martedì 5 settembre 2017

Il mare non può attendere Inizia in Cile il quarto Congresso Internazionale delle Aree Marine Protette, IMPAC4. Un’occasione per discutere di come salvare quel “capitale blu” che ci alimenta e ci sostiene

Il mare mi piace perché è l’ultima immensa dimensione del pianeta non governata dall’uomo. Basta immergersi per lasciarsi alle spalle la formicolante e distruttiva operosità dell’homo sapiens. E’ il grande immenso mondo degli invertebrati, del plancton, dei grandi pesci pelagici e di quei mammiferi che milioni di anni fa decisero di tornare nel brodo primordiale. 
  
Ma il mare è molto di più di una ristoratrice immersione. Generoso e ribelle, il mare ci ha sostenuto nei millenni. Ha permesso all’umanità di connettere culture e religioni, di rafforzare imperi e pirati, di scambiare spezie e tecnologia. E’ stato il mare, prima di qualunque tecnologia, a permettere la lenta e diffusa globalizzazione della nostra devastante specie.  
  
Ancora oggi, in un mondo di terra che galoppa verso i 10 miliardi di abitanti (previsti per il 2010), il mare continua ad essere la grande cornucopia a cui attingere, setacciando e dragando, scandagliando e scavando succhiando e pompando. Solo il settore della pesca estrae ogni anno dai mari quasi 100 milioni di tonnellate di pesce selvatico. 
  

Un vero e proprio capitale blu che ci alimenta e ci sostiene e che dovrebbe essere gestito in maniera intelligente e sostenibile, insieme a quelle comunità che dal mare dipendono.  Eppure solo il 3% degli oceani è protetto e custodito e solo l'1% dell'oceano si trova all’interno di riserve marine integrali, dove nessuna attività umana è permessa. Secondo uno studio commissionato dal WWF, una protezione del 10% dell’oceano attraverso le Aree marine protette garantirebbe servizi ecosistemici per un valore tra i 622 e i 923 miliardi di US$ nel periodo compreso tra il 2015 e il 2050. Una protezione del 30% garantirebbe benefici tra i 719 e i 1145 miliardi di US$ per lo stesso periodo di tempo. Proteggere la salute dell'oceano è quindi come aprire un conto bancario che genera interessi dei quali  sia la società sia gli individui possono beneficiare.  
  
Di questo e di molto altro ancora si parlerà da oggi fino a venerdì in Cile nel 4’ Congresso Internazionale delle Aree Marine Protette, IMPAC4    

Il Summit è  organizzato dal Ministro cileno dell’Ambiente e dalla Commissione Mondiale per le Aree Protette (WCPA) legata all’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). Lo slogan scelto  quest’anno è  “Aree Marine Protette: per unire le persone e l’oceano” a sottolineare l'intricata natura dei rapporti tra le persone e gli oceani. E speriamo che gli ospiti d’onore, tra cui il Principe Alberto di Monaco, l’oceanografa Sylvia Earle e la Presidente del WWF internazionale, Yolanda Kakabadse, riescano ad ispirare la comunità mondiale a cui è affidata la gestione del mare protetto (circa 2.000 delegati di 80 paesi diversi) perché mancano appena 3 anni alla scadenza degli Aichi Target:  la conferenza servirà infatti a valutare l’efficacia del lavoro attuale nelle AMP rispetto al raggiungimento dell'obiettivo 11, ovvero,  la protezione del 10% delle aree marine e costiere attraverso un’efficace rete di aree protette. 

*direttore Programma Conservazione, WWF Italia   http://www.lastampa.it/2017/09/05/scienza/ambiente/focus/il-mare-non-pu-attendere-2JBjA4Am8o16Zg4asGG4ML/pagina.html

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