sabato 27 agosto 2016

Edifici più sicuri: 13 miliardi per evitare la conta dei morti CROLLI Dal 1968 (Belice) a oggi i terremoti ci sono costati 150 miliardi e quasi 5 mila vittime Gli incentivi dello Stato vanno solo agli interventi radicali sulle case. Ma basterebbe poco

NORMEARRIVANO SEMPRE TROPPO TARDI Nonostante l'Italia sia stata spesso vittima di terremoti nell’ultimo secolo, la normativa anti-sismica e la classificazione degli edifici hanno una storia di soli 40 anni. Tutto inizia con la legge del 2 febbraio 1974 con cui la Penisola comincia a essere classificata in maniera scientifica con le zone in base al rischio sismico. In seguito iprincipali interventi a livellonormativosono avvenutisempredopogravi
eventi sismici. Così nel 1981, un anno dopo il sisma in Irpinia, viene adottata la classificazione proposta dal Cnr, con cui l’Italia veniva divisa in tre zone in basealrischio sismico,conrelativenorme perlacostruzione. Nonostante ciò, molte aree del Paese rimangono nonclassificate sinoal terremotodi San Giuliano di Puglia del 2002. Nel 2003 si ha un nuovo passo legislativo con l’abolizione delle aree non classificate e con l’introduzione diunsistemache
assegna a ogni zona un rischio sismico da 1 a 4. Nel 2008 con un decreto ministeriale entrato in vigore solo dopoil terremotodel 2009a L’Aquila,si stabilirono norme per la costruzione. In base a questo intervento normativo diventaobbligatoria la valutazione sismica di un edificio già esistente nel caso di lavori ediliziimportanti. L’adeguamento anti-sismico degli edifici dovrebbe essere contenuto nelle nuove norme previste dal governo. Ansa

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