L'Europa rinvia ancora. Un parere tecnico sull'uso del glifosato, l'erbicida più diffuso al mondo, doveva essere espresso ieri a Bruxelles, ma tutto è stato rinviato al 5 ottobre, quando il giudizio si sposterà in sede politica. La battaglia dunque continua tra colpi bassi, rapporti istituzionali copiati dai dossier delle multinazionali, scontri tra istituti di ricerca.
Finora solo la Francia e la Svezia si sono pronunciate ufficialmente per il no alla proroga di 10 anni, ma chi segue le trattative assicura che sarà un verdetto al fotofinish. Per il voto sulla nuova autorizzazione (la precedente è scaduta ed è stata prorogata due volte) serve una maggioranza qualificata e non è detto che sarà raggiunta. Per bloccare l'uso del pesticida si dovrebbero schierare i Paesi del Nord e il mondo latino. A favore i Paesi dell'Est e, a sorpresa, potrebbe cambiare bandiera la Germania: a lungo alfiere della prudenza, dopo l'acquisto della Monsanto (l'azienda che ha brevettato la molecola sotto accusa) da parte del gruppo tedesco Bayer potrebbe votare per il sì.
La battaglia inizia nel marzo 2015 quando lo Iarc, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell'Organizzazione mondiale di sanità, conclude un lungo studio stabilendo che il glifosato è cancerogeno per gli animali, mentre per gli esseri umani è da considerarsi probabile cancerogeno e distruttore endocrino (una sostanza che modifica gli equilibri ormonali). La reazione della Monsanto è durissima: definisce "scienza spazzatura" il giudizio dello Iarc.
A novembre 2015 entra in campo l'Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare), che definisce il legame fra glifosato e cancro "improbabile". Parere ribadito dall'Echa, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, che comunque sottolinea il rischio che il glifosato causi seri danni agli occhi e sia tossico per flora e fauna negli ambienti acquatici. Dunque una situazione incerta, diventata ancora più complessa dopo la pubblicazione da parte del quotidiano Le Monde dei Monsanto papers, un enorme volume di carte che l'azienda ha dovuto rendere pubbliche per l'azione della magistratura statunitense chiamata in causa per i danni sanitari che sarebbero stati prodotti dal glifosato: da questa documentazione emerge il pressing dell'azienda contro lo Iarc. Inoltre, secondo quanto è stato recentemente pubblicato e non smentito su la Stampa, confrontando la richiesta di rinnovo dell'autorizzazione che Monsanto aveva presentato nel maggio 2012 e la relazione dell'Efsa si nota che un centinaio di pagine delle relazioni Monsanto sono state copiate nella relazione dell'agenzia europea (fonti vicine all'Efsa ribattono che si tratta invece di documenti scientifici pubblici).
"Al di là di questo grave episodio, c'è una questione sostanziale, di merito", commenta Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato che raccoglie 45 associazioni. "Lo Iarc ha fatto le sue valutazioni prendendo in esame tutti i lavori pubblicati su riviste scientifiche internazionali, cioè sottoposti a un meccanismo di controllo collaudato e qualificato. Efsa e Echa hanno invece incluso nel pacchetto dei lavori presi in considerazione anche le ricerche promosse dalle aziende produttrici. Con queste premesse non c'è da stupirsi che i risultati a cui è arrivato lo Iarc siano diversi da quelli dell'Efsa e dell'Echa".
Opposto il parere di Lorenzo Faregna, direttore di Agrofarma: "Il nostro comparto è tra i più controllati al mondo. Lo Iarc si è espresso sull'uso del glifosato in determinate condizioni, diverse dalle specifiche molto precise sull'utilizzo del prodotto, ben indicate in etichetta. Dopo quel giudizio noi abbiamo chiesto un parere alle due agenzie europee che sono qualificate a darlo. E in entrambi i casi è stato un parere favorevole al glifosato. Se il giudizio dell'Efsa e dell'Echa conta solo quando è contrario al prodotto non andiamo da nessuna parte. Manca la certezza del diritto senza la quale le industrie non possono investire in innovazione e ricerca".
Anche il mondo agricolo è in parte favorevole all'uso del glifosato. Si sono espressi a favore i vertici di Cia e Confagricoltura, mentre la Coldiretti ha chiesto che, in caso di divieto, il bando si allarghi all'import di prodotti ottenuti con l'uso di questo erbicida. "Noi invece siamo contrari perché riteniamo che esistano alternative agronomiche valide che valorizzano il prodotto ed evitano i rischi", ribatte Renata Lovati, presidente di Donne in campo Lombardia, l'associazione delle donne della Confederazione italiana agricoltori.
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