Doc. XXIII
N. 32
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
(Relatrici: Sen. Paola Nugnes, Sen. Laura Puppato)
Approvata dalla Commissione nella seduta del 20 dicembre 2017
_______________
Comunicata alle Presidenze il 20 dicembre 2017
ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1
7.6 La presenza attuale della criminalità organizzata (pag. 449/452)
Le considerazioni che precedono, pur orientate in
prospettiva storica, si legano alla situazione attuale della provincia di
Latina, sia sotto i richiamati aspetti di tutela dell’ambiente, sua per quanto
riguarda possibili persistenti interessi criminali. Da questo punto di vista
vale il richiamo a quanto si è detto, a proposito della situazione di quel
territorio, nel § 6.1, e può essere qui citato il contenuto informativo offerto
alla Commissione dalla prefettura di Latina[1] a proposito
del contesto locale:
“La
provincia di Latina si caratterizza per la compresenza di vari tipi di
organizzazioni criminali, da quelle mafiose tradizionali (camorra, 'ndrangheta
e cosa nostra) a quelle autoctone.
Il territorio pontino, infatti, ha rappresentato da
tempo un bacino geoeconomico
appetibile per le organizzazioni criminali grazie
alla sua peculiare dislocazione geografica.
La vicinanza a realtà significative per dimensione
e consistenza criminale, come quella casertana e napoletana nonché la presenza,
sin dagli anni '60/70, di pregiudicati campani e calabresi, inviati nella
provincia, in soggiorno obbligato o perché colpiti da altre misure di
prevenzione personale, ha favorito l'incursione di propri affiliati, per
costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio e/o per il reimpiego
dei proventi illeciti in attività imprenditoriali apparentemente lecite, sfruttando,
tra l'altro, l’elevata vocazione agricola, la presenza del mercato
ortofrutticolo di Fondi (M.O.F.) ed i settori dell'edilizia, della logistica,
del turismo,
del commercio all'ingrosso e di quello al
dettaglio.
In particolare tali sodalizi sono stati attratti
soprattutto per la possibilità di reinvestire in modo più sicuro i loro ingenti
proventi illeciti, considerata:
la posizione geografica centrale e la sua vicinanza
con Roma e la Campania;
la presenza in zona di numerose e diversificate
attività commerciali, che consentivano una più facile mimetizzazione delle
risorse impiegate;
l'assenza di una organizzazione criminale dominante
locale, a fronte di una realtà relativamente tranquilla, che favoriva la
possibilità di affermazione delle varie organizzazioni nel territorio;
una più facile mimetizzazione rispetto ai territori
d'origine;
la possibilità di investire sull'acquisto di grandi
appezzamenti terrieri al fine di intraprendere redditizie attività economiche
sia commerciali che immobiliari.
A partire dagli anni ‘80 si è quindi assistito ad
un graduale ingresso dei diversi sodalizi mafiosi, nei settori agro-alimentare,
commerciale, immobiliare, turistico-balneare, soprattutto attraverso la
costituzione o l'acquisto di quote sociali per mezzo di prestanome di fiducia.
A differenza di quanto accaduto nelle regioni
d'origine, dove tendono ad assumere un controllo del territorio di tipo
militare, in questa provincia le organizzazioni criminali non sembrano aver
posto in essere comportamenti manifestamente e continuativamente violenti, ma
hanno cercato di realizzare una forma di inserimento, attraverso
l'instaurazione di relazioni con politici, imprenditori, commercianti,
professionisti e operatori del mondo finanziario.
Uno dei settori maggiormente interessati al
fenomeno è stato quello dell'edilizia, che ha coinvolto anche le attività
collaterali del trasporto, delle cave, dell'estrazione dei materiali inerti,
dello smaltimento dei rifiuti, in cui hanno avuto un ruolo dominante le imprese
controllate dal clan dei Casalesi che sono riusciti, in alcuni casi, a imporre
il proprio controllo sull'intera filiera produttiva.
Tale fenomeno ha determinato una infiltrazione
della criminalità anche nel settore degli appalti pubblici, mediante la
corruzione di pubblici funzionari e/o l'imposizione di subappalti, contratti di
nolo e fornitura o dei servizi di guardiania, se non di tangenti alle imprese
aggiudicatarie.
Parallelamente si sono registrate nel tempo anche
quelle manifestazioni criminali tipiche di tali sodalizi, come dimostrano le
varie indagini susseguitesi negli anni, che hanno riguardato il traffico di
sostanze stupefacenti, l'usura, le estorsioni, la ricettazione, il riciclaggio
ed il trasferimento fraudolento di valori.
Allo stato attuale, comunque, pur evidenziandosi il
tentativo di radicamento di attività illecite connesse agli interessi delle
organizzazioni criminali di tipo mafioso extraregionali, si può ritenere che le
stesse non abbiano interesse ad una forma di controllo militarizzato del
territorio, ma siano più interessate a sviluppare una coesistenza e convivenza
con le altre realtà presenti, realizzando una commistione tra illecito e lecito
e confondendosi sempre più nella società civile e legale.
La complessità ad attestare questa strisciante
infiltrazione, sia a livello investigativo che giudiziario, deriva dalla già
accennata minore frequenza del ricorso a manifestazioni criminali violente, antitetiche
rispetto ad attività di riciclaggio, cui è funzionale la mimetizzazione nel
contesto socio economico.
Le proiezioni delle organizzazioni criminali
nell'area in esame risultano, infatti, sino ad oggi essere prevalentemente di
natura economico-finanziaria, legate alle attività di riciclaggio/reimpiego di
proventi illeciti poste in essere da soggetti contigui ai consessi criminali.
I gruppi criminali hanno preferito investire in
pubblici esercizi, in attività commerciali, nonché nel settore delle costruzioni
edili, poiché la circolazione intensa di grandi quantità di contante che li
contraddistingue, consente l'immissione, con pochi rischi, di ingenti somme di
denaro "sporco" nel circuito
economico lecito.
L'uso di società o altri enti dotati di personalità
giuridica (es. associazioni, cooperative, etc.) rende più difficile la
tracciabilità dei beni e consente di diversificare meglio l'investimento e
quindi di renderlo meno aggredibile dalle attività di indagine. La
frammentazione del patrimonio in pacchetti azionari/quote di diverse società,
intestati soprattutto a prestanome, riduce il rischio che questo possa venire
sequestrato o confiscato nella sua interezza.
L'analisi delle evidenze investigative sul
territorio pontino, alcune delle quali trasfuse in provvedimenti patrimoniali
giudiziari, hanno evidenziato che gli investimenti si concentrano nelle
costruzioni e commercio al dettaglio, in particolare di autovetture, nelle
attività di bar/ristorante e commercio all'ingrosso e dettaglio, nell'attività di
onoranze funebri.
I rapporti tra le diverse organizzazioni criminali
si svolgono prevalentemente su un piano paritario di accettazione e di
convivenza che non fa escludere la possibilità di una fattiva collaborazione.
Tale dato costituisce un tratto del tutto peculiare
che contraddistingue la realtà del sud pontino rispetto ai territori di
origine, caratterizzati invece dalla prevalenza di una organizzazione sulle
altre e/o da frequenti scontri per la conquista di una posizione di egemonia
sul piano locale.
[…]
Particolare attenzione, anche per l'allarme che ha
suscitato nell'opinione pubblica, ha destato l'arresto in un casolare nella
campagna di Cisterna di Latina del latitante Michele Cuccaro, reggente
dell'omonimo clan di camorra, avvenuto nell'ottobre del 2015. Tale evento ha
fatto seguito all'arresto in Campania, per legami con il clan dei casalesi,
dell'Architetto Carmine Domenico Nocera, risultato nel maggio dello stesso anno
tra i vincitori di un bando di concorso per il conferimento di un incarico
tecnico presso il comune di Cisterna di Latina e al quale lo stesso aveva
rinunciato nel mese di agosto senza adottare alcun atto connesso all'incarico
in questione.
Per quanto non ancora configurabile come
organizzazione di tipo mafioso, nell'area di Latina si registra la presenza di
una struttura autoctona, costituita da appartenenti alle famiglie di etnia rom
Garelli e Di Silvio, legate da rapporti di parentela con la […] famiglia sinti
dei Casamonica di Roma e con l'omonimo clan Ciarelli, radicato nella città di
Pescara, dediti prevalentemente all'usura, allo spaccio di stupefacenti,
all'estorsione ed al settore immobiliare.”
Si tratta di una complessiva situazione nella quale
è tipicamente ipotizzabile l’offerta da parte di realtà criminali di “servizi”
ambientali illeciti, operativamente contigui ai settori dell’edilizia o del
movimento terra, che quindi impone la massima attenzione di tutti i soggetti
pubblici.
Nessun commento:
Posta un commento