sabato 6 aprile 2013

Incidente alla centrale a biomasse di Bagnolo Po: sorgono dubbi sulla sicurezza dell’impianto


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Incidente alla centrale a biomasse di Bagnolo Po: sorgono dubbi sulla sicurezza dell’impianto



Un getto di fumo denso e grigio esce dalla centrale a biomasse di Bagnolo per dirigersi verso il centro abitato di Trecenta per effetto dell’inversione termica.

 Nel tardo pomeriggio di lunedì 4 marzo la centrale a biomassa (cippato di legna) di Bagnolo Po (Ro) è stata interessata da un incidente che ha richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco. Il problema, secondo il comunicato diffuso dall’avvocato della ditta Bagnolo Power srl (azienda del gruppo Luca Marzotto), sarebbe stato causato da un “anomalo aumento della temperatura nel ciclo di combustione”, senza fornire altri dettagli, preferendovi le solite rassicurazioni sulla sicurezza dell’impianto e sulla professionalità degli operatori. Insomma, secondo l’azienda, non sarebbe successo nulla di grave, ma l’impianto è stato fermato e sono tutt’ora in corso lavori di riparazione.
Qualche notizia però è trapelata e, a quanto pare, vi sarebbe stato un principio d’incendio o un surriscaldamento nel cassone del filtro a maniche, che ha richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco.
 Sulla base di queste indiscrezioni, si può avanzare l’ipotesi che il filtro a maniche sia entrato in combustione a causa del contatto con corpi roventi trasportati nel flusso dei fumi caldi, essendo la turbina aspirante posta a valle del filtro. L’ipotesi è motivata dal fatto che con la variante approvata dalla Regione Veneto, il sistema di trattamento dei fumi è stato notevolmente ridotto rispetto al progetto originario, che prevedeva prima del filtro a maniche, una batteria di depolveratori a ciclone per la captazione delle polveri più grossolane (oggi superati dai più efficaci abbattitori elettrostatici), come la buona tecnica richiede. La presenza di questi pre-filtri metallici evita che eventuali corpi incandescenti presenti nei fumi caldi possano giungere a diretto contatto col tessuto dei filtri a maniche, finendo per danneggiarlo o incendiarlo, cosa che può essere successa e che potrebbe ripetersi in futuro. Quando il filtro a maniche è bucherellato, lascia passare liberamente il fumo, in tal modo la combustione di biomasse avviene a pieno tiraggio, innescando quel processo di surriscaldamento che ipotizziamo abbia costretto gli operatori a chiamare i Vigili del Fuoco.
Si deve precisare che il parere sanitario favorevole espresso dall’Aulss 18 Rovigo in fase autorizzativa, era subordinato all’utilizzo della miglior tecnologia disponibile nel trattamento dei fumi, proprio per ridurre al minimo l’impatto negativo su un bene collettivo qual’è l’aria. Ci sorprende non poco che queste prescrizioni siano state disattese dalla Regione con l’approvazione di una successiva variante progettuale con dispositivi di sicurezza ridotti al minimo, approvazione avvenuta peraltro con un semplice decreto del dirigente l’Unità Complessa Tutela Atmosfera (sic!), che alimenta molti dubbi sulla correttezza e trasparenza del procedimento.
 Oltre alla batteria di cicloni, la centrale della Bagnolo Power avrebbe dovuto installare il deacidificatore a calce dei fumi, un trattamento chimico che serve per evitare il fenomeno delle cosiddette “piogge acide”, ma anche questo è stato cancellato nella variante. La miglior tecnologia prevede pure l’abbattimento degli ossidi d’azoto mediante iniezione nei fumi di una soluzione acquosa di urea o ammoniaca, un dispositivo che è obbligatorio nei motori diesel di ultima generazione, ma non si capisce perché questa caldaia, che di soli ossidi d’azoto ne emette oltre 50 tonnellate ogni anno (!!!), sia stata autorizzata senza questa elementare precauzione. Un trattamento completo dei fumi prevede anche il loro “lavaggio” in un dispositivo chiamato scrubber, una specie di doccia molto efficace, che normalmente viene posta alla fine del percorso dei fumi. Ma anche di questo non c’è traccia e l’unico sistema di filtrazione adottato dalla Bagnolo Power consiste in un filtro a maniche. Ricordo che il filtro a maniche è solamente un depolveratore in grado di trattenere (se integro), il particolato al limite dei 10 micron di diametro (le famose PM10), ma non le polveri più sottili (che sono le più pericolose) e tanto meno i gas e le sostanze chimiche (molte delle quali cancerogene accertate), che non sono nemmeno monitorate.
 Viene perciò il dubbio che la ditta Bagnolo Power abbia scarso rispetto per gli abitanti di questo territorio se per puro calcolo economico, non ha dotato l’impianto delle più efficaci tecnologie nel sistema di trattamento dei fumi. Potrebbe anche essere che i soldi donati dalla Bagnolo Power al comune di Bagnolo Po, che per questo gli ha spalancato le porte (ben 130.000 Euro ogni anno),  vengano recuperati abbassando il livello di sicurezza, ai minimi di legge. 
 Sarebbe compito del Sindaco pretendere dall’azienda quanto è  necessario per tutelare al meglio la salute dei suoi cittadini, ma se lo farà potrebbe perdere quel sostanzioso contributo senza il quale il Comune, già indebitato per i costi di opere inutili (tanto cemento, come al solito), rischia il dissesto.
 Lo stesso sindaco, da me interrogato in Consiglio Comunale sull’incidente alla Bagnolo Power, ha riferito che il problema non è nell’impianto, ma in una partita di cippato diversa dal solito (!!!) e che i cittadini possono stare tranquilli perché quando il filtro a maniche s’intasa, la centrale si ferma in automatico (se si blocca il tiraggio, ovvio che si fermi!). La solita tecnica di raccontare banalità per eludere il vero problema, che non è l’intasamento del filtro, ma che esso venga bucherellato e allora la centrale non si spegne in automatico, anzi, migliora il tiraggio e dal camino esce di tutto.
L’associazione Intercom-Ambiente, consapevole dei rischi che questo impianto comporta per la salute dei cittadini, si è fatta promotrice di un ricorso al TAR della Regione Veneto, assieme al comune di Trecenta (Ro), infatti, l’impianto a biomassa è stato furbescamente ubicato a ridosso del confine con questo comune, più esposto ai venti dominanti. Le motivazione per risultare vincenti ci sono, ma non possiamo nasconderci che sarà una battaglia lunga e difficile, per la quale c’è bisogno di sentire la solidarietà di tutti i comitati e associazioni che sono impegnati nella resistenza a questi barbari che ci stanno avvelenando l’aria e il suolo.
                                                             
Michelangelo Caberletti
                                                                
 Intercom-Ambiente

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