mercoledì 25 gennaio 2023

Il Fatto di domani. Sciopero e stangata carburanti: Meloni entra in “riserva”. Corruzione, il governo Zelensky traballa

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-24-gennaio-2023/?utm_campaign=Echobox2021&utm_content=fattoquotidiano&utm_medium=social&utm_source=Twitter#Echobox=1674584261-2

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CARBURANTI ALLE STELLE E SCIOPERO DEI BENZINAI, MELONI ENTRA IN “RISERVA”. UNA DELLE SIGLE VUOLE DIMEZZARE LO SCIOPERO. Giorgia Meloni sta per entrare in riserva: i prezzi di benzina e gasolio, dopo che il governo ha cassato gli sconti sulle accise, aumentano di giorno in giorno, con la verde in modalità self che ha raggiunto 1,846 euro/litro di media e il diesel a 1,890. Rincari che stanno diventando un serio problema per la premier. La situazione, come vedremo sul Fatto di domani, è destinata a peggiorare: la data fatidica è il 5 febbraio, quando scatterà l’embargo europeo all’importazione di prodotti petroliferi lavorati da Mosca, cosa che provocherà ulteriori impennate dei prezzi. In questo contesto è cominciato alle 19 lo sciopero di 48 ore dei benzinai (anche dei self-service). Oggi le organizzazioni sono state convocate in extremis dal ministro Urso per cercare di evitare la protesta, ma il risultato è stato ancora un nulla di fatto. L’incontro al ministero è durato mezz’ora, sono state presentate alcune proposte di modifica al decreto del governo. Poi i rappresentanti degli esercenti hanno discusso per ore del da farsi, ma alla fine lo sciopero è iniziato. Una delle sigle dei benzinai, però, la Faib Confesercenti, ha annunciato che proporrà di ridurre lo sciopero a 24 ore soltanto, ritenendo positive le aperture presentate dal governo. Domattina è convocata una riunione di coordinamento, ma per gli altri i ripensamenti sono esclusi: “Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero. Il tentativo in extremis fatto dal Ministro Urso, peraltro apprezzato, non riesce ad intervenire con la necessaria concretezza”, hanno scritto in una nota congiunta Fegica, Figisc e Anisa che confermano quindi lo sciopero di 48 ore da questa sera fino alle 19 del 26 gennaio.


NORDIO ASPETTA ANCORA MELONI E INTANTO TROVA ALTRI ALLEATI: RENZI E CALENDA. La commissione Giustizia del Senato ha audito il garante della privacy Pasquale Stanzione. Il suo punto di vista è che ridurre la circolazione dei dati personali è un buon principio, ma “prima di mutare un bilanciamento tra privacy e informazione in fondo ragionevole è forse preferibile verificare tenuta ed effetti delle riforme recenti”. Un invito a non correre troppo, insomma. Tutto il contrario di quelle che sembrano le intenzioni del Guardasigilli, che questa settimana deve incontrare la premier e placare le voci sulla distanza scavata dopo le sue ultime dichiarazioni sui “mafiosi che non parlano al telefono”. Ancora ieri sera Nordio auspicava di incontrare Meloni “il più presto possibile, vista anche la priorità che ha la riforma della Giustizia ”. Tuttavia, la data non c’è ancora. Sul Fatto di domani approfondiremo lo stato dei rapporti tra Nordio, la premier e il resto della sua maggioranza. Dopo le sperticate lodi di Berlusconi, il Guardasigilli oggi ha incassato un altro endorsement fuori dal perimetro del centrodestra di governo. È il sedicente “Terzo polo”, ovverosia l’alleanza tra Renzi e Calenda, che prima, con Enrico Costa di Azione, dichiara di essere dalla parte di Nordio senza se e senza ma, e poi presenta una raffica di proposte di legge nella sua direzione: separazione delle carriere, ripristino della prescrizione, depenalizzazione dell’abuso d’ufficio, modifica della legge Severino e riduzione delle intercettazioni. “Abbiamo pensato di semplificare il lavoro al governo sulla giustizia”, dichiara candidamente Costa. Meloni non ha che da ringraziare. La petizione del Fatto che chiede le dimissioni di Carlo Nordio ha superato le 140 mila firme. I sostenitori della demolizione del nostro ordinamento giudiziario si trovano però a fare i conti con il monito del presidente della Repubblica: in occasione dell’insediamento del nuovo Csm, Sergio Mattarella ha definito l’indipendenza della magistratura “un pilastro della democrazia”. A buon intenditor…


MESSINA DENARO FACEVA LA SPESA SENZA TIMORE. STORIA DI D’ALÌ, DA RAS BERLUSCONIANO AL CARCERE PER CONCORSO ESTERNO. In un’intervista sul Fatto di oggi, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito la riforma delle intercettazioni “un regalo alle mafie”. Nell’inchiesta su Matteo Messina Denaro, oggi sono stati indagati i figli di Giovanni Luppino, Vincenzo e Antonio, l’incensurato che ha accompagnato il capomafia alla clinica Maddalena di Palermo. Nelle abitazioni dei due fratelli i carabinieri hanno trovato una sorta di stanza nascosta risultata vuota e la Giulietta utilizzata dal boss per i suoi spostamenti. Dalle indagini emerge anche un video che mostra Messina Denaro intento a fare la spesa come un cittadino qualunque, con carrello e buste, senza timore di essere riconosciuto. Un’altra indagine sull’organizzazione criminale ha fatto emergere una novità considerata rilevante dagli inquirenti. La mafia avrebbe uno “statuto”, una sorta di carta dei valori che viene citata nelle intercettazioni di un boss legato all’altro grande capo dei corleonesi, Bernardo Provenzano. Sul Fatto di domani torneremo sulla latitanza di Messina Denaro per approfondire la storia di Antonio D’Alì, trapanese ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, condannato nel 2012 a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.


UCRAINA, IL GOVERNO ZELENSKY SCOSSO DALLA CORRUZIONE. BERLINO DECIDE SUI TANK. Mentre la saga dell’invio di carri armati a Kiev si avvia alla conclusione (lo Spiegel scrive che Berlino ha deciso di inviare i Leopard), Zelensky ha un altro problema: la corruzione nel suo governo. Tra rinunce e destituzioni, una decina di alti funzionari ha lasciato l’incarico a seguito di diversi scandali. Il più recente è quello che riguarda presunti acquisti a prezzi gonfiati di forniture di cibo destinate all’esercito, che lambisce il ministero della Difesa. I funzionari coinvolti sono il vice capo dell’ufficio di presidenza, Kyrylo Tymoshenko, quattro viceministri e cinque governatori regionali. Uno di loro è accusato di aver assegnato appalti per la riparazione di strade per decine di milioni di euro a un gruppo co-fondato dalla sua fidanzata, istruttrice di fitness. Pochi giorni fa era stato arrestato viceministro delle Infrastrutture Vasyl Lozynskiy sospettato di aver preso una tangente da 400 mila dollari per l’importazione di generatori. Annunciando personalmente il rimpasto, Zelensky ha provato a trasformare la crisi in un’opportunità di mostrare agli alleati i suoi sforzi nella lotta alla corruzione. Questione al centro della valutazione dell’Unione europea sulla richiesta di adesione presentata l’anno scorso da Kiev. Nella classifica internazionale di Transparency International il Paese è al 117° posto su 179. A tutto ciò si aggiungono i terremoti causati dalla guerra, con cambi al vertice per incompatibilità politica o addirittura sospetti di tradimento che pure hanno decimato l’esecutivo. Sul Fatto di domani faremo un ampio bilancio dell’operato del governo di Kiev, tra scandali e bavagli. Oggi Montecitorio ha approvato a larga maggioranza il decreto Ucraina che proroga la possibilità di inviare armi e aiuti per tutto il 2023.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Finlandia e Svezia nella Nato, Erdogan punta i piedi. Ankara ha annunciato che sospende a tempo indeterminato i negoziati con Helsinki e Stoccolma per la loro adesione alla Nato. Il motivo è il rifiuto dei due Paesi scandinavi di dare seguito alle richieste di estradizione dei rifugiati politici curdi.

Euromazzette, Cozzolino rinuncia all’immunità parlamentare. L’eurodeputato italiano lo ha annunciato stamattina davanti alla Commissione Juri del Parlamento europeo che dovrà decidere anche sull’immunità di Marc Tarabella. Il voto finale è previsto il 31 gennaio, poi sarà il parlamento europeo a esprimersi il 13 febbraio. L’avvocato difensore dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili ha dichiarato che Antonio Panzeri “farà alla giustizia belga nuovi nomi di eurodeputati italiani, tedeschi, belgi e francesi”, pur definendolo inaffidabile.

Gli Stati Uniti contro Google. Il Dipartimento di Giustizia Usa ha fatto causa a Google per abuso di posizione dominante sul mercato della pubblicità digitale. È la quinta causa dal 2020.

Ecologia erotica. Un saggio americano indaga il rapporto tra il declino della libido nelle società contemporanee e il cambiamento climatico.


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