potenzialmente i 350 euro del supporto alla formazione al lavoro). Una lacuna dovuta, pare, a un disguido tecnico, che si aggiunge ad altre difficoltà di comunicazione tra Inps ed enti locali. Anche la sociologa esperta di povertà Chiara Saraceno valuta lo stop al reddito di cittadinanza è stato disordinato ed inefficace: “Doveva essere tutto pronto per il 1 gennaio, ma non è stato fatto nulla per accompagnare l’uscita del reddito e dubito che si riuscirà a fare qualcosa entro settembre. Come se la pura minaccia di toglierlo avesse potuto produrre un miracolo e far diventare tutti occupati”. La professoressa se la prende anche con le opposizioni a suo dire colpevoli di non aver monitorato. Proprio dall’opposizione Giuseppe Conte ha usato parole molto dure contro la rimozione della misura bandiera del M5S: “È una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli, un disastro sociale, una vendetta contro il Movimento che però pagano gli italiani”. Sul Fatto di domani continueremo a raccontare storie di percettori di Rdc che sfatano i miti propagandati dalla destra. Leggerete anche un’intervista a Chiara Appendino, ex sindaca di Torino oggi deputata 5 Stelle, a cui chiederemo anche se i Comuni riusciranno davvero a farsi carico degli esodati del Reddito. ITALIA “TWIGA”, BOSCHI &C. BRINDANO CON SANTANCHÈ: I RENZIANI FANNO OPPOSIZIONE A TAVOLA. Due giorni dopo aver disertato il voto sulla mozione di sfiducia verso Daniela Santanchè, gli alti papaveri di Italia Viva hanno brindato al Twiga allo stesso tavolo con la ministra. Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luciano Nobili: lo stato maggiore renziano insieme a Dani, per una serata all’insegna della dolce vita nel locale di Flavio Briatore. Fino a novembre scorso il Twiga di Forte dei Marmi, in Versilia, era anche della ministra. Per fugare i sospetti di conflitti d’interesse, Santanchè a novembre scorso ha venduto la sua quota del 22,05%: metà a Briatore, l’altra metà al compagno Dimitri Kunz. Peccato che una terza società – la Ldd Sas – dreni una parte dei profitti del Twiga per girarli nelle casse della disastrata Visibilia, il gruppo editoriale-pubblicitario sull’orlo del fallimento. Per la gestione della galassia societaria Visibilia, Santanchè è in indagata per falso in Bilancio e bancarotta, insieme al compagno Dimitri Kunz e la sorella. Il Movimento 5 stelle ha portato in Parlamento una mozione di sfiducia, bocciato il 26 luglio con 111 no e 67 sì. Azione e Italia Viva sono usciti dall’aula del Senato, senza votare, accusando i pentastellati di aver offerto un assist al governo con la sfiducia mancata. Come a dire: noi facciamo opposizione vera, il Movimento solo di facciata. 48 ore dopo, i big di Italia Viva si sono attovagliati con la ministra per una cena nel locale del suo compagno. I sodali-rivali di Azione non l’hanno presa bene. Calenda si astiene dal commentare, ma una nota del partito ricorda che sul caso Santanchè i parlamentari di Italia Viva “non hanno mai pronunciato la parola dimissioni. E per quanto concerne le cene con la ministra al Twiga, che coinvolgono parlamentari di Italia Viva appartenenti al gruppo Azione – Italia Viva – le si ritiene del tutto inopportune”. Sul Fatto di domani vi racconteremo la strana idea di opposizione dei renziani, in sintonia con le destre su diversi temi. A partire dalla giustizia. NIGER, GOLPISTI ARRESTANO ALTRI DUE MINISTRI E L’EX PRESIDENTE DEL PARTITO “DEMOCRAZIA E SOCIALISMO”. I MILITARI RESPINGONO L’APPELLO DELLA COMUNITA’ ECONOMICA AFRICANA. I golpisti hanno arrestato il ministro del Petrolio Sani Mahamadou, figlio dell’ex presidente Abba Issoufou, e il ministro delle Miniere Ousseini Hadizatou. In manette è finito anche l’ex presidente del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo, Foumakoye Gado. Salgono così a quattro i ministri messi dietro le sbarre dall’inizio dell’azione militare, che si aggiungono a 180 tra funzionari ed esponenti di partito. Mentre nelle strade i dimostranti inneggiano alla Russia e lanciano anatemi contro la Francia, i generali respingono l’appello dei leader dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, che hanno chiesto di reintegrare il presidente Mohamed Bazoum entro sette giorni. “Vogliamo ricordare ancora una volta all’Ecowas e a qualsiasi altro avventuriero la nostra ferma determinazione a difendere la nostra patria”, hanno dichiarato i militari, aggiungendo che interventi dall’esterno avranno risvolti drammatici: “Non finirà altro che con il massacro della popolazione nigerina e il caos”. Il Niger è al centro degli interessi dell’Europa, sia per le sue risorse che per il flusso dei migranti che poi giungono sulle coste del Nord Africa. Unione europea e Stati Uniti sospendono gli aiuti. La Germania ha deciso di bloccare tutti i pagamenti al governo e interrompere ogni collaborazione per lo sviluppo economico. Sulla sorte di Mohamed Bazoum, destituito dopo il colpo di Stato, resta l’incertezza: sarebbe detenuto nella residenza presidenziale, ma per la prima volta dal golpe è circolata una sua foto che lo mostra in buona salute durante un incontro con il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby. Quest’ultimo, pubblicando una nota sui social ha scritto di essere andato in Niger “per esplorare tutte le strade e trovare una soluzione pacifica alla crisi” tanto che si è fatto fotografare anche con il capo dei golpisti, Tchiani. Mosca ufficialmente prende le distanze dal golpe e dalla milizia Wagner che invece lo sostiene. E l’Italia? “Privilegiamo la soluzione diplomatica” ha detto il ministro Tajani, affermando che i connazionali in Niger non corrono pericolo. Ma la questione è anche militare. Il contingente che è in Niger con compiti di addestramento è formato da circa 350 uomini che ora si sono chiusi dentro il perimetro della loro base a Niamey, vicino all’aeroporto. Sul Fatto di domani leggeremo gli approfondimenti su questo argomento. LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE Guerra in Ucraina, scambio di colpi tra Kiev e Mosca: raid nella capitale russa, il Cremlino risponde colpendo un condominio nella città di Zelensky: 6 morti e 73 feriti. Bilancio provvisorio dell’attacco russo a Kryvyi Rih, città natale del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Tra le vittime dell’attacco missilistico anche una madre con la figlia: i missili hanno centrato un condominio. Lo stesso ministro russo della Difesa, Shoigu ammette: “Abbiamo intensificato gli attacchi sull’Ucraina” in risposta al fatto che “Kiev si è concentrata sulla realizzazione di attacchi terroristici alle infrastrutture civili” riferendosi ai due edifici colpiti ieri dagli ucraini nella capitale russa. Intanto i giovani si preparano alla mobilitazione: “Le nuove leggi della Duma, che facilitano l’arruolamento dei cittadini, consentono di richiamare in guerra fino a cinque milioni di russi”; lo scrive Novaya Gazeta riferendo calcoli sulla base della situazione anagrafica della popolazione nella Federazione. Andrei Kartapolov, coautore degli emendamenti, li ha definiti cambiamenti scritti “per la mobilitazione generale”, aggiungendo: “Questa legge è scritta per una grande guerra, che già si sente”. La modifica prevede anche l’ampliamento dell’età di leva: non più dai 18 ai 27, ma fino a 30 anni. Resta aperta la questione del grano bloccato nei porti: secondo l’Ucraina i russi con i bombardamenti hanno distrutto 180 mila tonnellate di cereali. Kiev ha annunciato un accordo con la Croazia per il trasporto del grano sul Danubio. Clima, l’Onu cambia registro: stop toni apocalittici. Il nuovo presidente dell’Ipcc – James Skea – inaugura una svolta nella comunicazione e nell’approccio al cambiamento climatico. “Il mondo non finirà se diventerà più caldo di 1,5 gradi – ha dichiarato il numero 1 dell’organizzazione internazionale – Tuttavia, sarà un mondo più pericoloso, con enormi problemi e molte tensioni sociali”. Dunque basta allarmi apocalittici, meglio un linguaggio scientifico e lucido. Sul Fatto di domani leggerete l’opinione del climatologo Luca Mercalli. Due fermi per l’assassinio del 18enne mutilato in mare. I sospettati sono Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel (26 anni residente a Genova) e Mohamed Ali Abdelghani Ali (27 anni residente a Chiavari). Per loro il Pm ha disposto il fermo, dopo sei ore di interrogatorio nella serata del 30 luglio. L’ipotesi di reato è omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. Secondo gli inquirenti, il giovane Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla sarebbe stato ucciso in seguito ad un litigio con il suo datore di lavoro, scaturito perché il giovane voleva lasciare il lavoro di barbiere che svolgeva a Chiavari. Trento, sequestrato per disastro ambientale il cantiere finanziato dal Pnrr. Si ferma l’opera del bypass ferroviario (12 chilometri in galleria, 14 chilometri di nuovi binari) per l’attraversamento del traffico merci verso il Brennero. Costo del progetto: oltre un miliardo di euro. La Procura ha messo i sigilli a una parte del cantiere bloccandone i lavori. OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO La proposta del FT: aboliamo la definizione di “mercati emergenti”di comitato editoriale del Financial Times Da sempre gli esseri umani hanno il desiderio innato di ordinare e classificare il mondo che li circonda. Antoine van Agtmael non era diverso: nel 1981 fu lui, in qualità di economista della Banca Mondiale, a coniare l’espressione “mercati emergenti” come alternativa più ambiziosa al termine “terzo mondo”. Da allora la sua definizione è diventata un’etichetta con cui si è classificata un’accozzaglia di nazioni in rapida crescita, ma tutte considerate più rischiose per gli investitori rispetto ai “mercati sviluppati”. Senza dubbio una categoria così generale ha avuto fortuna, ma oggi per gli economisti è diventata poco utile. |
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