domenica 24 marzo 2013

provincia di Latina la follia delle centrali a biomasse 1.a parte

Il 21 marzo è stata la giornata mondiale delle foreste come ce lo ricordano le Nazioni Unite e Greenpeace (http://www.vanityfair.it/viaggi-traveller/notizie-viaggio/news/13/03/21/la-giornata-delle-foreste). Secondo uno dei progettisti della centrale a biomasse di Pontinia da 22 MW (la seconda in Italia dopo quella di Bando d'Argenta - Ferrara) a loro non conviene la "filiera corta". Cioè non conviene far produrre all'agricoltura locale biomasse con piante dedicate (granturco, kenaf per esempio vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Hibiscus_cannabinus) oppure mettere a dimora alberi di alto fusto, per esempio pioppeti. La centrale di Bando d'Argenta dopo 7 anni dall'inizio dell'attività utilizza il 10% di prodotti locali provenienti dall'agricoltura regionale, il resto dal  Veneto e dal Brasile con buona pace dell’economia locale. Si è inoltre visto come le superfici richieste per le coltivazioni energetiche siano assurdamente enormi.” (fonte http://edemps.comunicopparesi.it/edemps/forum/tavolo-tematico-ambiente/660631367).  L'ing. Cicerone Giancarlo (progettista della centrale a biomasse Pontinia Rinnovabili srl) il 26 marzo 2007 in un convegno della Confindustria del 26 marzo 2007, parla anche della centrale di Bando D'Argenta (20 mega watt come per Mazzocchio). Nella sua illustrazione l'ing. Cicerone afferma che le centrali a biomasse di Crotone, Bando D'argenta, Stromboli, hanno dimensioni esagerate in quanto non si è partiti nel modo corretto visto che non ci si è basati sui combustibili disponibili nel territorio. Infatti, prosegue il progettista, conviene prendere la biomassa dal Sud America (qualcuno si è chiesto se questo è ammesso dalla normativa, se può trattarsi di deforastazione del più grande polmone verde, l'Amazzonia, della terra?). Secondo l'ing. Cicerone, in base alla produzione tipica italiana, afferma che in base alla produzione di biomassa, le varie regioni italiane (ogni regione) può sostenere (combustibili da biomasse solidi) potrebbero alimentare una centrale che va dai 20 ai 40 Megawatt.Nella stesso convegno lo stesso Ing. Cicerone dichiara che il produttore non ha interesse a far funzionare la centrale a biomasse dopo la scadenza dei finanziamenti pubblici (all'epoca 7 anni).Quindi ci troveremo di fronte all'ennesima cattedrale nel deserto. Difatti nel progetto della centrale di Mazzocchio il piano di rimozione e smaltimento della centrale a biomasse viene giudicato insufficiente dal comune di Pontinia anche come garanzia, considerato il capitale sociale della società (Capitale sociale Capitale sociale dichiarato sul modello con cui e' stato depositato l'elenco soci: 15.000,00 EURO PROPRIETA' Quota di nominali: 15.000,00 EURO vederehttp://pontiniaecologia.blogspot.it/2009/01/cciaa-pontinia-rinnovabili-519.html ).  Secondo i dati di progetto della Pontinia Rinnovabili la centrale darebbe lavoro (per 14 anni) a 15 persone. Quindi grosso impatto sull'ambiente e sulla salute e scarso investimento per il territorio. Nessun vantaggio per l'economia locale (agricoltura) e produzione di componenti cancerogeni. Infatti secondo il professore Federico Valerio (all'epoca della redazione del parere primario dell'istituto oncologico di Genova) le emissioni di componenti cancerogeni aromatici producono effetti pesanti sulla popolazione, benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini. I fattori di emissione disponibili dimostrano come, a parità di energia prodotta, le centrali termoelettriche alimentate a legna inquinino molto di più di quelle a gas naturale. Solo con i finanziamenti che erano stati concessi € 8.128.758 (vedere http://pontiniaecologia.blogspot.it/2007/12/progetto-della-centrale-biomasse.html si possono realizzare 10 aziende (nel settore metalmeccanico e per le energie rinnovabili) aventi ognuna un capannone di 1000 mq coperti, lotto di 5 mila mq, con 5/10 posti di lavoro per azienda . Avremo 50/1500 posti di lavoro, tutte di manodopera locale, a servizio di altre realtà territoriale, le aziende sarebbero autosufficienti per produzione di energia, con la parte eccedente che potrebbe essere ceduta ad altre aziende del consorzio industriale. Resta comunque una follia il solo pensare di sostituire la produzione agricola (per l'alimentazione umana o di animali sempre da destinare poi al consumo umano) con la produzione di energia. A Pontinia se volessimo destinare, per esempio, il 10% della superficie destinata dal Prg alla zona edificabile (cioè i tetti dei fabbricati senza ulteriore consumo del territorio), per installare impianti fotovoltaici (sui tetti dei fabbricati), avremmo l’energia elettrica che oggi viene consumata nell’intero comune per uso domestico e assimilato (ufficio e commercio). Se l'agricoltura deve essere aiutata occorre farlo in altro modo e sopratutto per sfamare le persone e creare posti di lavoro. Sappiamo inoltre che le colture dedicate alla produzione di biomassa hanno bisogno di forte attingimento dell'acqua dal sottosuolo che sta provocando (in alcune zone) salinizzazione delle falde acquifere, cedimenti del terreno con sinkhole (vedere http://host.uniroma3.it/laboratori/idrogeologia/proneareas_list.php?cod=3) che potrebbe aggravare i fenomeni sismici in atto.


 a proposito del processo in seguito al sequestro della centrale di Bando d'Argenta , (fonte http://edemps.comunicopparesi.it/edemps/forum/tavolo-tematico-ambiente/660631367scrive:
Si è recentemente concluso il processo a carico della centrale con sentenze penali a carico dei dirigenti della società San Marco (che gestisce l'impianto), per falsificazione di dati sulle emissioni della centrale di Bando d'Argenta, più una miriade di condanne amministrative e penali per reati ambientali.(fonte: atti del processo).
Si è scoperto che la centrale, non avendo sufficiente combustibile, bruciava materiale in legno trattato (cioè rifiuti) sforando così ampiamente i limiti di legge, in quanto entravano nel forno vernici, solventi, fertilizzanti residui plastici e tanto altro.
Altre informazioni:
Infine l’assessore all’ambiente del Comune di Argenta, ha raccontato tutta la vicenda della centrale a biomasse di Bando di Argenta. Facendo notare come tutte le promesse fatte dai proprietari in fase di progettazione e realizzazione, in termini di ricaduta occupazionale e utilizzo delle produzioni agricole locali, siano state completamente disattese. L’unica ricaduta, ha affermato l’assessore, è stata quella ambientale: più di 100 TIR al giorno che portano allo stabilimento la materia vegetale necessaria, proveniente probabilmente dall’estero, causano un inquinamento acustico e ambientale di notevole entità.
(fonte 

http://www.articolo32.it/documenti/PRIMO%20INCONTRO%20A%20RUSSI%20PER%20LA%20CENTRALE.htm
Si continua:
“Le grandi centrali a biomasse (20,30,40 MW) che i privati stanno proponendo ad alcuni Enti locali (Conselice, Russi, Finale Emilia) non rispondono a logiche di filiera e non hanno nessun legame col territorio. Le rese per ettaro, sia quantitative che economiche conducono inevitabilmente al reperimento sul mercato estero dei materiali da bruciare, con buona pace della riconversione dei nostri agricoltori che dell’ambiente, sul quale graveranno i costi di trasporto.”
(fonte http://www.alessandroronchi.net/2006/biomasse-le-grandi-centrali-sono-fuori-gioco/ 
http://www.leganordbondeno.com/agricoltura/riconversione-degli-zuccherifici-e-agroenergie-delusioni-in-agguato-per-la-nostra-agrico-2.html
Actelios Falck e Eridania Maccaferri hanno siglato un accordo da 300 milioni di euro per sviluppare la produzione di bioenergia negli ex stabilimenti per la lavorazione della barbabietola di Castiglion Fiorentino russi, Fermo e Villasor (Cagliari). Benché la volontà dichiarata sia quella di approvvigionare di materia prima locale le centrali , un moderato realismo fa supporre che non sarà proprio così. Difficile credere nell’uso di olio di girasole, quotato grezzo a più di 550 euro/t , quando si può importare olio di palma grezzo a 400 euro/t. Lo stesso discorso vale per la biomassa da legno. Ne abbiamo un esempio con la grande centrale di Bando d’Argenta. Neanche un pioppo è stato piantato in Italia per alimentare quello stabilimento. E non è l’unico

http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/admin/rla_Documenti/1-2160/RIVA.pdf
Il mercato della biomassa considerato è extraregionale in oltre il 60% dei casi. Questo
aspetto è condizionato dai costi di trasporto, dalla effettiva disponibilità nel territorio in
cui sono inserite le centrali e dai costi del prodotto. Inoltre, è stato riscontrato come gli
impianti di taglie superiori si approvvigionino al di fuori della regione. Dalla Tabella 7 si
osserva come negli impianti di classe di potenza superiore solo il 20% di biomassa è
reperita nell’area della regione di insediamento della centrale.

Al che si può concludere:
- nessun vantaggio per l’economia locale (per lo meno per Bando d’Argenta);
- nessuna piantagione è stata messa a dimora per alimentare la centrale;
- la massa legnosa arriva almeno da fuori provincia, quando non arriva da altre regioni o addirittura dall’estero;
- il procedimento penale sembrerebbe non essersi concluso per i fatti relativi alla centrale di Bando d’Argenta.
Quindi se non ci sono vantaggi per l’amministrazione comunale, per i cittadini, per le aziende del posto, se non c’è significativo incremento dei posti di lavoro, se non c’è un indotto, se l’agricoltura locale e l’economia non hanno miglioramenti, a chi e a cosa serve?
Soprattutto quali potrebbero essere i danni di questo ennesimo progetto sgradito?
Lo vedremo la prossima volta.

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