lunedì 18 marzo 2013

Saviano: centri commerciali e malavita organizzata, boss imprenditore


Dal latte Parmalat ai centri commerciali
i mille affari dell'imprenditore boss

Complicità nelle banche e business miliardari: quella di Michele Zagaria, il leader dei casalesi arrestato ieri, è una storia simbolo per il governo. Lo scrittore: "È arrivata l'ora di cominciare a colpire i tesori delle organizzazioni criminali. Nei confronti delle mafie finora è stata attuata unicamente una strategia di repressione"

di ROBERTO SAVIANO http://www.repubblica.it/cronaca/2011/12/08/news/zagaria_saviano-26266051/ VORREI che questa storia fosse letta dal premier Mario Monti, dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e dal ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri. So che la loro sensibilità non rimarrebbe muta se approfondissero questi temi.

L'ARRESTO DEL BOSS ZAGARIA
 / TUTTI I VIDEO
L'AUDIOCOMMENTO di ROBERTO SAVIANO

La storia che racconto è stata scritta dalla procura antimafia. Dai pubblici ministeri Federico Cafiero De Raho, Antonello Ardituro, Catello Maresca, Raffaello Falcone, Franco Roberti e Raffaele Cantone. Dalla polizia, dai carabinieri, dalla Guardia di finanza. E soprattutto è una storia che riguarda non la mia sfortunata terra, non semplicemente Casal di Principe, il comune più sciolto nella storia d'Italia, ma riguarda l'intero paese e l'economia di questo paese.

Ora Gomorra non ha più la testa di ATTILIO BOLZONI

Michele Zagaria era un imprenditore, è un imprenditore. È un imprenditore camorrista, non un camorrista imprenditore. Sembra uno scioglilingua, ma non lo è. Non è un camorrista che ha fatto soldi e quindi si è messo a fare impresa con denaro sporco. Al contrario è un casalese e precisamente di Casapesenna  -  un piccolo paese vicino a Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, i tre paesi dell'Agro Aversano con i maggiori problemi  -  partito come costruttore, come imprenditore, e ha sempre continuato a comportarsi da imprenditore.

Michele Zagaria è stato una pedina fondamentale, ad esempio, nella storia della Parmalat. Quando la Parmalat decide di fornire dati sulle vendite in grado di poter giustificare quotazioni elevate in borsa, ha bisogno di vendite sicure, e queste vendite gliele garantisce Michele Zagaria. Come? Semplice: decidono di pagare un estorsione settimanale al boss che in cambio impone a tutti i supermercati, a tutti i dettaglianti, a tutto il mondo distributivo e commerciale di acquistare latte Parmalat.

E lo fa attraverso una strategia semplice, da imprenditore, non solo con le pistole puntate. Va dai grandi distributori di latte e gli propone di distribuire i prodotti Parmalat a una percentuale di sconto elevata. Accade, naturalmente, che tutti siano soddisfatti perché il garante di questo sconto si fa Michele Zagaria con Pamalat stesso. Cioè lui decide di imporre ovunque Parmalat a un dato prezzo che deve necessariamente andare bene anche alla Parmalat. A questo punto tutti i concorrenti di Parmalat non riescono a reggere quelle percentuali di sconto, e quando uno solo ci riesce, Foreste Molisane, gli uomini di Zafaria gli bruciano i camion per il trasporto.

Michele Zagaria è stato imperatore del cemento in Emilia Romagna; sono note le società riconducibili a suo fratello Pasquale Zagaria, detto Bin Laden. E quelle imprese avevano nomi altisonanti (Ducato, Stendhal Costruzioni) e costruirono addirittura un edificio nell'ex area Mondadori, nel cuore di Milano, in via Santa Lucia 3.
Michele Zagaria è un uomo che mette le mani nei più importanti centri commerciali d'Italia. Al centro commerciale Campania, un colosso dello shopping alle porte di Napoli, lui applica una doppia strategia.

Da un lato chiede la singola estorsione alle imprese che non fanno parte del suo cartello; dall'altro partecipa con le sue aziende alla vittoria dell'appalto e chiede quindi dei negozi da poter gestire. Quindi estorsione e costruzione.

Ho raccontato questa breve storia perché desidero chiedere a questo governo di avere uno sguardo diverso sui tesori delle mafie. Il precedente ha attuato unicamente una strategia di repressione, ma ora la logica deve necessariamente cambiare. Il nuovo esecutivo può fare molto.

L'inchiesta svelata due giorni fa e che coinvolge anche l'onorevole Cosentino, spiega nel dettaglio come funziona il sistema finanziario che il clan dei casalesi utilizza per garantirsi i crediti. Accade che un'impresa, in questo caso la "Vian srl" del boss Nicola Di Caterino, impegnata nella costruzione del centro commerciale fantasma "Il Principe" a Casal di Principe, non abbia i requisiti per ottenere un finanziamento dall'Unicredit, eppure il responsabile della gestione crediti per il Sud Italia, Alfredo Protino, e il direttore della filiale Unicredit di Roma Tiburtina, Cristofaro Zara, decidono di accordarlo ugualmente.

Questo è un modo per riciclare denaro, perché Di Caterino, che avrebbe dovuto costruire un importante centro commerciale con soldi sporchi, avrebbe giustificato quel denaro come proveniente da Unicredit. Sono decenni che le banche collaborano al riciclaggio del denaro sporco delle mafie. Le banche, non tutte per fortuna, e spesso attraverso dirigenti infedeli, finanziano le imprese legate alle mafie.

Chiedo a questo governo di mostrarsi risoluto nell'aggredire i patrimoni criminali che costituiscono miliardi di euro accumulati illegalmente. Chiedo a questo governo di esortare le banche che hanno avuto dirigenti infedeli di poter riparare non soltanto collaborando con l'antimafia, ma investendo al Sud e dando credito all'imprenditoria sana, la stessa che è stata spesso accantonata preferendo sostenere le imprese protette dai capitali mafiosi. C'è molto da fare, moltissimo, e non bisogna credere che siano altre le priorità, perché l'enorme tesoro saccheggiato dai clan può tornare alla società civile. Deve.
(08 dicembre 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessun commento: