lunedì 30 novembre 2015

Giappone riapre caccia a balene, malgrado divieto Corte Aja Verdi e attivisti chiedono nave dogana per sorvegliare

Il Giappone riapre la caccia alla balena nell'Antartico, in barba alla diffida della Corte internazionale di giustizia dell'Onu. Tokyo, dopo un anno di pausa nella controversa pratica, ha annunciato la sua decisione, che è stata subito subissata da critiche delle organizzazioni ambientaliste e animaliste. 

Il Giappone giustifica la propria caccia con motivazioni non commerciali ma "scientifiche" e ogni anno - tranne che nel 2015 -, con l'inizio dell'estate antartica in dicembre, mette in mare la sua flotta di baleniere hi-tech, sebbene ogni anno riduca il numero di prede dichiarate. Ma la caccia alla balena era stata esplicitamente vietata dalla Corte di Giustizia dell'Aja, che nel marzo 2014 aveva diffidato il Giappone dall'uccidere i cetacei, accusando Tokyo di mascherare fini prettamente commerciali ammantandoli con pretese di "scientificità" per aggirare la moratoria mondiale, in vigore da anni. 

E anche la Commissione internazionale sulla caccia alle balene (Iwc) in giugno ha contestato le "prove" fornite dal Giappone per giustificare la valenza scientifica della sua richiesta di uccidere 4.000 balene nell'arco di 12 anni. Niente da fare: le baleniere partirono ugualmente, anche se non arpionarono nulla. Ma quest'anno il governo giapponese ha ribadito il suo punto di vista, che le prove addotte sono da ritenere sufficienti e la flotta di baleniere, che negli ani passati hanno ingaggiato feroci duelli in mare contro la flotta "nemica" di Greenpeace, salperà per l'Antartico a fine dicembre. Unica concessione: la sentenza della Corte dell'Aja sarà "tenuta in considerazione" dal Giappone, che per il 2016 ridimensionerà ulteriormente di due terzi il numero di prede a "sole" 333. 

"Non accettiamo in alcun modo o in alcuna forma il concetto dell'uccisione di balene per autoproclamati 'motivazioni scientifiche'", ha commentato a caldo Greg Hunt, ministro per l'Ambiente dell'Australia, uno dei Paesi in prima fila nella difesa della moratoria mondiale, in vigore dal 1987.

Australia protesta, Verdi e attivisti chiedono nave dogana per sorvegliare 
Dure reazioni in Australia all'annuncio che il Giappone ha deciso di snobbare una decisione della Corte Internazionale di Giustizia e in questa estate australe riprenderà la caccia 'scientifica' al largo dell'Antartide, compresa un'area entro la zona economica esclusiva dell'Australia e proclamata 'santuario' dei grandi cetacei.

I Verdi e il gruppo attivista Sea Shepherd hanno esortato il governo australiano a inviare una nave del servizio dogane per sorvegliare e raccogliere prove legali contro il Giappone, mentre il ministro dell'Ambiente Greg Hunt ha espresso forte opposizione alla decisione di Tokyo. E la ministra degli Esteri Julie Bishop dichiara di aver fatto "rimostranze al più alto livello per sollecitare il Giappone a non riprendere la caccia alle balene quest'anno e a rispettare i propri obblighi internazionali". La conferma del Giappone del suo piano di uccidere quasi 4000 balene in 12 anni è venuta da una lettera alla Commissione Baleniera Internazionale.

Prima della sospensione nell'estate 2014/15, nell'estate precedente le baleniere giapponesi avevano ucciso 251 minke, o balene dal rostro. Secondo il senatore dei Verdi Nick McKim, la situazione richiede un'azione più decisa da parte di Canberra. "E' passato il tempo delle parole, è tempo di azione ed è per questo che bisogna mandare lì una nave della dogana per sorvegliare e raccogliere evidenze contro il Giappone per future cause in tribunale", ha detto McKim, mentre l'opposizione laburista chiede al governo di sollevare la questione durante il vertice di Parigi sul clima.

"Spetta ora al primo ministro Malcolm Turnbull di rimostrare al più alto livello presso la delegazione giapponese al vertice", ha detto il portavoce laburista per l'Ambiente Mark Butler. Secondo il comandante di Sea Shepherd, Peter Hammarstedt, "il recente annuncio del Giappone è un dito nell'occhio della Corte Internazionale di Giustizia e uno schiaffo in faccia al governo australiano". "Le autorità doganali australiane potrebbero anche sequestrare beni e mezzi appartenenti alla flotta baleniera perché vi è un giudizio della Corte Federale d'Australia che ha multato la compagnia che le opera, per aver ucciso balene entro un santuario in acque australiane", ha aggiunto. Sea Shepherd tuttavia quest'estate non condurrà con la sua flotta l'annuale campagna per ostacolare le baleniere nei mari antartici, poiché due delle sue navi sono in bacino di carenaggio e una terza, la Steve Irwin, è impegnata a contrastare la pesca illegale del pregiato e minacciato toothfish o austromerluzzo nelle stesse acque. 

Questo mese la compagnia che opera le baleniere giapponesi nei mari antartici, la Kyodo Senpaku Kaisha, è stata condannata dalla Corte Federale d'Australia a multe per un milione di dollari australiani (650 mila euro) per aver violato un suo ordine del 2008 di cessare la caccia alle balene nell'area proclamata dall'Australia santuario dei grandi cetacei. La caccia commerciale alle balene è proibita dal 1986, ma il Giappone ha continuato a ucciderle usando come scappatoia un'esenzione della Commissione Baleniera Internazionale per la ricerca scientifica. Tokyo non riconosce la sovranità dell'Australia sulle acque al largo dell'Antartide e ha continuato la caccia in ogni estate australe nonostante l'ingiunzione del 2008, mentre lo scorso anno la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che la caccia non era veramente scientifica. 
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