Comunicato
stampa
Consiglio
Regionale Lazio: priorità il risanamento ambientale della valle del
Sacco
Nicola
Zingaretti, riconfermato Presidente della Regione Lazio, ha
recentemente indicato i 10 punti fondamentali dell’azione di
governo per i prossimi anni. Tra questi non c’è il risanamento
ambientale della Valle del Sacco
(e la questione idrica).
Eppure,
il territorio che va da Colleferro a Ceprano, che si estende lungo
tutta l’asta fluviale del fiume Sacco, comprende più di 30 Comuni
per oltre 200.000 abitanti, con una serie di “emergenze”
ambientali e sanitarie, ormai strutturali, da sempre trascurate e che
sembra continueranno ad esserlo.
Tutte
e tre le matrici
ambientali –acqua, aria, suolo -
risultano in uno stato di grave degrado.
La
qualità delle acque
del bacino del Sacco
è allo stato di “pessimo” o “scarso”, i gradini più bassi
della scala di valutazione europea. A gennaio l’ISPRA ha rilevato,
per l’ennesima volta, livelli inaccettabili di concentrazione del
HCH (esaclorocicloesano) nelle acque del fiume, e ha denunciato la
presenza di fonti di contaminazione attive dopo oltre 20 dalla prima
dichiarazione di emergenza.
E
quali provvedimenti sono stati adottati a tutela della salute della
popolazione? Nessuno!
La
valle del Sacco è sotto procedura d’infrazione in sede comunitaria
per la mancata depurazione di reflui civili ed industriali; basti
pensare che il depuratore che dovrebbe servire l’area industriale
di Anagni, dopo un lustro ed oltre 20 milioni di €
spesi è ancora inattivo, nonostante rassicurazioni, protocolli
d’intesa ed impegni formali di tutte le Amministrazioni coinvolte:
gli scarichi di più di 100 attività industriali e di circa 10.000
abitanti finiscono nel Sacco senza adeguata depurazione.
La
recente Relazione di Arpa Lazio (Determina
28.32018,
n. G03901) ha riconfermato che in tutti Comuni della valle
del Sacco la qualità dell’aria
è in classe 1, la peggiore, con l’obbligo per le Amministrazioni
di adottare provvedimenti urgenti a tutela della salute dei
cittadini.
A
parte l’adozione - sulla carta - di Piani d’Intervento Operativo
da parte dei Comuni, nessuna misura è stata avviata per interventi
strutturali volti al risanamento della qualità dell’aria. La
maggior parte delle risorse regionali sono state indirizzate su Roma
Capitale, lasciando la valle alla mercè della Commissione Europea,
che non solo ha avviato da tempo una procedura d’infrazione ma sta
per comminare una pesantissima sanzione, che ricadrà sulle nostre
tasche.
Le
conseguenze sanitarie dell’inquinamento atmosferico si manifestano
con esiti che non è esagerato definire drammatici, esiti del tutto
ignorati dagli enti preposti alla difesa della salute pubblica.
La
nuova
perimetrazione del SIN
Bacino del fiume Sacco approvata a novembre 2016 ha definitivamente
sancito, con apposito divieto, la grave compromissione di estese
parti del territorio; basti pensare a tutte le fasce ripariali, per
100 metri dagli argini del Sacco e per tutta la sua lunghezza. Il
divieto tuttora vigente viene fatto rispettare?
I
siti da bonificare, fra quelli inseriti nel SIN e quelli “esterni”,
sono oltre 300, come ha dichiarato il Prefetto di Frosinone
nell’audizione avanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta
sul ciclo dei rifiuti svolta nella precedente legislatura.
Il
Piano delle bonifiche della Regione Lazio risale al 2012 e non è mai
stato aggiornato.
Le
risorse necessarie per le bonifiche, notevolissime, sono stimate in
oltre 150 milioni di €.
Inoltre,
le questioni relative alla gestione
del ciclo dei rifiuti da
decenni pendono come una spada di Damocle sulle teste dei cittadini
della valle del Sacco.
E’
vero che nell’agenda politica del Presidente Zingaretti, tra le 10
azioni prioritarie, c’è la definizione del nuovo Piano regionale
di gestione dei rifiuti, ma troppe sono le opacità e le incertezze
sugli indirizzi e le azioni che l’Amministrazione intende attuare:
finora solo titoli generici, come il richiamo all’economia
circolare e la revisione dell’impiantistica ma, in concreto, quali
saranno in sintesi i contenuti del nuovo Piano?
Il
Piano Rifiuti risale al 2012 e il 31.12.2017 è scaduto il termine
per la sua revisione; fin dal 2013 l’Amministrazione regionale
aveva avviato il procedimento per la definizione del nuovo fabbisogno
impiantistico, vero nodo centrale: quanti impianti, quali e dove
collocarli.
Solo
nel 2016 con la “famigerata” DGR n.199 la Regione ha indicato il
quadro del fabbisogno impiantistico in modo assai deludente: nuove
volumetrie di discarica, revamping degli inceneritori di Colleferro,
potenziamento dei TMB (impianti di trattamento meccanico biologico).
Insomma,
la vecchia, vecchissima, obsoleta gestione del ciclo dei rifiuti,
altro che economia circolare!
Dell’anarchia
del settore ne ha fatto le spese il nostro territorio che supplisce
con gli impianti già esistenti alle deficienze del resto della
Regione, mentre nel corso degli ultimi anni si è aperta una vera e
propria gara per collocare nuovi impianti per il trattamento dei
rifiuti nella valle del Sacco, impianti ad elevato impatto
ambientale, non sostenibile dall’attuale situazione, così come
descritta.
All’ignavia
degli amministratori pubblici e dei rappresentati politici hanno
risposto solo i comitati e le associazioni di cittadini con tutto lo
spettro delle azioni possibili, dalla mobilitazione popolare,
all’intervento nei procedimenti autorizzativi, ai ricorsi al TAR;
ne dà persino conto la Relazione finale della già citata
Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti:
“In
questo contesto l’attenzione posta dalla Commissione alla posizione
di comitati e associazioni ambientaliste ha fornito il riscontro di
una situazione in cui la percezione della mancanza di un quadro di
riferimento programmatico da parte dei poteri pubblici genera
sfiducia e la sensazione della necessità di attivarsi con interventi
diretti come spinte esterne rispetto alla ritenuta inerzia dei
soggetti istituzionalmente competenti”.
Più
volte comitati e associazioni hanno chiesto, inascoltate, la
moratoria per la valle del Sacco,
in attesa della definizione del nuovo Piano Rifiuti che la Regione
non ha ancora presentato, e neppure è stata avviata l’indispensabile
Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sul fabbisogno impiantistico,
come pure aveva stabilito la stessa Amministrazione regionale nel
dicembre 2016.
Il
mancato governo del ciclo dei rifiuti lascia il settore in balia dei
fragilissimi equilibri strutturali, sempre sull’orlo
dell’emergenza.
E’
forse questa la vera intenzione della Regione? Gestire il ciclo dei
rifiuti – anche in futuro - con provvedimenti emergenziali,
infischiandosene delle ricadute ambientali e sanitarie?
E
in proposito, basta rileggere le conclusioni del DEP Lazio
nell’ultima Relazione del 2017 sullo stato di salute della
popolazione della Valle del Sacco: “La
contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di
proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di
sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle
organizzazioni internazionali. Proprio perchè la contaminazione è
purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di
rimozione dell’inquinante”.
A
nostro avviso, è mancata una reale presa di posizione degli
Amministratori locali a favore della bonifica e del ripristino
ambientale delle aree dei Comuni della valle, di cui sono Sindaci,
Assessori e Consiglieri.
Anche
per questo e per effetto dei meccanismi elettorali nazionali e
regionali il 4 marzo 2018 la rappresentanza eletta è stata
penalizzata e ha subito un ridimensionamento per quel discredito –
non certo astratto - che circonda il mondo della politica.
In
un contesto di perdita di consenso popolare, senza una reale
alternativa tra le forze di sistema, un passo avanti nell’interesse
della collettività è possibile se si riconosce il ruolo attivo e
propositivo di comitati e associazioni.
A
nostro avviso, è necessario un rapporto completamente diverso tra il
territorio e il Consiglio regionale, in particolare con la
Commissione Ambiente e la Commissione Rifiuti, che stanno per
insediarsi, affinchè il
risanamento ambientale e la salvaguardia della salute nella valle del
Sacco siano iscritte tra le questioni prioritarie
dell’Amministrazione regionale.
Colleferro,
2.5.2018
Ina
Camilli
Rappresentante
Comitato residenti Colleferro
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