Avere ormai contezza che non più del 3.8% del territorio campano è inquinato a vario titolo (e significa non meno di circa 500 kmq di territorio su un totale di 13595 kmq) è un risultato importante che assicura garanzia di qualità e tutela il nostro prodotto agroalimentare regionale. E’ l’ora delle proposte e non solo delle proteste spesso portate avanti, purtroppo, da politici spesso privi di un minimo di valida formazione e competenza, che danneggiano e non aiutano la necessaria opera di controllo e trasparenza della politica, di governo e di opposizione .
Ci stiamo battendo da anni, innanzitutto in Europa, per avere una legge che assicuri strumenti idonei di tracciabilità non solo dei prodotti del comparto agroalimentare ma soprattutto delcomparto manifatturiero e dei suoi scarti di lavorazione: ogni manufatto non tracciato (scarpe, borse, cd, vestiti, ecc.) è di per se stesso un manufatto insalubre per la salute pubblica, non solo per chi lo produce. E’ tale perché subirà lo smaltimento illegaleobbligato degli scarti di lavorazione in Campania (Terra dei Fuochi) così come in tutte le altre regioni di Italia a ben maggiore capacità produttiva (e di evasione fiscale) .
Il marchio “Terra dei Fuochi” dovrebbe diventare di gran moda per onorare scarpe, borse, vestiti, prodotti in sicurezza e legalità, con prezzi e qualità pari e/o superiore a quelle dei marchi contraffatti, e contenere al loro interno idonei chips o QR code di tracciabilità del manufatto, in analogia con quanto stanno facendo associazioni come “Libera” per i beni confiscati alla camorra. Nessun cittadino dovrebbe comprare manufatti privi di tracciabilità certificata, non solo per olio di oliva, pomodori e mozzarelle, ma innanzitutto per scarpe, borse e vestiti.
Per assicurare trasparenza ed il rispetto della convenzione di Aarhus, la mia proposta è che istituzioni terze e indipendenti come fu Palazzo Serra a Napoli con le Assise di Palazzo Marigliano, potrebbero aggiornarsi nel terzo millennio sul piano dei social network, garantendo, attraverso anche l’uso di dirette streaming accettate da tutti i partecipanti, finanziate dalle istituzioni pubbliche, idonei programmi di “Agorà Aarhus” in cui si possa consentire il trasparente e preventivo confronto tra tecnici e politici su tutte le leggi ambientali, dai rifiuti all’acqua pubblica. Le “Agorà Aarhus” in luoghi terzi e indipendenti ma accettati e certificati dalle istituzioni e da tutti i partiti politici, garantirebbero quella indispensabile informazione democratica che oggi, in modo caotico e spesso (volutamente?) confusionario, viene esercitata con strumenti assolutamente non idonei come i social network. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/19/terra-dei-fuochi-agora-aarhus-nuovi-programmi-per-la-trasparenza-delle-istituzioni-locali/2227876/