martedì 1 maggio 2018

discarica di Borgo Montello La presenza attuale della criminalità organizzata

Doc. XXIII
                                                                                                            N. 32

COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
 E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI

 Relazione sul ciclo dei rifiuti di Roma Capitale e fenomeni illeciti nel territorio del Lazio
(Relatrici: Sen. Paola Nugnes, Sen. Laura Puppato)

 Approvata dalla Commissione nella seduta del 20 dicembre 2017

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Comunicata alle Presidenze il 20 dicembre 2017
ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1



7.6 La presenza attuale della criminalità organizzata (pag. 449/452) 

Le considerazioni che precedono, pur orientate in prospettiva storica, si legano alla situazione attuale della provincia di Latina, sia sotto i richiamati aspetti di tutela dell’ambiente, sua per quanto riguarda possibili persistenti interessi criminali. Da questo punto di vista vale il richiamo a quanto si è detto, a proposito della situazione di quel territorio, nel § 6.1, e può essere qui citato il contenuto informativo offerto alla Commissione dalla prefettura di Latina[1] a proposito del contesto locale:
La provincia di Latina si caratterizza per la compresenza di vari tipi di organizzazioni criminali, da quelle mafiose tradizionali (camorra, 'ndrangheta e cosa nostra) a quelle autoctone.
Il territorio pontino, infatti, ha rappresentato da tempo un bacino geoeconomico
appetibile per le organizzazioni criminali grazie alla sua peculiare dislocazione geografica.
La vicinanza a realtà significative per dimensione e consistenza criminale, come quella casertana e napoletana nonché la presenza, sin dagli anni '60/70, di pregiudicati campani e calabresi, inviati nella provincia, in soggiorno obbligato o perché colpiti da altre misure di prevenzione personale, ha favorito l'incursione di propri affiliati, per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio e/o per il reimpiego dei proventi illeciti in attività imprenditoriali apparentemente lecite, sfruttando, tra l'altro, l’elevata vocazione agricola, la presenza del mercato ortofrutticolo di Fondi (M.O.F.) ed i settori dell'edilizia, della logistica, del turismo,
del commercio all'ingrosso e di quello al dettaglio.
In particolare tali sodalizi sono stati attratti soprattutto per la possibilità di reinvestire in modo più sicuro i loro ingenti proventi illeciti, considerata:
la posizione geografica centrale e la sua vicinanza con Roma e la Campania;
la presenza in zona di numerose e diversificate attività commerciali, che consentivano una più facile mimetizzazione delle risorse impiegate;
l'assenza di una organizzazione criminale dominante locale, a fronte di una realtà relativamente tranquilla, che favoriva la possibilità di affermazione delle varie organizzazioni nel territorio;
una più facile mimetizzazione rispetto ai territori d'origine;
la possibilità di investire sull'acquisto di grandi appezzamenti terrieri al fine di intraprendere redditizie attività economiche sia commerciali che immobiliari.
A partire dagli anni ‘80 si è quindi assistito ad un graduale ingresso dei diversi sodalizi mafiosi, nei settori agro-alimentare, commerciale, immobiliare, turistico-balneare, soprattutto attraverso la costituzione o l'acquisto di quote sociali per mezzo di prestanome di fiducia.
A differenza di quanto accaduto nelle regioni d'origine, dove tendono ad assumere un controllo del territorio di tipo militare, in questa provincia le organizzazioni criminali non sembrano aver posto in essere comportamenti manifestamente e continuativamente violenti, ma hanno cercato di realizzare una forma di inserimento, attraverso l'instaurazione di relazioni con politici, imprenditori, commercianti, professionisti e operatori del mondo finanziario.
Uno dei settori maggiormente interessati al fenomeno è stato quello dell'edilizia, che ha coinvolto anche le attività collaterali del trasporto, delle cave, dell'estrazione dei materiali inerti, dello smaltimento dei rifiuti, in cui hanno avuto un ruolo dominante le imprese controllate dal clan dei Casalesi che sono riusciti, in alcuni casi, a imporre il proprio controllo sull'intera filiera produttiva.
Tale fenomeno ha determinato una infiltrazione della criminalità anche nel settore degli appalti pubblici, mediante la corruzione di pubblici funzionari e/o l'imposizione di subappalti, contratti di nolo e fornitura o dei servizi di guardiania, se non di tangenti alle imprese aggiudicatarie.
Parallelamente si sono registrate nel tempo anche quelle manifestazioni criminali tipiche di tali sodalizi, come dimostrano le varie indagini susseguitesi negli anni, che hanno riguardato il traffico di sostanze stupefacenti, l'usura, le estorsioni, la ricettazione, il riciclaggio ed il trasferimento fraudolento di valori.
Allo stato attuale, comunque, pur evidenziandosi il tentativo di radicamento di attività illecite connesse agli interessi delle organizzazioni criminali di tipo mafioso extraregionali, si può ritenere che le stesse non abbiano interesse ad una forma di controllo militarizzato del territorio, ma siano più interessate a sviluppare una coesistenza e convivenza con le altre realtà presenti, realizzando una commistione tra illecito e lecito e confondendosi sempre più nella società civile e legale.
La complessità ad attestare questa strisciante infiltrazione, sia a livello investigativo che giudiziario, deriva dalla già accennata minore frequenza del ricorso a manifestazioni criminali violente, antitetiche rispetto ad attività di riciclaggio, cui è funzionale la mimetizzazione nel contesto socio economico.
Le proiezioni delle organizzazioni criminali nell'area in esame risultano, infatti, sino ad oggi essere prevalentemente di natura economico-finanziaria, legate alle attività di riciclaggio/reimpiego di proventi illeciti poste in essere da soggetti contigui ai consessi criminali.
I gruppi criminali hanno preferito investire in pubblici esercizi, in attività commerciali, nonché nel settore delle costruzioni edili, poiché la circolazione intensa di grandi quantità di contante che li contraddistingue, consente l'immissione, con pochi rischi, di ingenti somme di denaro "sporco" nel circuito
economico lecito.
L'uso di società o altri enti dotati di personalità giuridica (es. associazioni, cooperative, etc.) rende più difficile la tracciabilità dei beni e consente di diversificare meglio l'investimento e quindi di renderlo meno aggredibile dalle attività di indagine. La frammentazione del patrimonio in pacchetti azionari/quote di diverse società, intestati soprattutto a prestanome, riduce il rischio che questo possa venire sequestrato o confiscato nella sua interezza.
L'analisi delle evidenze investigative sul territorio pontino, alcune delle quali trasfuse in provvedimenti patrimoniali giudiziari, hanno evidenziato che gli investimenti si concentrano nelle costruzioni e commercio al dettaglio, in particolare di autovetture, nelle attività di bar/ristorante e commercio all'ingrosso e dettaglio, nell'attività di onoranze funebri.
I rapporti tra le diverse organizzazioni criminali si svolgono prevalentemente su un piano paritario di accettazione e di convivenza che non fa escludere la possibilità di una fattiva collaborazione.
Tale dato costituisce un tratto del tutto peculiare che contraddistingue la realtà del sud pontino rispetto ai territori di origine, caratterizzati invece dalla prevalenza di una organizzazione sulle altre e/o da frequenti scontri per la conquista di una posizione di egemonia sul piano locale.
[…]
Particolare attenzione, anche per l'allarme che ha suscitato nell'opinione pubblica, ha destato l'arresto in un casolare nella campagna di Cisterna di Latina del latitante Michele Cuccaro, reggente dell'omonimo clan di camorra, avvenuto nell'ottobre del 2015. Tale evento ha fatto seguito all'arresto in Campania, per legami con il clan dei casalesi, dell'Architetto Carmine Domenico Nocera, risultato nel maggio dello stesso anno tra i vincitori di un bando di concorso per il conferimento di un incarico tecnico presso il comune di Cisterna di Latina e al quale lo stesso aveva rinunciato nel mese di agosto senza adottare alcun atto connesso all'incarico in questione.
Per quanto non ancora configurabile come organizzazione di tipo mafioso, nell'area di Latina si registra la presenza di una struttura autoctona, costituita da appartenenti alle famiglie di etnia rom Garelli e Di Silvio, legate da rapporti di parentela con la […] famiglia sinti dei Casamonica di Roma e con l'omonimo clan Ciarelli, radicato nella città di Pescara, dediti prevalentemente all'usura, allo spaccio di stupefacenti, all'estorsione ed al settore immobiliare.”
Si tratta di una complessiva situazione nella quale è tipicamente ipotizzabile l’offerta da parte di realtà criminali di “servizi” ambientali illeciti, operativamente contigui ai settori dell’edilizia o del movimento terra, che quindi impone la massima attenzione di tutti i soggetti pubblici.


[1] Il riferimento è al Doc. n. 1753/2 del 20 febbraio 2017

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