NEL PROCESSO BIS sul caso
Eternit - la multinazionale dell’amianto
- al nome di Stephan Schmidheiny,
l’imprenditore Svizzero imputato
per omicidio colposo, si aggiungerà
quello del fratello Thomas. La procura
di Torino sta preparando le carte
per contestare altri 115 decessi. Tutti
finiranno nel processo bis, sospeso in
attesa di una pronuncia della Corte
Costituzionale. Prosegue dunque l’azione
dei magistrati torinesi che, dopo
la sentenza con cui la Cassazione dichiarò
prescritto il reato di disastro
ambientale, hanno deciso di tornare alla
carica allargando il raggio d’azione.
Sotto la loro lente non solo Casale Monferrato,
la città in cui la Eternit aveva la
filiale italiana più grande, ma anche il
poli di Siracusa, quelli in Svizzera e Brasile.
Al processo bis, dove per adesso
Stephan Schmidheiny risponde dell’omicidio
volontario di 258 persone, la
procura intende aggiungere altri 98 casi
legati a Casale. Intanto, è in arrivo il
rapporto conclusivo su quanto avvenuto
nella sede siciliana. Sono ancora in
corso gli accertamenti in Brasile il fatto quotidiano 1 novembre 2015
Cagliari, carico di bombe
tra i passeggeri in transito
Erano sulla pista dell’aeroporto civile sardo: destinazione Arabia Saudita Bombe all’aeroporto civile
di Cagliari. Un carico
ad alto rischio, eseguito
in una piazzola
accanto agli aerei low cost,
sotto gli occhi dei passeggeri.
Giovedì mattina - mentre i
viaggiatori rimanevano senza
bottiglie d’acqua e tagliaunghie
per ragioni di sicurezza –
centinaia di missili costruiti
nell’isola venivano stipati su
un cargo in partenza per l’Arabia
Saudita. Un episodio che
ha destato sconcerto, tradotto
in tre interrogazioni parlamentari
immediate. Ma a provare
a gettare acqua sul fuoco
ci ha pensato l’Enac (Ente nazionale
per l’aviazione civile),
con una nota stringata: “Si
trattava di un volo di natura
commerciale regolarmente
autorizzato nel contesto delle
previsioni normative internazionali
tecniche che disciplinano
il trasporto di tali materiali”.
Tutto in regola, quindi, secondo
l’ente. Ma le rassicurazioni
romane non sono bastate
a ridurre i numeri del corteo
organizzato, ieri a Cagliari,
dalla Tavola sarda della pace:
oltre un migliaio di manifestanti
hanno sfilato per
chiedere lo stop ai “giochi di
g u e r r a”. Il dito era puntato
contro la Trident Juncture
2015: la grande e scenografica
esercitazione Nato alla quale
partecipano gli eserciti di almeno
30 nazioni. Un gigantesco
risiko che serve, per ammissione
di analisti e vertici
militari internazionali, a mostrare
i muscoli alla Russia. Le
esercitazioni sono distribuite
tra la Spagna, il Portogallo e
l’Italia. E dire Italia, quando si
tratta di guerre simulate con
bombe vere, significa soprattutto
coinvolgere la Sardegna
che da sola ospita oltre il 65
per cento di tutto il demanio
militare nazionale e i più
grandi poligoni d’Europa. Da
anni la Regione prova ad alleggerire
il peso dell’i ng ombrante
presenza di filo spinato
e stellette ma lo Stato, sul
punto, non fa che allungare
l’elenco delle promesse fatte
in tutte le sedi istituzionali e
mai mantenute.
NEI GIORNI SCORSI il governatore
Francesco Pigliaru è tornato
a ribadire che “le servitù
militari vanno ridotte”, mentre
un componente della sua
squadra di governo, l’assesso -
re ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda
lo ha invitato a convocare
la giunta sulla spiaggia
del poligono di Capo Teulada,
inaccessibile durante gli addestramenti
bellici. Scintille di
polemica politica finite sugli
ordigni caricati accanto alle
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