sabato 3 novembre 2012

i tecnici rubano i soldi ai malati di sla per buttarli sul progetto del ponte di Messina

Sotto il Ponte c’è un contratto segreto NEL 2009 LA REVISIONE DELL’ACCORDO DEL 2006. PROFITTO SICURO PER I COSTRUTTORI FABRIZIO BARCA Il ministro della Coesione sociale e segretario del Cipe (che decide sull’opera) non conosce il contratto, lo ha ribadito in Cdm CORRADO PASSERA Durante la riunione dei ministri il titolare dello Sviluppo economico si è scontrato con il collega di governo di Giorgio Meletti L’imbarazzo del governo nel colossale pasticcio del ponte sullo Stretto di Messina si spiega con l’esistenza di un accordo segreto con il quale tre anni fa la società statale Stretto di Messina spa ha garantito ai costruttori del consorzio Eurolink (Impregilo, Condotte, Cmc) il pagamento della ormai famosa penale che il contratto originario escludeva. L’accordo è stato firmato il 17 aprile 2009 dal presidente della Stretto di Messina, Giuseppe Zamberletti, e dal presidente di Eurolink, Carlo Silva, e siglato per assenso da Pietro Ciucci, nella veste di commissario governativo per la realizzazione dell’opera, una delle sue tre parti in commedia: è anche amministratore delegato della Stretto di Messina, nonché presidente dell’Anas, azionista di maggioranza della medesima società realizzatrice del ponte. PRIMA DI ENTRARE nel dettaglio del contratto segreto, val la pena ricordare che mercoledì sera il Consiglio dei ministri si è arenato proprio su questo misterioso documento. Corrado Passera, come ministro delle Infrastrutture, lo conosce. Fabrizio Barca, ministro della Coesione sociale e soprattutto segretario del Cipe, l’organo di governo che decide sul ponte, ha detto di non disporne neppure in copia. E su questo è passata la sua linea del rinvio di due anni, utili per Barca a trovare il modo di non pagare a Eurolink le penali per centinaia di milioni che Passera era pronto a pagare sull’unghia. Per capire il contenuto esplosivo dell’accordo segreto del 2009 bisogna fare un ulteriore passo indietro, all’11 ottobre 2006. Quel giorno alla Camera dei Deputati la maggioranza dell’Unione votò la mozione con cui si dava al governo Prodi il segnale di stop per il ponte sullo Stretto. Solo sei mesi prima, esattamente il 27 marzo, la Stretto di Messina aveva firmato il contratto per l’affida - mento dell’opera con Eurolink, che aveva vinto la gara internazionale. E subito si cominciò a parlare di penali. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, come al solito, parlò chiaro: “Perché dovremmo pagare una penale? Non gli abbiamo tolto nulla, la società Stretto di Messina sta lì, Impregilo sta lì, cosa vuole, vuole pure una penale per una cosa che non ha fatto?”. Sì, Impregilo voleva proprio la penale per una cosa che non avrebbe fatto. La cosa era chiara fin dal giorno della gara, vinta con un ribasso pazzesco (17 per cento) per un’opera senza precedenti. E infatti, sollecitato da una senatrice dei Verdi, nonché dirigente del Wwf, Anna Donati, Ciucci aveva scritto una lettera molto chiara, datata 9 novembre 2005, in cui escludeva l’esistenza di penali. Testualmente: “Fino all’approvazione del progetto definitivo ed esecutivo da parte del Cipe Stretto di Messina spa può dunque esercitare recesso senza pagare alcuna penale”. Siccome a tutt’oggi il Cipe non ha approvato il progetto, perché si parla invece di penali? Proprio perché nel 2009 Ciucci e Zamberletti hanno avuto una pensata notevole. In seguito allo stop decretato dal governo Prodi nel 2006, tutta l’operazio - ne si è fermata, ma Eurolink, ancora titolare di un contratto, ha deciso di aprire un contenzioso, dicendo che la dilatazione dei tempi le aveva procurato danni per 134 milioni di euro. E fu subito transazione, ma segreta, che non è un bel vedere quando si parla di denaro pubblico. “Il presente accordo transattivo ha carattere riservato”, firmano Zamberletti e Ciucci. E non a caso. CON UN ESEMPIO DI “DIRITTO CREATIVO”, infatti, hanno modificato un contratto derivante da gara pubblica, cosa che anche il profano troverebbe strana. Per esempio, le condizioni della gara dicevano che il costruttore doveva garantire un “prefinanziamento” pari al 10 per cento dell’opera, Eurolink ha offerto di portarlo al 15 per cento, e a gara vinta, con l’accordo del 2009, si è tornati al 10 per cento. Ma il colpo del maestro è l’articolo 6. La penale del 10 per cento, che scattava solo dopo approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe, è ridotta al 5 per cento, ma scatta se l’opera non è partita 540 giorni dopo l’approvazione del progetto da parte della Stretto di Messina. La quale il progetto l’ha approvato all’inizio dell’estate 2011. Contate quando scadono i 540 giorni, e vedrete che manca poco. Il governo nel suo comunicato di mercoledì sera ha scritto che il rinvio delle scadenze per un paio d’anni “dovrà essere accettato dal contraente generale tramite la sottoscrizione di un atto aggiuntivo al contratto vigente”. A Eurolink basta un cortese “no grazie!”, e le penali scatteranno: proprio quei 300 milioni quantificati da Passera nelle bozze della legge di Stabilità. Come disse Woody Allen (La dea dell’amore, 1995): "Prevedo disastri, prevedo catastrofi... Peggio: prevedo avvocati”. Il fatto quotidiano 3 novembre 2012 BUTTANO I SOLDI PER IL PONTE E LI TOLGONO AI MALATI DI SLA LA CRUDELTÀ DEL RIGORE: ZERO SOLDI PER I MALATI DI SLA IL GOVERNO NON RIESCE A TROVARE 300 MILIONI PER IL FONDO PER I DISABILI PIÙ GRAVI. GLI AFFETTI DA SCLEROSI IN RIVOLTAdi Silvia D’Onghia LA PROTESTA Una settimana di sciopero della fame, 20 giorni di tempo e un ultimatum: “Passeremo il Natale sotto il ministero e Stefano Feltri Sulla maglia rossa che Salvatore Usala ha indossato per accogliere Elsa Fornero, a Cagliari, c’era la frase di Russell Crowe nel Gladiatore : “Al mio segnale scatenate l'inferno”. Usala è uno dei malati di Sla, rimasti una settimana in sciopero della fame, il cui destino è appeso a un difficile negoziato tra Parlamento e governo. Perché in una legge di Stabilità (la ex Finanziaria) da 11,6 miliardi non si trovano le risorse per l’assistenza dei malati di sclerosi laterale amiotrofica che non possono vivere senza un sostegno quasi costante. LA STORIA di questi soldi è complessa. La spiega Donata Lenzi, deputata del Pd: “Il Fondo sociale nel 2008 aveva 2 miliardi, ora ha soltanto 35 milioni. E serve per pagare gli asili nido, il sostegno alle famiglie, la lotta alla povertà. Poi c'era il fondo per la non autosufficienza, che era 400 milioni e da due anni è azzerato”. I Comuni e le Regioni hanno sopperito come potevano al taglio dei fondi, poi hanno iniziato a tagliare i servizi. I malati di Sla avevano un trattamento a parte: ogni anno l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti recuperava 100 milioni per loro dal cosiddetto “fondo Letta”, un giacimento da 900 milioni che il governo spendeva come credeva. Poi il governo Monti ha azzerato il fondo Letta, così da evitare gli sprechi che questo alimentava. Ma nella bonifica, sono spariti anche i soldi per i malati di Sla. Morale: ora si deve negoziare metro per metro, euro per euro. Mancano 600 milioni per la non autosufficienza. Ma il compromesso su cui stanno ragionando il ministro del Welfare Fornero e i due relatori della legge di stabilità (Pier Paolo Baretta, Pd, e Renato Brunetta, Pdl) è attorno ai 300 milioni. Non soltanto per i malati di Sla, ma per tutti quelli con gravi disabilità. I dettagli contano: se i soldi si mettono sull’assistenza a domicilio, invece che su quella ospedaliera, si tutelano più persone con meno risorse. Di questo si sta discutendo con il ministero della Sanità di Renato Balduzzi. Il problema grosso sarà con il Tesoro di Vittorio Grilli: il ministro non vuole che i saldi cambino, questo significa che bisogna spostare le coperture da una parte all’altra, “e lo faremo, questo scandalo non può ripetersi ogni anno”, dice Baretta del Pd. ALBERTO DAMILANO è un medico piemontese, da tre anni è malato di Sla, costretto a letto e attaccato a un respiratore e a un sondino, comunica esclusivamente mediante un puntatore oculare. Alberto è uno dei malati che il 21 ottobre sono entrati in sciopero della fame. Aderendo all’appello lanciato dal Comitato 16 novembre, ha spiegato così la sua scelta: “Non so cosa succederà, non so dire se resisteremo, ma di una cosa son certo: che ci sono passaggi, anche nelle piccole storie individuali, in cui la dignità di una persona è un bene assoluto”. I primi giorni erano venti persone, poi sono diventate 50. “Ora ce ne sono oltre un centinaio pronte a ricominciare”, spiega la vicepresidente della onlus, Mariangela Lamanna. Se il governo non risponderà entro il 20 novembre, la protesta riprenderà. “E sarà a oltranza – prosegue –. Abbiamo minacciato di portare il Natale sotto il ministero dell’Economia. E, visto che la condizione dei malati è già precaria, non possiamo escludere un epilogo drammatico”. Stavolta non basteranno le lacrime della Fornero, quando mercoledì scorso non ha potuto garantire quei soldi. I malati sono esasperati, ed è comprensibile, vista l’odissea cui sono stati sottoposti: quattro incontri con il governo in sei mesi, tutti inutili. “È importante che sia passato un messaggio: noi non lottiamo soltanto per i malati di Sla, ci siamo fatti portavoce della protesta di tutti i disabili gravissimi cui è stato negato il fondo per l’autosufficienza” Il fatto quotidiano 3 novembre 2012

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