sabato 22 agosto 2009

10 milioni a testa per la centrale a turbogas

Si avvicina l’incontro del coordinamento del 24 agosto alle ore 20 presso l’aula consiliare di Pontinia per preparare la difesa del territorio dall’assalto della centrale a turbogas progettata a Mazzocchio, in vista della riunione per la revisione della VIA e l’istituzione della VAS.
Grazie alla sensibilità del Ministero dell’Ambiente, già dimostrato in diverse occasioni a tutela del Parco Nazionale del Circeo, del Lago di Sabaudia, della riapertura dei passaggi delle dune, hanno trovato ascolto le segnalazioni, lamentele, proposte dei cittadini, delle associazioni e delle amministrazioni locali, verso un progetto sbagliato perché incompatibile con il territorio.
A causa, invece, dei governi che si sono succeduti e alla mancata attuazione del protocollo di Kyoto (diminuzione delle emissioni) e della direttiva 20/20/20 (riduzione delle emissioni, dell’efficienza energetica e della produzione di energia naturale e rinnovabile del 20% entro il 2020) ciascun cittadino italiano dovrà pagare circa 10 milioni di euro di sanzioni.
Mentre altri statisti, economisti, imprenditori (di altri paesi è ovvio) puntano su queste risorse per diminuire gli effetti della catastrofe ambientale già in atto, per l’economia del presente e del futuro, per ridurre le tensioni sociali, lotte e speculazioni i nostri governati sono alle prese con altre faccende.
Tra disquisizioni sul consiglio di direzione della Rai, dei dialetti, sull’ora di religione, sulle escort e sugli scandali di vario genere restiamo indietro e paghiamo a caro prezzo, mentre il resto del mondo corre in altra direzione.
Questi errori o se preferite mancanza di volontà ci costano:
- salute (l’aumento delle emissioni significa aumento vertiginoso di malattie gravi non solo dell’apparato respiratorio ma anche cardiovascolare, dopo la denuncia di un Parroco di Aprilia e del Sindaco di Pontinia tutto tace. Non vedo, non sento, non parlo);
- economico a livello locale (le amministrazioni comunali, provinciali e regionali e quindi i cittadini, pagano in modo salato la mancata conversione degli edifici pubblici verso l’energia naturale e rinnovabile, il mancato aumento dell’efficienza);
- di produzione e concorrenza del mercato agricolo di qualità grazie alla perdita del riconoscimento delle produzioni di origine e di qualità;
- di posti di lavoro (in Germania circa 50 mila nuovi occupati l’anno nell’industria naturale e rinnovabile che ha superato la mitica industria automobilistica).
Questo è ancora più grave per una provincia in forte recessione, con perdita di migliaia di posti di lavoro e soprattutto con un clima adatto all’energia solare.
Mentre la Regione Lazio già produce il doppio dell’energia che consuma che diventerebbe il triplo se venissero costruite le 12 centrali a turbogas e il quadruplo con le circa 30 centrali a biomasse progettate nella Regione Lazio.
10 milioni a testa per non saper dire di no a progetti sbagliati e superati e sì all’energia naturale e rinnovabile, ad una migliore qualità della vita.
Pontinia 22 agosto 2009 Ecologia e Territorio Giorgio Libralato

ECONOMIA

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/economia/tariffe/costi-kyoto/costi-kyoto.html?rss
Gas serra, il governo a caccia di 555 milioni. I nostri produttori
di elettricità hanno superato i livelli di emissione concessi dall'Ue
Così pagheremo nella bolletta
i ritardi sul protocollo di Kyoto
Il sottosegretario Saglia: "L'impatto sulle tariffe sarà inevitabile, adesso limitiamo i danni"
di LUCA IEZZI


ROMA - Con il pianeta si riscalda anche la bolletta degli italiani. Il ritardo sull'adempimento del protocollo di Kyoto per la prima volta peserà direttamente nelle tasche dei consumatori visto che il governo è alla disperata ricerca di 555 milioni entro la fine dell'anno (diventeranno 840 nel 2012). Gran parte di questa cifra finirà nelle tariffe elettriche durante l'anno prossimo.

Tutto inizia con i tetti alle emissioni di anidride carbonica che l'Italia ha contrattato con l'Ue nel 2007: 201,63 milioni di tonnellate l'anno per il quadriennio 2008-12 contro i 230 milioni richiesti. Le quote di emissione sono state poi assegnate con un piano nazionale ai vari settori (come produttori elettrici, acciaierie, cementifici).

Le società elettriche denunciarono che quote così basse avrebbero bloccato la costruzione di nuove centrali con il paradosso di non poter rinnovare (e quindi rendere meno inquinante) il nostro sistema elettrico. Così nel 2008 il governo si è impegnato a garantire 16,93 milioni di tonnellate ai nuovi entranti (cioè a quelle centrali che non avevano ancora ottenuto l'autorizzazione ad emettere gas serra) e "a tutti i nuovi entranti le quote di Co2 eccedenti questo tetto", come ricorda il Comitato di controllo guidato dal Direttore generale del ministero dell'Ambiente Corrado Clini.

Ora si tratta di pagare. Secondo le stime del Comitato, i nuovi entranti avranno bisogno di crediti per 56 milioni di tonnellate: 37 milioni già nel 2009, cioè ben oltre la riserva accordata. Il governo - a meno che le imprese non rinuncino a quanto garantitogli per legge - deve andare sul mercato dei diritti ad emettere Co2 e comprarli all'asta dalle imprese comunitarie che sono sotto i loro tetti di emissione.



Se non lo fa, sempre secondo il Comitato, la sanzione inflitta dall'Europa sarà di 5,6 miliardi nel 2012. Acquistare i diritti di emissione ora costa meno: 555 milioni, ma visto lo stato delle finanze pubbliche ci si orienta per chiedere un anticipo alla Cassa Depositi e Prestiti per far fronte alle scadenze di fine anno. Anticipo da ripagare con un aumento in bolletta dal 2010.

"Cercheremo di ridurre il conto finale il più possibile - spiega Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico - è stato negoziato un tetto troppo basso dal precedente governo e abbiamo già avviato contatti informali con la Commissione Ue per riaprire una trattativa, ma alla fine questo tipo di costi ricadrà sulle tariffe elettriche. Dobbiamo ancora confrontarci con il ministero dell'Economia su questo punto". Anche se tra i tecnici è dato per scontato un decreto già entro settembre.

Il costo per emettere una tonnellata aggiuntiva di Co2 al momento è di 15 euro, ma è un mercato ancora molto instabile. L'Italia - contribuendo a progetti per ridurre le emissioni in Paesi in via di sviluppo (soprattutto nel Mediterraneo) - potrebbe ottenere crediti riconosciuti dal protocollo di Kyoto a metà prezzo (8 euro), ma l'Europa non consente di utilizzarne oltre una certa quota e il nostro Paese ha già esaurito la sua.

(20 agosto 2009)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

LIBRALATO DESTRA O SINISTRA SONO TUTTI UGUALI...BEATO TE CHE ANCORA TI ILLUDI CHE CI SIA QUALCUNO CHE RAGIONA IN MANIERA DIVERSA. LA QUESTIONE DEL CENTRO COMMERCIALE A MESA NON E' MENO IMPORTANTE DEL DISSESTO O DELLA TURBOGAS. A PROPOSITO MA IL 24 E' STATO INVITATO PURE IL VICE-SINDACO SUBIACO? SICURAMENTE PORTERA' IL SUO CONTRIBUTO CONTRARIO.

PS FATELA FINITA DI PRENDERE PER IL C....LE PERSONE. NON ABBIAMO PIU' L'ANELLO AL NASO!

giorgio libralato ha detto...

L'educato e pertinente commento di cui sopra si è scordato o non ha letto altri post su destra e sinistra che sono pari esattamente in materia di rifiuti, inquinamento, centrali, inceneritori, ecc.