sabato 24 marzo 2012

turbogas a Sermoneta indaga la procura per i danni alle persone

Sermoneta, indagini della Procura su potenziali danni alla salute causati da una cartiera

Nel mirino la Ideal Cart che utilizza un impianto per trasformare il metano in energia elettrica

Cerca e ricerca, nelle carte del Comune e del Consorzio industriale Roma-Latina non sembra esserci traccia, ma sulla turbogas fantasma è stata aperta un'inchiesta. L'impianto che trasforma il gas in energia elettrica, sconosciuto alle istituzioni, è al centro di un contenzioso tra una famiglia e i titolari di una cartiera sotto Sermoneta, la Ideal Cart, che utilizza la mini centrale "con congrui risparmi energetici".

E la vertenza è finita al centro dell'indagine della procura del capoluogo pontino. Il pm Eleonora Tortora vuole accertare se ci siano o no pericoli potenziali per la salute causati dalla turbogas nell'area industriale di Borgo Tufette. I reati ipotizzati sono inquinamento ambientale e acustico e lesioni colpose. Finisce così a Palazzo di giustizia la battaglia ingaggiata dagli avvocati Maria Belli e Giada Gervasi a difesa di alcuni residenti del Comune montano.

Ad avviare il contenzioso contro la turbina a gas è stata una famiglia che dal 2006 segnala i rischi per l'incolumità pubblica innescati da una mini-centrale inesistente nelle carte, ignota sia al Comune sia al Consorzio dell'area industriale Roma-Latina ma che "incombe sulla salute degli abitanti dell'area". A scoprire l'esistenza dell'impianto sono stati i coniugi Erica Giannini e Paolo Sevagian che nel dicembre di sei anni fa, acquistato un lotto di terreno, volevano realizzarvi un'azienda di apparecchi elettromedicali, ignari di vivere e lavorare a pochi metri dalla turbina a gas. "Prima dell'acquisto", raccontano, "ci eravamo accertati, forti della documentazione pubblica a disposizione, che nell'area non c'erano siti inquinanti e, soprattutto, che l'azienda confinante con noi non utilizzava lavorazioni chimiche o batteriche o impianti nocivi alla salute".

"Dal Consorzio industriale Roma-Latina", raccontano i coniugi, "avevamo avuto l'assicurazione che non c'era pericolo alcuno e così, acquistato il terreno, abbiamo chiesto l'autorizzazione per realizzarvi la nostra azienda". "Solo dopo quattro mesi", continuano i Sevigian, "dalla cartiera confinante è arrivata una lettera che ci informava che "per sua natura, l'impianto di cogenerazione mediante turbogas rappresentava comunque una fonte di inquinamento acustico e atmosferico".

"Ci si è aperta la terra sotto i piedi, la missiva manifestava anche dubbi sul permesso rilasciato dal Comune di Sermoneta che, secondo l'impresa, non avrebbe "tenuto conto dei rischi di esposizione ad agenti inquinanti dei futuri occupanti"". Come dire, è meglio che cambiate indirizzo. Con quella lettera, insomma, i Sevigian scoprono l'esistenza della turbina a gas "a una trentina di metri" da loro. Le sorprese non finiscono. "Da verifiche successive", ricordano, "abbiamo accertato che nessuno nella zona era al corrente dell'esistenza di quell'impianto".

"Solo il Comune di Sermoneta risultava aver lasciato un'autorizzazione alla realizzazione della struttura", ancora i coniugi, "abbiamo chiesto allora la documentazione ma non siamo mai riusciti ad averla". Intanto la famiglia Sevigian si trasferisce nel fabbricato che aveva fatto costruire con i suoi risparmi. "Dopo le nostre richieste, l'Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, iniziò a controllare l'area accertando nel 2008 che l'impianto era fuori legge per l'inquinamento acustico in un ambiente abitato". Tempo qualche mese e arrivano due buone notizie.

"Mia moglie era incinta", racconta Paolo Sevigian, "e dagli esami risultava in buona salute, si era sottoposta anche a un'ecografia della tiroide con esito negativo". Ma a pochi mesi dal parto la donna comincia "a perdere i capelli e a soffrire di disturbi alimentari". Si sottopone a un'altra ecografia e compaiono "alcuni noduli alla tiroide". Gli esami clinici non escludono che a causarli fosse stato l'inquinamento della vicina azienda, l'esposizione cronica della donna a fattori ambientali esogeni quali le radiazioni ionizzanti prodotte dalla turbina a gas.

"Dopo un primo esposto", spiega l'avvocato Belli, "è stata riscontrata la violazione dei parametri di legge per le emissioni acustiche e atmosferiche, che ha portato alla condanna dell'azienda e al pagamento di un'ammenda". "Nel dicembre scorso", continua il legale dei Sevigian, "in un nuovo esposto sono stati ipotizzati pericoli e danni potenziali all'incolumità pubblica determinati dalla mini centrale energetica". Ora la procura indaga e ha già disposto l'acquisizione di tutta la documentazione per accertare se sia regolare quell'autorizzazione rilasciata "in gran segreto".(roma.repubblica.it)

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