lunedì 1 settembre 2014

La Terra dei Fuochi è come un quadro di Caravaggio (parte II)

di  | 1 settembre 2014 Nel post precedente ho ricordato come la terribile pestilenza del 1656 ha tolto definitivamente Napoli dal novero delle grandi capitali europee.
Chi avrà vissuto quella tragedia e sarà chiamato a illustrarla, da Micco Spadaro a Luca Giordano, non potrà non fare riferimento a Caravaggio e a quelle immagini profetiche e di denuncia incompresa di ben 40 anni prima in  7 Opere di misericordia. Visitando ad esempio la Certosa di San Martino (Micco Spadaro) e la Pinacoteca di Capodimonte (Luca Giordano, Battistello Caracciolo, e tutti i caravaggeschi), ammirate e controllate in quanti quadri ricompaiono, quasi copiate, le immagini dipinte da Caravaggio ben 40 anni prima della peste! E chi comprese questo terribile messaggio igienico sanitario per prevenire e salvare Napoli, agendo sulla urbanistica e sulla igiene? Nessuno! Come oggi nessuno vuole capire e comprendere la realtà tragica del degrado mondiale nella gestione della produzione del cibo e il degrado innanzitutto industriale, oltre che civile e morale che sta provocando tanti morti nella Terra dei Fuochi, dove pure esistono già precise relazioni tecniche giudiziarie che esplicitamente parlano di “peste” in arrivo (Perizia Balestri, RESIT 2010) entro il 2064.
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Per questo il quadro di Caravaggio fa parte integrante dal 2006 delle mie diapositive didattiche per spiegare cosa sta accadendo in Campania e in Terra dei Fuochi e come chi ci governa si limita a guardare il dito che incendia i rifiuti speciali, e non vuole andare a vedere la luna che produce il materiale da bruciare per uno sviluppo industriale selvaggio, illegale, in regime di evasione fiscale e quindi dannoso non solo per la economia del Paese ma soprattutto per la salute di tutti.
Avere oggi il dato che l’economia criminale “pesa” per circa 170 miliardi l’anno nella nostra economia reale, per chi, come me, traduce tutto in termini di “produzione di munnezza industriale e tossica” , da solo spiega il pieno e totale insuccesso dei mezzi repressivi messi in campo dallo Stato che non vuole innanzitutto vedere, e quindi intervenire, sulle vere cause di Terra dei Fuochi: il degrado economico e civile, che diventa igienico sanitario, del sistema produttivo campano, italiano e mondiale, gravemente distorto e malato.
Terra dei Fuochi, Napoli e il suo degrado anticipatore e profetico, dipinto secoli fa da Caravaggio, illustrano bene quanto sta oggi accadendo nel mondo e che nessuno vuole vedere e soprattutto affrontare: un eccezionale squilibrio produttivo, profondamente immorale, che sta distruggendo tutto il mondo e quindi tutti i suoi abitanti, pur avendo il mondo tutte le possibilità, le risorse e le tecnologie per salvarsi, non per autodistruggersi.
Esattamente come la Napoli spagnola dipinta da Caravaggio nel 1607.
In Campania si producono circa 6 mila tonnellate al giorno di rifiuti industriali e tossici in regime di evasione fiscale che saranno quindi obbligatoriamente smaltiti illegalmente avvelenando la terra, l’acqua, l’aria e quindi danneggiando ineluttabilmente la salute pubblica. In Italia sono circa e oltre 30 i milioni di tonnellate l’anno di rifiuti industriali smaltiti illegalmente perché prodotti in regime di evasione fiscale, rispetto alla produzione di tutti i rifiuti urbani oggi scesa e 29 milioni di tonnellate anno.
Nel mondo produciamo circa 6.5 milardi di tonnellate l’anno di rifiuti di cui solo 1.5 definibili come urbani e, quindi, una parte eccezionale di questi rifiuti industriali e tossici saranno smaltiti nel mondo illegalmente, avvelenando quella Terra e quell’acqua che serve alla salvezza di tutti.
Nessuna opera d’arte nel mondo può spiegare meglio di questa opera di Caravaggio quello che sta accadendo nel mondo e che deve indurre tutti coloro che parteciperanno all’Expo universale a una serena, profonda ed efficace riflessione sulla politica alimentare ed energetica nel mondo. Napoli sarà sempre riconoscibile ed amata, perché Napoli è la vita che si accompagna indissolubilmente alla morte, è l’amore che non sarà mai sconfitto o rinchiuso nelle regole. E Napoli sarà sempre amata e protetta da nostra Madre Maria, che, come una popolana qualunque, osserva con amore infinito ma mai con distacco la quotidiana battaglia dei napoletani per la tutela della Vita dal degrado che la loro stessa incapacità di governo ha provocato: nel 1607 come nel 2015.http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/01/marfella-parte-2/1103666/

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