tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-13-marzo-2025/
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UCRAINA, PUTIN NON CHIUDE ALLA TREGUA, MA PRETENDE IL KURSK, E CHIEDE UN NUOVO INTERVENTO DI TRUMP (CHE FORSE ACCETTA). “Sì a un cessate il fuoco, ma solo se porta a una pace duratura”. Dalla posizione di vantaggio in cui si trova sul fronte bellico e su quello diplomatico, Vladimir Putin accoglie con un “nì” l’intesa su una tregua di 30 giorni trovata da Usa e Ucraina a Gedda. Sulla strada di un accordo per far tacere le armi “ci sono diverse sfumature”, ha detto il presidente russo, e il punto nodale dell’intera situazione è il Kursk, dove da giorni le forze di Mosca stanno guadagnando terreno contro quelle di Kiev che tentano di occupare stabilmente la regione dall’agosto 2024. “Stiamo avanzando lungo tutto il fronte di guerra”, ha aggiunto Putin, che ha parlato in una conferenza stampa con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, suo storico alleato: un chiaro messaggio all’Europa poiché, confinando con Polonia, Lettonia e Lituania, la Bielorussia è un avamposto russo sul fronte orientale dell’Ue. Il capo del Cremlino ha parlato della necessità di nuove consultazioni con gli Stati Uniti e di una possibile telefonata con Donald Trump. Che ha accolto l’invito: “Mi piacerebbe incontrare, parlare con Putin”, ha detto il capo della Casa Bianca. In mattinata Maria Zakharova ha affermato che un eventuale dispiegamento di peacekeeper europei in Ucraina sarebbe “assolutamente inaccettabile” perché significherebbe “il coinvolgimento di questi Paesi in un conflitto fisico diretto” con la Russia. Ed è tornata ad attaccare per la terza volta in poche settimane Sergio Mattarella: il capo dello Stato italiano, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, dice “menzogne e falsità sulla minaccia nucleare russa”. Il tutto mentre sul terreno le truppe russe continuano ad avanzare: Mosca ha rivendicato di aver ripreso il pieno controllo di Sudzha, città più popolosa del Kursk. “Non c’è dubbio che la regione sarà liberata presto”, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Sul Fatto di domani faremo il punto sulla possibile tregua in Ucraina. Leggerete anche l’anticipazione di un’intervista all’ideologo russo Dugin, che verrà pubblicata integralmente sul numero del nostro mensile Millennium, in edicola sabato 15 marzo. RIARMO, PD A PEZZI: IL GIORNO DOPO IL VOTO EUROPEO NEL PARTITO È INIZIATA LA RESA DEI CONTI. La gestione del voto al Parlamento europeo sul riarmo e sul sostegno all’Ucraina si è trasformato per la segretaria dem in una débâcle totale. Dopo un primo no al al Piano di Ursula Von der Leyen, Schlein si è dovuta fermare sull’astensione, per evitare di finire in minoranza. Ma non è bastato neanche quello: come abbiamo scritto oggi, tra gli europarlamentari del Pd si sono registrati 10 sì e 11 astensioni (Dario Nardella e l’indipendente Tarquinio hanno fatto sapere di essersi astenuti per evitare la minoranza alla segretaria). A votare a favore del riarmo, sono stati Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giorgio Gori, Topo, Lupo, Antonio Decaro, Pierfrancesco Maran e Stefano Bonaccini, che del Partito democratico è presidente. Un segnale evidente che segna per Schlein un prima e un dopo: subito dopo il voto, Lia Quartapelle e Marianna Madia, gentiloniane doc, ma anche i deputati Piero Fassino e Gianni Cuperlo, la senatrice Sandra Zampa e Andrea Orlando hanno chiesto un confronto. A poco sono servite le parole della stessa Schlein: “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd”. “Mi auguro che le posizioni espresse nel nostro gruppo siano dovute ad una valutazione del merito e non per regolare questioni interne. Sarebbe un grave errore politico”, ha dichiarato oggi in un’intervista al Manifesto il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia. La verità, come vedremo sul giornale di domani, è che ci sono molte questioni interne da regolare – vedi le candidature alle prossime regionali – e per le tante correnti del Pd è stato un modo per iniziare a regolare i conti con la segretaria, sempre più isolata. CORRUZIONE ALL’EUROPARLAMENTO, ARRESTATI LOBBISTI DI HUAWEI. C’È ANCHE UN ITALIANO. L’ombra di un nuovo “Qatargate” investe il Parlamento europeo. La giustizia belga sospetta che i lobbisti dell’azienda cinese Huawei abbiano corrotto una quindicina di eurodeputati. La Polizia giudiziaria federale ha effettuato stamane 21 perquisizioni nella regione di Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e anche in Portogallo. Nel pomeriggio sono stati apposti i sigilli agli uffici di due assistenti parlamentari degli staff di Forza Italia (Ppe) e dei liberali di Democratic Bulgaria (Renew). Le accuse sono di corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale. In manette sono finiti alcuni lobbisti: tra loro, l’italo-belga Valerio Ottati, 41 anni, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei presso l’Unione Europea dal 2019. Originario di Woluwe-Saint-Pierre, in precedenza ha ricoperto il ruolo di assistente parlamentare di due ex eurodeputati italiani, uno di Forza Italia (Ppe), uno del Pd (S&D) che non risultano indagati: si tratts di Crescenzio Rivellini, per il quale Ottati si occupava proprio di rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, e di Nicola Caputo, che dal 2018 al 2019 è stato anche parte della delegazione per i rapporti con Pechino. Stando a quanto riporta la procura federale belga, gli episodi di corruzione sarebbero andati avanti “con regolarità e molto discretamente dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come la remunerazione per assumere posizioni politiche o regali come spese di vitto e alloggio o inviti regolari a partite di calcio“. Tutto questo “per promuovere interessi commerciali puramente privati nel contesto di decisioni politiche”. Sul Fatto di domani i particolari dell’inchiesta. LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE Tremano i Campi Flegrei, notte in strada per i cittadini e scuole chiuse. Una scossa di terremoto di magnitudo 4.4 ha svegliato all’una e 25 di notte la popolazione dell’area interessata da mesi dallo sciame sismico. L’epicentro è stato localizzato a due chilometri di profondità, in mare, a pochi metri dalla riva di Pozzuoli, ma è stato avvertito chiaramente anche a Napoli. Pochi danni, ma molta paura e anche qualche momento di tensione nell’area dell’ex base Nato di Bagnoli. Intercettazioni, no agli emendamenti per “salvare” i reati del codice rosso. Nel giorno in cui alla Camera si discuteva il ddl intercettazioni, che fissa a 45 giorni la durata massima degli ascolti in assenza di “elementi specifici e concreti”, la maggioranza ha deciso di respingere tutti gli emendamenti che puntavano a escludere dalla “tagliola” i reati del cosiddetto codice rosso, cioè quelli di violenza contro le donne. Allo stesso tempo, però, per evitare che il testo tornasse al Senato, sette deputati del centrodestra hanno presentato un ordine del giorno – cioè un atto di indirizzo non vincolante – in cui si chiede di realizzare la stessa modifica con un intervento successivo. Maltempo, allerta rossa nel bolognese. A rischio esondazione anche il Tevere. Scuole chiuse domani a Bologna e in una serie di comuni limitrofi. L’ondata di maltempo in arrivo da stasera preoccupa la Regione, che ha diramato l’allerta rossa per il rischio di piene di fiumi e frane. Allerta arancione per le province di Modena, Reggio Emilia, Parma, l’intera Romagna e pure la Toscana. A Roma, segnalato un possibile aumento del livello del fiume Tevere, con rischio di esondazione. Chiusi gli accessi alle banchine per motivi di sicurezza. |
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