domenica 21 aprile 2013

Dopo la pecora Dolly, ecco Pig 26 il maialino immune alla peste suina


E' il primo al mondo nato grazie all’utilizzo "dell'editing genetico”. Secondo il biotecnologo Roberto Defez ci sarebbero "innumerevoli vantaggi", sia economici - si eviterebbe la moria di animali a causa di virus letali - sia per la salute umana - considerata l’utilità di disporre di un "modello di trapianto ideale”

Il laboratorio dove è stata clonata la pecora Dolly ha creato un maialino geneticamente modificato immune alla peste suina africana, senza però ricorrere a geni resistenti agli antibiotici. Nato quattro mesi fa al Roslin Institute di Edimburgo, il maialino è stato battezzato “Pig 26”. Si tratta del primo animale al mondo nato grazie all’utilizzo di una tecnica più sofisticata della clonazione, chiamata “editing genetico”.
La nuova metodica è un processo piuttosto semplice, ma ad alta precisione, in cui i ricercatori “tagliano” il Dna dell’animale ed inseriscono nuovo materiale genetico, modificando una sola delle tre miliardi di “lettere” che compongono il suo genoma. A differenza delle tecniche GM esistenti, il metodo non prevede l’uso di geni resistenti agli antibiotici, eliminando quindi il rischio che si possa arrivare alla creazione di animali resistenti a farmaci cruciali, che diventerebbero quindi inutili. Ora gli scienziati sperano che la tecnica possa rendere l’ingegneria genetica del bestiame più accettabile per l’opinione pubblica e creare una innovativa strategia per nutrire la crescente popolazione mondiale.
Pig 26 è stato progettato per avere un gene che lo rende immune alla peste suina africana, un virus che riesce ad uccidere i maiali europei entro 24 ore dal contagio. Il gene è stato prelevato dai suini selvatici africani che sono naturalmente immuni al virus ma che non possono riprodursi con le specie europee. Il metodo dell’editing genetico ha una percentuale di successo del 10-15 per cento, rispetto al meno dell’1 per cento delle strategie attuali, e può essere eseguito su un uovo fecondato senza la necessità di ricorrere a complicate tecniche di clonazione. Il processo simula una mutazione genetica talmente naturale che risulta impossibile successivamente all’intervento rilevare se il Dna dell’animale è stato o meno modificato artificialmente. “Possiamo sbarazzarci così della resistenza agli antibiotici e, in alcuni casi, anche della clonazione”, ha spiegato Bruce Whitelaw, tra i responsabili dello studio. “Tecniche simili di ingegneria genetica – ha aggiunto lo scienziato – potranno essere usate per generare altri animali come bovini e ovini immuni da una serie di malattie”.
La nuova tecnica ha già attirato l’interesse di alcune società commerciali e i regolatori internazionali starebbero già prendendo in considerazione qualche ipotesi su come classificarla. Anche se in Italia, e in generale in Europa, sarà altamente improbabile che si consenta alla carne di animali geneticamente modificati di entrare nella catena alimentare, altri paesi come gli Stati Uniti e la Cinapotrebbero adottare un “approccio più rilassato”. La Food and Drug Administration, l’agenzia regolatoria statunitense, sta già valutando se dichiarare “adatto al consumo umano” il salmone geneticamente modificato, che è stato progettato per crescere in modo insolitamente rapido. Il salmone, prodotto da AquaBounty, una società statunitense, potrebbe diventare il primo animale GM a essere autorizzato a entrare nella catena alimentare. La decisione è attesa entro la fine dell’anno.
“La creazione del maialino geneticamente modificato – commenta Roberto Defez, biotecnologo dell’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” di Napoli del Consiglio Nazionale delle Ricerche – dimostra che la sperimentazione sta andando avanti, aldilà delle polemiche”. Per l’esperto i vantaggi dello sviluppo di nuove tecniche sono indubbi. “Credo che eliminare il problema alla resistenza antibiotica – dice – sia la logica conseguenza delle regole europee. Creare animali geneticamente modificati immuni ad alcune malattie letali con tecniche sempre più sofisticate potrebbe avere innumerevoli vantaggi: da quelli economici, dato che si eviterebbe la moria di animali a causa di virus letali, a quelli per la salute umana, considerata l’utilità di disporre di un modello di trapianto ideale”. Ma attenzione a non correre troppo. “Una cosa è l’avanzamento culturale – conclude Defes – altra cosa è l’applicazione di queste conoscenze. Per animali così vicini all’uomo, come il maiale, è necessario eseguire il doppio dei controlli”.
di Valentina Arcovio

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