lunedì 1 agosto 2016

no all'inceneritore di Mantova Ex cartiera Burgo Mantova, il progetto di rilancio di Bruno Zago e le autorizzazioni contestate

Il gruppo trevigiano Pro-Gest ha acquistato l'ex stabilimento per farne un impianto a turbogas e bruciare nel termovalorizzatore anche gli scarti delle altre fabbriche di sua proprietà. Dalla Provincia è arrivato l'ok, ma i contestatori spiegano che servono i permessi Via e Aia, che il piano non ha ricevuto
Una battaglia anti-inquinamento nella Capitale della cultura 2016. Sta spaccando la città il progetto di rilancio dell’ex cartiera Burgo acquistata dalla holding trevigiana Pro-Gest che conta 21 aziende operative in sette regioni. Amministratore delegato èBruno Zago, il re della carta e presidente di Per Veneto Banca, impegnato fino a qualche settimana fa a lanciare appelli e raccogliere adesioni in vista dell’aumento di capitale di Veneto Banca, nella speranza che l’istituto potesse restare in mano ai vecchi soci. Nulla di fatto, su quel fronte. Meglio, molto meglio, va al suo gioiello di famiglia, la Pro-Gest, che guida una filiera che va dalla carta riciclata fino agli imballaggi e al packaging ed è tra i maggiori operatori nel settore del riciclo. Con un fatturato passato dai 350 milioni di euro del 2014 ai 450 milioni del 2015 (nei primi sei mesi del 2016 si è attestato sui 240) Zago punta su Mantova, dove da anni è in atto una guerra ai veleni del polo chimico e il tema ambientale è particolarmente sentito. Sul tavolo, dunque, c’è il progetto per rilanciare una vecchia cartiera chiusa nel 2013. Ma i posti di lavoro promessi dal gruppo trevigiano Pro-gest, che ha acquistato lo stabilimento e vuole rimetterlo in moto, non bastano a fermare la protesta per un iter che molti ritengono lacunoso.
Il via libera della Provincia - Il primo punto contestato riguarda l’autorizzazione ottenuta dalla Provincia, secondo cui non occorrerebbe la valutazione di impatto ambientale. Che, invece, Comuni interessati, comitati e cittadini chiedono a gran voce, soprattutto considerando che l’azienda vincola tutta l’operazione di rilancio alla realizzazione di un impianto a turbogas e alla possibilità di bruciare nel termovalorizzatore anche gli scarti degli altri stabilimenti di sua proprietà. E il gruppo che fa capo a Zago di stabilimenti sparsi per l’Italia ne possiede ventidue. Così a Mantova c’è il sentore che il vero affare per il gruppo sia stato proprio l’inceneritore. Il progetto, quindi, è al centro di un duro scontro che coinvolge azienda, enti locali, sindacati e ambientalisti. Perché sul tavolo ci sono anche 500 posti di lavoro, secondo le ultime dichiarazioni. L’ok della Provincia è arrivato nonostante i pareri negativi dei Comuni di Mantova, Porto Mantovano, San Giorgio e Borgo Virgilio e del Parco del Mincio. E ha lasciato tutti di sasso. “Non solo è necessaria la Via, ma anche una Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’inceneritore e una nuova Aia per la cartiera”, spiega a ilfattoquotidiano.itl’ingegnere Paolo Rabitti, consulente in diverse procure per altri casi di inquinamento ambientale.
La mobilitazione e l’annuncio del sindaco - Lo stabilimento si trova “sulla riva del Lago di Mantova” si ricorda nella petizione ‘Fermiamo l’inceneritore nel centro di Mantova’ lanciata il 28 giugno scorso su change.org e diretta al sindaco Mattia Palazzi. Anche centrodestra e grillini si sono uniti per chiedere una presa di posizione più netta da parte del primo cittadino, mentre un gruppo di cittadini e comitati ha avviato una raccolta fondi per preparare un ricorso al Tar di Brescia contro il rilascio dell’autorizzazione da parte della Provincia. Poi è arrivato anche l’atteso annuncio da parte di Palazzi: “Il Comune non è contrario al progetto, ma a fine settembre faremo ricorso per ottenere la Via”. Nel frattempo il sindaco aveva già chiesto di procedere con la Valutazione di impatto sanitario, indagine partita nei giorni scorsi. Eppure i comitati non mollano. E chiedono certezze sui termini del procedimento che il Comune intende avviare. Intanto preparano il ricorso affidato all’avvocato Roberto Fazzi, con la consulenza tecnica gratuita di Rabitti. L’obiettivo non è solo che il progetto venga sottoposto a Via, ma anche “che i giudici amministrativi annullino l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) già concessa dalla Provincia per l’avvio di una nuova cartiera”. Tra i promotori Gloria Costani, presidente dell’Isde (Associazione medici per l’ambiente) di Mantova, Sergio Ciliegi (ex consigliere della lista civica Forum Mantova), Paolo Portioli, presidente di Amnesty International, il Comitato Rabin, Anna Tarozzi e altri cittadini e professionisti da sempre impegnati sul territorio sul fronte dei temi ambientali.
Dalla Burgo alla Pro-Gest – La cartiera Burgo di Mantova, che produceva carta da giornali e bruciava solo i suoi scarti di lavorazione, ha chiuso i battenti nel 2013, licenziando tutto il personale. “Nel 2014, però, l’azienda ha chiesto e ottenuto il rinnovo dell’Aia per la cartiera e il rinnovo dell’autorizzazione per l’inceneritore, dichiarando che la produzione era temporaneamente sospesa”, racconta a ilfattoquotidiano.it l’ex consigliere Sergio Ciliegi. Dopo quel via libera, però, l’azienda Cartiere di Villa Lagarina del gruppo Pro-Gest ha acquistato la cartiera e, successivamente, ha fatto richiesta di riesame e voltura dell’Aia già rinnovata alla Burgo. È stata presentata un’istanza alla Provincia con dichiarazione d’intenti per revamping e riattivazione della produzione di carta per ondulatori anziché di pasta disinchiostrata e carta per quotidiani. Nonostante i pareri contrari dei Comuni e delParco del Mincio, che hanno richiesto la Via, a fine giugno è arrivata la risposta ufficiale. Secondo la Provincia le modifiche che la Pro-Gest vuole apportare alla fabbrica non sarebbero tali da rendere necessaria una Via. Di più: è arrivato l’ok all’incenerimento di scarti di lavorazione provenienti da altri stabilimenti del gruppo, finora vietato. Uno degli aspetti più contestati. “E mentre per la Burgo l’impianto bruciava carta – sottolinea Ciliegi – il nuovo progetto invece prevede lo smaltimento di pulper (che può contenere fino al 70% di plastica)”. La Pro-Gest, però, dovrà provvedere allo svuotamento di due delle tre discariche presenti all’interno del sito, alla riduzione del 69% delle polveri immesse in aria e al completo rifacimento del depuratore delle acque.
La questione dell’incremento - “Trattandosi di un impianto nuovo – spiega Ciliegi – doveva essere sottoposto a Via in ogni caso, invece la Provincia ha accettato il teorema del rivamping di vecchia fabbrica”. Ma cosa dice la legge in merito? “La Via è obbligatoria se l’impianto ha una potenza superiore ai 25 megawatt – spiega Ciliegi – e l’inceneritore progettato avrà una potenza di 32,81 megawatt”. Stabilendo che non c’è obbligo di Via, la Provincia non ha preso in considerazione la potenza termica complessiva, ma l’incremento rispetto alla potenza attuale di 13,7 Mw. L’incremento sarà di 19,11, quindi inferiore ai 25 megawatt.
L’Aia per l’inceneritore e per la cartiera - Questo e altri aspetti sono stati analizzati nelle osservazioni tecniche dell’ingegnere Paolo Rabitti, eseguite per conto dell’Isde. Secondo Rabitti, intanto, oltre alla Via per la cartiera “è necessaria l’Aia per l’inceneritore” spiega a ilfattoquotidiano.it. L’impianto, infatti, era autorizzato per una portata di 9,6 tonnellate di fanghi all’ora (5 su base secca), limite confermato nel rinnovo che la Provincia ha rilasciato il 23 giugno 2014. Solo che nel frattempo è entrato in vigore il decreto legislativo 46/2014 che aggiorna il testo unico ambientale e applica la normativa Ippc (Integrated Pollution Prevention and Control, ossia prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento). Mentre prima solo gli inceneritori urbani erano da sottoporre ad Aia, oggi lo sono tutti quelli che bruciano più di tre tonnellate all’ora di rifiuti. Ma per Rabitti una nuova Aia è necessaria anche per la cartiera, “perché rispetto ad una capacità attuale di produzione per 575 tonnellate al giorno di carta da giornale, la capacità del nuovo progetto (finalizzato a produrre carta per ondulatori) è di 1159 tonnellate”. Cosa dice la legge? “Siamo a un aumento di 584 tonnellate – continua Rabitti – quasi 30 volte la soglia di 20 tonnellate al giorno, oltre la quale si parla di modifica sostanziale e, quindi, l’impianto deve obbligatoriamente essere sottoposto a nuova Aia”.
L’azienda: “Apriremo la più grande cartiera d’Italia” -Dopo mesi di polemiche, nei giorni scorsi è intervenuta anche la Pro-Gest. L’occasione è stata offerta in primis dalla presentazione del piano Industriale 2017-2019: “L’attenzione è tutta sull’ingente progetto messo in atto a Mantova – ha detto Bruno Zago – per la riqualificazione e il riavvio della storica cartiera sospesa”. Un investimento che, secondo le parole dell’amministratore delegato porterà, entro giugno 2017, “all’apertura della più grande cartiera italiana, dotata della migliore tecnologia per la produzione di carta per ondulatori”. Un progetto da 150 milioni di euro complessivi che sta spaccando la città. di  | 1 agosto 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/01/ex-cartiera-burgo-mantova-il-progetto-di-rilancio-di-bruno-zago-e-le-autorizzazioni-contestate/2937573/

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