martedì 1 giugno 2010

acqua potabile solo per deroga

Latina Oggi, Lunedì 31 Maggio 2010

In Provincia dieci comuni fuori norma
Acqua potabile solo per deroga
Concentrazioni di arsenico oltre i limiti

La legge in materia prevede l’impegno ad informare la cittadinanza dei rischi ma Acqualatina non pubblicizza la vicenda


I CASI IN ITALIA
IL primato dell’acqua «non a norma» va alla Campania, in deroga permanente da ben sette anni perché dal 2002 non riesce a far rientrare i livelli di fluoro. Ma l’elenco delle Regione che oltre i limiti di legge è piuttosto lungo: il Lazio vi compare dal 2006 (fluoro, arsenico e vanadio oltre i limiti), la Toscana dal 2003 (prima magnesio e solfati, poi arsenico, boro e trialometani a cui si sono aggiunti i cloriti), la Lombardia dal 2004 (arsenico) come il Piemonte (arsenico e nichel, rientrato del 2008) e la Puglia (cloriti fino al 2006 etrialometani) . Nel 2009 ben otto regioni hanno rinnovato la richiesta, ma anche in questo caso la situa zione non si è modificata. Per il 2010 sono in attesa di un responso Lazio, Toscana, Trentino, Lombardia e Campania ma l’iter ora è più complicato. Dovranno attendere la valutazione del comitato scientifico Scher dell’Unione Europea che si esprimerà sulla validità dei piani di intervento. E dal 2012 niente più deroghe.

L’ACQUA del rubinetto viene bevuta in deroga in moltissimi comuni della provincia tra cui spiccano Latina, Cisterna, Aprilia, Sabaudia e San Felice Circeo. A denunciare la situazione è il giornale on line «Salvagente». Sotto accusa c’è l’acqua di mezza Italia, bevibile per legge ma non certo per caratteristiche chimiche. Arsenico, boro, fluoro, nitrati, vanadio e trialometani le sostanze maggiormente presenti nelle acque italiane. Una colpa che sarebbe da attribuire all’ori - gine vulcanica, anche se non si può escludere una certa influenza della mano dell’u omo. Nella Regione Lazio sono ben 92 i comuni che hanno dovuto chiedere una deroga nel 2009. Tante erano infatti le ammin istra zioni non a norma sparsi tra Viterbo, Roma e Latina. L’ultimo decreto del Ministero della Salute che concede deroghe è datato marzo 2010 e conferma anche per quest’anno tolleranza per vanadio, clorito e trialometani. Non è specificato per quali territori e non fornisce un quadro completo perché l’e m e rge n z a colpisce anche fluoro, arsenico e boro. In zona i comuni coinvolti sono ben 10 su 33: Latina, Aprilia, Cisterna, Cori, Sermoneta, Pontinia, Sabaudia, San Felice Circeo, Sezze e Priverno dove si registra la presenza di Arsenico. In pratica in oltre un terzo della provincia di Latina l’acqua si beve in deroga. A questi bisogna poi aggiungere anche Anzio e Nettuno, che si trovano in provincia di Roma ma che comunque sono parte integrante dell’Ato 4 (l’ambiente territoriale ottimale) così come la stragrande maggioranza delle amministrazioni del comprensorio pontino. In realtà non si tratta di nulla di scandaloso per le zone di origine vulcanica e dell’orografia complessa, che rende le nostre acque naturalmente ricche di metalli pesanti. E per rimediare c'è comunque una scappatoia. Lo prevede la stessa legge 31 del 2001, adeguamento di una direttiva europea: le amministrazioni che si rendono conto di avere parametri non in regola possono fare richiesta di deroga alla Regione, che a sua volta la gira al Ministero della Salute, che, ascoltato il parere Consiglio superiore di sanità, concede che l'acqua venga comunque destinata «a uso umano» e bevuta, ma a certe condizioni. Tra queste, la presentazione di un piano di interventi per bonificare le acque, e l'impegno a informare la cittadinanza del problema. Fino a oggi non è mai successo che il ministero rifiutasse una deroga. Peccato però che allo stato attuale non si è visto un comune o una società distributrice «pubblicizzare» la vicenda. Ed anche qui in provincia non facciamo eccezione. Mentre sarebbe molto più utile che Acqualatina, l’azienda che gestisce il servizio idrico dell’Ato4, informasse la cittadinanza sui rischi derivati dall’alta concentrazione di arsenico. Invece la società non sembra interessata ad affrontare l’argomento. L’ultima volta che l’ha fatto in riposta ad un’inchiesta (maggio 2005) l’ufficio stampa affermò che non c’era nessun pericolo. «Lì dove le percentuali di arsenico sono superiori a quelle consentite - spiegarono - facciamo entrare acqua da fonti i cui valori sono bassi. Dunque si può bere». Ma sarebbe comunque utile sapere se negli ultimi cinque anni si sono fatti passi avanti prevedendo un piano di bonifica. E non consola sapere che le amministrazioni «non a norma» sono diminuiti in maniera sensibile, né sapere che casi peggiori si riscontrano in altre nazioni. «A dispetto delle apparenze in alcune zone d’Italia - afferma Renato Drusiani, responsabile Acqua per Federutility, la federazione delle imprese energetiche e idriche - si è lavorato molto in questi anni e si è investito tanto sulla qualità dell'acqua. E poi l’Italia non è messa peggio di altri paesi. Il problema delle deroghe per lo più è stato originato dal fatto che, con il recepimento della direttiva europea, sono stati abbassati drasticamente i limiti ammissibili delle sostanze indesiderate, e di colpo molti Comuni si sono trovati non in regola ».

L.A.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tombolillo Santo subito! Cacci subito quella schiera di lecchini ciuccia soldi che ci porta appresso. Li deve cacciare subito! W Tombolillo W Berlusconi

giorgio libralato ha detto...

non capisco il collegamento con l'argomento .....