“L’acqua non basta per tutti”. Allarme dell’Onu: “In futuro tensioni tra i Paesi” Secondo l'ultimo rapporto dell'Unesco, presentato al VI Forum internazionale sull’acqua, un miliardo di persone al mondo vivono senza risorse idriche potabili. La questione riguarda anche l'Italia: "Il numero di persone che può disporne è diminuito rispetto al 1990. E la situazione è destinata a peggiorare"In suo nome potrebbero combattersi le guerre del terzo millennio. Al pari dell’oro nero, l’acqua sta diventando una risorsa sempre più strategica e preziosa. Tanto da essere spesso definita “oro blu”. Le cifre sono impietose. Ancora troppe persone nel mondo vivono senz’acqua potabile. Un miliardo. È il dato che emerge dal nuovo rapporto dell’Unesco, “La gestione dell’acqua in condizioni d’incertezza e di rischio”, sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali, presentato a Marsiglia nel corso del VI Forum internazionale sull’acqua.
Le Nazioni unite denunciano come “l’aumento considerevole della domanda di acqua in tutti i settori di maggior consumo – agricoltura, produzione di energia, industria e uso quotidiano -, unito alle pressioni esercitate dai mutamenti climatici, rischiano di ridurne ulteriormente la disponibilità in molte zone del mondo. E di aumentare le disparità economiche tra alcuni paesi o regioni diverse dello stesso territorio, a danno dei più poveri”. L’Onu mette in guardia dal “rischio che i cambiamenti climatici possano esasperare tensioni attuali e future in materia di risorse idriche. L’acqua è alla base di tutti gli aspetti dello sviluppo. Rappresenta, infatti, il mezzo principale attraverso il quale i cambiamenti climatici influenzano l’ecosistema terrestre e quindi la sopravvivenza e il benessere delle società”. Basti pensare, sottolinea la rivista Nature in un articolo di commento, che “tre nazioni – India, Cina e Stati Uniti – da sole utilizzano un terzo dei circa 4mila chilometri cubi di acqua adoperata ogni anno nel pianeta”.
Non è, però, solo un problema dei paesi del terzo mondo. Anche in molte zone dell’Europa meridionale e dell’America tanti rubinetti restano a secco. Secondo il rapporto, “nei prossimi decenni i flussi idrici estivi tenderanno a ridursi dell’80 per cento in Europa meridionale e in una parte centrale e orientale del Vecchio continente”. La questione, pertanto, riguarda direttamente anche l’Italia. “Il numero di persone che può disporre di acqua corrente nelle città – si legge nel rapporto – è diminuito rispetto alla fine degli Anni ’90”. Siccità e agricoltura intensiva le cause principali della carenza di oro blu. E la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi 25-30 anni, per il previsto incremento dell’urbanizzazione. L’Onu stima che “la popolazione mondiale toccherà i 9 miliardi nel 2050 e il bisogno di acqua per i soli processi di produzione di combustibile s’innalzerà del 50 per cento”.
Ma le richieste maggiori verranno soprattutto dall’impennata della domanda alimentare. “Già oggi circa il 70 per cento dei consumi d’acqua dipende dall’agricoltura – si legge su Nature -. A fronte di questo dato, centinaia di milioni di persone nel mondo non hanno accesso ad acqua pulita e questo li espone fortemente al rischio di morire per dissenteria”. Secondo la Fao - l’organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura per sfamare una persona servono attualmente dai 2mila ai 5mila litri d’acqua al giorno e la stima delle Nazioni Unite sulla produzione di cibo entro il 2050 è di un aumento del 70 per cento. Con un conseguente incremento, stimato nel 19 per cento della richiesta di acqua. Un dato che potrebbe essere molto più alto se i raccolti e l’efficienza della produzione agricola non miglioreranno notevolmente nei prossimi anni. Ad aggravare la situazione il consumo del suolo: “un quarto delle terre del pianeta è già deteriorato”.
Per correre ai ripari 191 paesi avevano firmato in passato la convenzione Onu per la lotta alla siccità, che si prefiggeva di trovare strategie a lungo termine per conservare e gestire acqua e suolo. L’ultima ratifica risale al 1997. Ma da allora poco è cambiato.
“Le crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica sono enormi problemi, presi singolarmente, ma combinate fra loro possono avere effetti devastanti sulla sostenibilità globale” – conclude il rapporto dell’Unesco -. L’acqua è l’unico mezzo attraverso il quale è possibile affrontare congiuntamente le grandi crisi globali”. Per questo ha deciso di mettere l’oro blu sarà in cima all’agenda del summit sulla Terra di Rio de Janeiro, che si svolgerà il prossimo giugno.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/16/lacqua-basta-tutti-allarme-dellonu-futuro-generera-tensioni-paesi/197784/
Forum mondiale sull’acqua, le vie alternative sull’oro blu La vicinanza dell’acqua si sente. È quella del mare di Marsiglia, che lambisce le banchine del porto. L’odore di salsedine arriva fino al Dock des Suds, dove per quattro giorni si incontrano donne e uomini provenienti da tutti gli angoli del pianeta per discutere del futuro dell’acqua, minacciata dalle grandi privatizzazioni globali. Colori, musiche, idee, esperienze si mescolano e si riflettono in una città simbolo della fusione di culture e popoli diversi. L’acqua è una fonte di vita e non di profitto. È questo il principio che vogliono difendere i partecipanti del Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua (Fame) che si svolge in questi giorni nella città francese. Cittadini, organizzazioni non governative, attivisti, sindacalisti e associazioni che cercano soluzioni al deterioramento degli ecosistemi idrici e alla limitazione dell’accesso all’acqua e che rifiutano la logica di mercato che favorisce il settore privato.
Un modello riproposto invece dai rappresentanti dei governi e delle grandi società private internazionali, riuniti a pochi chilometri di distanza nel World Water Forum, al Palazzo dei Congressi e delle Istituzioni, nel centro di Marsiglia. Qui i grandi del mondo prendono decisioni riguardo l’oro blu, una risorsa sempre più preziosa e quindi sempre più nelle mire dei soggetti che detengono l’oligopolio economico. Secondo i dati dell’Unesco, 884 milioni di persone, vale a dire il 13 per cento della popolazione mondiale, non hanno accesso a una fonte di acqua potabile, mentre sono 2,6 miliardi, il 39 per cento del totale, a non avere accesso a servizi igienici adeguati. Dimezzare il numero delle persone che non dispongono di acqua potabile è uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, adottati dall’Onu nel 2000, che deve essere raggiunto entro il 2015. L’acqua infatti è usata solo marginalmente (il 10 per cento) per l’alimentazione diretta delle popolazioni, mentre è in gran parte sfruttata a fini agricoli (70 per cento) e industriali (20 per cento).
“I grandi riuniti al forum ufficiale utilizzano la stessa retorica e gli slogan presi dai movimenti internazionali dell’acqua, rubano i valori e i principi che sono da sempre quelli della società civile, ma non potranno mai parlare di beni comuni”, denuncia Paolo Carsetti, del Comitato italiano per l’Acqua. “Il fatto che il meeting ufficiale sia stato disertato mentre in quello alternativo si contano più di 3.000 persone è già un ottimo risultato”. Le organizzazioni della società civile sostengono l’illegittimità del forum governativo, portatore dei valori neoliberisti delle grandi imprese che controllano le fonti di acqua per attività estrattive, per lo sfruttamento minerario o degli idrocarburi, per l’agroindustria, per l’industria turistica, per i grandi progetti idroelettrici. Credono sia fondamentale invece riappropriarsi del ruolo sociale e ambientale della gestione dell’acqua, proprio a partire dalla risoluzione Onu di luglio 2010 che l’ha riconosciuta come diritto umano e che ancora attende di essere realizzata nei fatti.
Negli oltre cinquanta atelier organizzati si mischiano le voci delle comunità rurali del Sud America, dove la terra è divorata dalle grandi multinazionali, delle donne africane che ogni giorno percorrono chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua dai pozzi, dei movimenti locali delle città europee che difendono la gestione pubblica della risorsa. L’impressione è di assistere a grande mobilitazione, variegata e plurale, in nome di un obiettivo comune. “Le lotte sociali che si stanno espandendo in Argentina, Colombia e in tutta l’America Latina hanno a che vedere con il diritto alla vita e con l’appartenenza al territorio”, spiega Oscar Olivera, uno dei leader della battaglia per l’acqua di Cochabamba del 2000 in Bolivia, quando i movimenti sociali costrinsero l’allora governo autoritario di Hugo Banzer a bloccare la vendita dell’acqua alla multinazionale Bechtel. “La voracità del capitale internazionale utilizza il suo potere con forme molto sottili che non passano più per i governi, ma per gli interessi delle multinazionali. Questo dimostrano anche le crisi che si stanno vivendo in Italia, Spagna, Grecia e nei paesi arabi”.
A Marsiglia, dunque, si confrontano due modelli di sviluppo e due idee di futuro. E la città – emblema della privatizzazione delle risorse idriche legata ai nomi francesi di Veolia e Suez – può trovare un suo riscatto nel movimento alternativo. Dal Fame usciranno nuove linee di azione, le ramificazioni di una rete territoriale determinata a fare sentire il proprio peso politico. Una carovana dell’acqua che dal porto di Marsiglia porterà una eco di solidarietà in tutto il mondo.
di Francesca Gnetti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/16/forum-mondiale-sullacqua-alternative-sulloro/197783/
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