Colpisce molto come la caduta degli steccati ideologici in questo caso non lasci il vuoto di relazione e di senso di appartenenza, ma al contrario faccia spazio per l’azione comune. Certo, si tratta di obiettivi precisi con confini chiari: acqua, territorio, salute. Probabile che su altri temi cruciali queste stesse persone abbiano posizioni e soluzioni diametralmente opposte. Ma intanto, come sottolinea la storica ambientalista italiana Laura Cima dal suo blog, le iniziative di cittadinanza attiva sui temi dei beni comuni stanno registrando delle vittorie.
L’Europarlamento ha infatti approvato l’8 settembre scorso una risoluzione che recepisce la proposta formulata dalla campagnaRight2Water, che con 1,8 milioni di firme ha sollevato il tema del diritto umano all’acqua che ora deve entrare nella legislazione comunitaria. Questo voto vede per la prima volta affermarsi in modo efficace un’iniziativa Eci (European Citizens’ InitiativeI) di cittadinanza attiva europea, strumento previsto nei trattati europei. La risoluzione parlamentare approvata contiene “il diritto all’accesso e il dovere degli stati e dei governi a garantirne l’erogazione gratuita del minimo vitale e la progressività delle tariffe sulla base dei consumi; il divieto a sospendere l’erogazione a chiunque, con esplicito riferimento ai baraccati e agli immigrati; inoltre chiede che l’acqua venga tolta dalla trattativa sulTtip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) e affida di nuovo un ruolo alle municipalità.
Ecco cosa ci fanno sindaci, attivisti e attiviste che forse in altri momenti sarebbero stati ai due lati del tavolo, mentre ora condividono preoccupazioni e bisogni comuni: danno una bella lezione di democrazia partecipata. E scusate se è poco. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/21/discariche-acqua-beni-comuni-le-ragioni-del-no/2052152/