La scheda
n OPERAI
DECEDUTI
L’inchiesta
inizia nel
2012. Da
quell’anno
saranno
tredici i morti
che l’accusa
collega al
mesotelioma
pleurico, un
tumore
provocato
dall’amianto
n ALLA
SBARRA
A Carlo De
Benedetti che
dal 1978 al
1996 fu sia
presidente sia
amministratore
delegato
dell’Olivetti
vengono
imputate
otto morti L’Ingegnere:
“Sono amareggiato,
la tesi accusatoria
è inconsistente,
il processo stabilirà
la mia estraneità” ANDREA GIAMBARTOLOMEI
Torino
Inomi sono importanti.
Carlo De Benedetti, suo
fratello Franco Debenedetti,
Corrado Passera e
Roberto Colaninno. Tutti
personaggi che hanno segnato
un’intera epoca
dell’economia italiana. Sono
passati tutti da lì, da Ivrea,
e il 23 novembre potrebbero
tornarci. Questa
volta non saranno negli uffici
della Olivetti, ma davanti
al giudice Ludovico Morello
del tribunale cittadino.
Insieme ad altre 13 persone
tra ex presidenti, amministratori
e dirigenti della
“Ing. C. Olivetti spa” e di alcune
aziende collegate dovranno
rispondere, a vario
titolo tra di loro, delle accuse
di omicidio colposo e lesioni
colpose per la morte di
13 ex dipendenti e per i tumori
provocati a due ex lavoratori.
LO HA STABILITO ieri il gup
Cecilia Marino, accogliendo
parzialmente la richiesta
del sostituto procuratore
Laura Longo. Non saranno
processate altre undici persone,
verso le quali il giudice
ha deciso di non procedere:
sono quasi tutti ex componenti
del consiglio d’ammi -
nistrazione che non avevano
un ruolo importante nelle
scelte dell’azienda in materia
di sicurezza. Tra di loro
ci sono anche i figli di De Benedetti,
Marco e Rodolfo.
Il procedimento comincia
nel 2012, quando il pm di
Ivrea Lorenzo Boscagli inizia
a indagare sui decessi di
alcuni uomini provocati dal mesotelioma pleurico, un
tumore che può essere provocato
solo dall’amianto. Era
morto così, il 10 dicembre
2006, Antonio Bergandi,
che per quasi trent’anni aveva
lavorato in varie aziende e
in vari stabilimenti del gruppo,
sempre a contatto con
l’asbesto, utilizzato a volte
come materiale di lavorazione,
a volte come componente
delle macchine da
scrivere, a volte come componente
per l’edilizia. Nello
stesso modo è morta il 24 febbraio 2013 Maria Giuditta
Bretto, che per cinque anni
ha montato macchine da
scrivere facendo scorrere i
pezzi e i cavi di gomma su
quelle di metallo aiutandosi
con un talco di polvere di amianto,
più economico di altri
talchi in commercio.
E COME LOROanche Costanzo
Marcello, scomparso il 30
gennaio 2012: aveva lavorato
per 23 anni nel reparto
verniciatura e pomiciatura
nello stabilimento a San Bernardo di Ivrea, dove i
controsoffitti e i tubi a vista
erano coibentati con l’amianto.
La loro storia è quella
di altri dieci lavoratori deceduti,
e molti altri potrebbero
essercene in futuro: “Il
picco dei morti arriverà nel
2017 ”, afferma Federico
Bellono, segretario provinciale
della Fiom-Cgil (che si
è costituita parte civile nel
processo) e abitante di Ivrea,
città in cui tutti avevano
almeno un familiare alle
dipendenze di un’industria
che non era una semplice
fabbrica, ma una vera e propria
comunità.
A PROCESSO per omicidio
colposo e lesioni colpose finiscono
i quadri della Direzione
servizi generali o del
“Servizio organizzazione
sicurezza sul lavoro”, ma
anche i vertici che hanno
guidato l’azienda dopo la
morte - avvenuta nel 1960 -
di Adriano Olivetti, coltivatore
del concetto di fabbrica
legata alla comunità. C’è Camillo
Olivetti, amministratore
delegato tra 1963 e 1964
e discendente del fondatore
di cui porta lo stesso nome.
Poi c’è Carlo De Benedetti,
presidente e amministratore
delegato tra il 1978 e il
1996; suo fratello Franco, ad
dal 1978 al 1989; e Passera, ad
dal 1992 al 1996. Colaninno,
amministratore dal 1996, è
imputato solo per un caso di
lesioni colpose relativo alla
malattia di un’im pi e ga ta .
“Chiariremo in dibattimento
le responsabilità di questa
vicenda – afferma Tomaso
Pisapia, difensore di De Benedetti
- . L’Olivetti era una
azienda ben strutturata e ogni
reparto aveva un proprio
compito. Era stato proprio il
mio assistito, subito dopo il
suo ingresso, a mettere in
piedi l’organizzazione per la
salvaguardia della salute dei
lavoratori”.
L’ingegnere si dice amareggiato,
ritiene “in co ns istente”
la tesi accusatoria e
“resta convinto che il processo
stabilirà la sua totale estraneità
ai reati che gli vengono
contestati”, fa sapere
un suo portavoce.
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