giovedì 22 marzo 2012

discarica di Borgo Montello: scavi dei fusti tossici e nuovi misteri

Più si scava sui fusti tossici e più spuntano fuori misteri. Il denominatore comune è però sempre lo stesso: negli anni in cui si sospetta siano stati sepolti i pericolosi rifiuti nella discarica di Borgo Montello, nonostante denunce e segnalazioni varie, indagini approfondite non sono mai state effettuate.

Lunedì scorso i rappresentanti di Legambiente e Libera, Marco Omizzolo e Antonio Turri, hanno depositato un esposto in Procura, sollevando dubbi sull'appalto affidato dal Comune per effettuare gli scavi a Montello e cercare eventuali tracce di fusti tossici nella discarica S0. I vertici delle due associazioni hanno chiesto che la magistratura nomini dei propri periti a cui far seguire i lavori, ma soprattutto hanno sostenuto che scavare nell'S0 forse e un errore e, al fine di evitare di sperperare denaro pubblico e non arrivare poi mai alla verità, che sarebbe meglio scavare nell'S1 e nell'S2, bacini attivi negli anni in cui il pentito di camorra Carmine Schiavone dichiarò che le mafie utilizzavano come «cimitero» di veleni la discarica. Il sito giusto in cui scavare, però, forse è ancora un altro. L'unica traccia oggettiva di possibili fusti tossici interrati è quella del fusto che venne riportato alla luce e distrutto da una trivella, mentre la società «Ecoambiente», nella seconda metà degli anni novanta, stava effettuando i lavori per mettere in sicurezza la discarica. Qualche tempo prima erano spuntati fuori veri e propri laghi di percolato, liquido inquinante prodotto dalla macerazione dei rifiuti, e, tra società fallite e altre affatto intenzionate a bonificare l'area come ordinato dal Comune, si occupò di S1, S2 e S3 «Ecoambiente», mentre S0 è sempre rimasta di proprietà del Comune. Durante i lavori, una trivella tirò fuori uno strano fusto, che venne fotografato dalla polizia provinciale, impegnata nell'ennesima inchiesta sulla discarica. Sulla vicenda venne trasmessa un'informativa alla Procura, a un magistrato oggi in pensione, ma anche in quel caso non risulta che siano mai stati fatti scavi per arrivare alla verità. E la stessa relazione commissionata nel 1995 all'Enea, oltre a individuare masse ferrose nell'S0, forse i 760mila chili di omogeneizzati frutto di un sequestro della Procura, evidenzia anomalie sull'S3. Un altro «giallo».
Clemente Pistilli www.dimmidipiut.it La Provincia

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