mercoledì 1 luglio 2015

Tangenti nucleari: 300mila euro senza padrone Nelle confessioni degli arrestati dell'Expo c'è un buco nero: nessuno sa chi ha incassato nove mazzette per truccare l'appalto di una discarica radioattiva targata Sogin. Ricostruite tutte le pressioni sui politici nazionali, ora i magistrati battono una nuova pista: fondi neri per le elezioni

Si i parla sempre di inchiesta sull'Expo, ma in realtà le indagini della Procura di Milano hanno rivelato una spaventosa corruzione anche nella sanità lombarda e soprattutto negli appalti della Sogin, la società pubblica che gestisce le discariche nucleari. E proprio qui spunta una pista investigativa che potrebbero arrivare fino ai politici nazionali. Nel troncone delle tangenti nucleari, infatti, c'è un mistero irrisolto: nonostante le confessioni di molti inquisiti, le indagini non hanno ancora potuto smascherare i destinatari finali di almeno nove mazzette, per un totale accertato di 300 mila euro, gestite fino all'ottobre 2013 da un potente faccendiere arrestato nella retata del maggio scorso. La Procura continua a indagare, in un quadro che sta portando gli inquirenti a sospettare che nei giri di denaro nero siano coinvolti altri complici potenti, ma ancora sconosciuti.

Di certo, una decina di big dei partiti vengono citati più volte negli interrogatori (in particolare nei verbali ora desegretati dell'imprenditore Enrico Maltauro)  come grandi protettori dei faccendieri delle tangenti, ma per ora nessun indagato ha coinvolto direttamente i politici nazionali nelle corruzioni. Tutti i faccendieri arrestati, nonostante numerose contraddizioni contestate dai pubblici ministeri, continuano infatti a sostenere di aver organizzato tre diversi sistemi di tangenti, del valore di più di tre milioni di euro, all'insaputa dei loro referenti nei partiti. Anche se gli stessi faccendieri ammettono che dovevano proprio a quei politici nazionali il loro potere di agganciare e condizionare i funzionari pubblici, che hanno poi effettivamente accettato di truccare gare d'appalto per centinaia di milioni di euro, in cambio di promesse di carriere dorate nelle aziende pubbliche. Insomma, nel menù della nuova Tangentopoli, sembra mancare ancora il piatto forte.

Sergio Cattozzo, 40 anni, uomo d'affari e politico genovese passato dall'Udc a Forza Italia, è uno dei faccendieri arrestati l'otto maggio scorso dai magistrati di Milano. Era lui a tenere i rapporti riservati con i dirigenti della Sogin (Società gestione impianti nucleari), l'azienda statale che dovrebbe essere un simbolo di sicurezza, legalità ed efficienza, perché svolge il pericolosissimo compito di costruire e gestire i depositi nazionali di scorie radioattive. La polizia giudiziaria lo ha fermato mentre cercava di far sparire degli appunti compromettenti: la contabilità di tutte le tangenti pagate dal costruttore Maltauro.

A quel punto Cattozzo è stato il primo a confessare le corruzioni, con queste parole: «Sì, effettivamente questo appunto manoscritto (vedi documento sotto) reca sulla colonna in alto a sinistra gli importi che io ho incassato in contanti da Maltauro per la gara d'appalto della Sogin: 490 mila euro. Ho trattenuto 300 mila euro. E poi ho diviso il resto tra me, il senatore Luigi Grillo e il professor Gianstefano Frigerio. Al senatore Grillo ho consegnato 41.500 euro in contanti, a Frigerio altri 56.500. Nel medesimo documento, in basso, è riportato l'importo di 155, che sta per 155 mila euro: questa somma corrisponde a quanto ho incassato sempre da Maltauro sulla base di una consulenza, per giustificare il passaggio di denaro».



Queste tangenti, già ammesse anche dall'industriale veneto, erano il prezzo incassato dai faccendieri per favorire l'impresa Maltauro nell'appalto per la discarica nucleare di Saluggia. Confessa Cattozzo: «Con Maltauro ci eravamo accordati per un pagamento pari all'1,5 per cento sul valore complessivo dell'appalto, che è di 98 milioni di euro. Il pagamento di un milione e mezzo di euro doveva avvenire in più tranche, in relazione allo stato di avanzamento dei lavori». Cattozzo spiega che aveva previsto di dividere i primi 600 mila euro in tre parti: «Duecentomila per il senatore Luigi Grillo, 200 mila per Gianstefano, cioè Frigerio, e altri 200 per me. Era poi prevista un'ulteriore somma di 600 mila euro, riservata solo a me e Grillo, che però non è stata versata», appunto perché, tra una tangente e l'altra, la polizia giudiziaria ha arrestato tutti.

Luigi Grillo
Luigi Grillo


gli altri 300 mila euro? Sono soldi sicuramente intascati da Cattozzo, che li annota come se li avesse redistribuiti ad altri. Ma nella sua confessione fluviale, stranamente, si auto-accusa di averli tenuti per sé, anche se i magistrati mostrano di non credergli affatto. I pm Antonio D'Alessio e Claudio Gittardi gli chiedono perché li ha contabilizzati sotto la scritta “rag”. Risposta di Cattozzo: «Non sono in grado di spiegare la scelta della sigla “rag”. Non significa ragioniere, ma ragazzi. Semplicemente, mi è venuto in mente, per indicare i soldi che ho trattenuto per me stesso, di indicare il nominativo “ragazzi”». Cattozzo è separato dalla moglie e non ha figli. Prima dell'arresto non era un personaggio conosciuto a livello nazionale, eppure era lui a procurare alla banda dei faccendieri della cosiddetta “cupola degli appalti” tutte le notizie, in teoria riservatissime, sugli appalti della Sogin, grazie ai suoi stretti rapporti con i vertici dell'azienda nucleare, nominati dal centro-destra: l'amministratore delegato, Giuseppe Nucci, e soprattutto il direttore finanziario, Alberto Alatri, rimasti in carica fino al settembre 2013, quando sono stati rimossi dal governo di Enrico Letta.

I magistrati obiettano a Cattozzo che quei 300 mila euro, nel suo diario delle tangenti, sono scomposti in una colonna di cifre e date, proprio come i 490 mila che il faccendiere ha ormai ammesso di aver diviso con altri, consegnandone una parte quantomeno ai suoi complici. Insomma, il suo stesso manoscritto fa pensare che Cattozzo abbia diviso anche quella somma in nove tangenti, da lui stesso recapitate a ignoti destinatari tra il 2 agosto 2012 (i primi 50 mila) e il 30 ottobre 2013 (gli ultimi 20 mila). Il faccendiere ligure però tiene duro: «Ho utilizzato quei 300 mila euro per me stesso, li ho spesi perché ero fortemente indebitato». Quando ripete questa versione, Cattozzo ha già fatto i nomi degli ex parlamentari di Forza Italia Frigerio e Grillo, per cui a quel punto non avrebbe alcun senso mentire per difenderli. Quindi è chiaro, concludono gli inquirenti, che Cattozzo sta tacendo per proteggere dei beneficiari ancora sconosciuti. Evidentemente molto potenti.

La prima svolta, ancora parziale, arriva quando l'industriale Maltauro, in una parte di interrogatorio che i magistrati avevano tenuto segreta fino alla recente richiesta di processo, smentisce clamorosamente il faccendiere, rivelando che proprio quest'ultimo gli aveva dato una versione totalmente diversa: «Cattozzo usava l'espressione “ragazzi” collegandola alla destinazione di parte delle somme di denaro, nel senso che diceva una frase del tipo: “Io devo dare qualcosa ai ragazzi”».

Ma a quali “ragazzi” si riferiva? Risposta di Maltauro, che però può solo ripetere quello che gli raccontava il faccendiere: «Quando Cattozzo utilizzava l'espressione “ragazzi”, si riferiva in generale ai suoi riferimenti all'interno della Sogin. In particolare mi disse che lui e Frigerio dovevano provvedere a versare parte del denaro a dei pubblici ufficiali di Sogin e tra questi mi fecero anche il nome di Alberto Alatri, che però non ho mai conosciuto personalmente. Cattozzo mi continuava a dire che aveva rapporti e riceveva informazioni da “Alberto”. Ho potuto riscontrare che anche il senatore Grillo, che mi dichiarava di avere rapporti con Nucci, era puntualmente informato delle fonti di finanziamento e della struttura della Sogin. Preciso che prima di parlare con Grillo e Cattozzo degli appalti Sogin, io non sapevo nulla di questa società».

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Ad accrescere i sospetti sulla possibile reticenza di Cattozzo è anche un'altra circostanza: sia lui che che il senatore Grillo hanno finito per confessare di aver ricevuto proprio da Alatri e Nucci quelle preziose notizie segrete sugli appalti della Sogin, che hanno poi profumatamente rivenduto all'imprenditore Maltauro. Non solo: hanno pure confermato che, in cambio, avevano promesso a quei due manager nucleari di usare tutto il loro potere di pressione sui politici del centro-destra, per garantire nomine lucrose in altre società statali controllate dal governo, come il colosso elettrico Terna. Grillo e Cattozzo sanno benissimo che, per ritrovarsi accusati di corruzione, basta che sia provata la semplice promessa di soldi o altre utilità. Cattozzo arriva addirittura a confessare che aveva scritto “meno 50 mila” accanto alla parola “Alberto” proprio per ricompensare quel pubblico ufficiale. Ma continua a giurare che poi, invece, si sarebbe tenuto tutto per sè: «Ho annotato questa somma perché alla fine intendevo dare 50 mila euro ad Alatri, cosa che in seguito non ho fatto».

In questa situazione, gli inquirenti milanesi restano convinti che i faccendieri arrestati continuino a nascondere un pezzo importante della storia delle tangenti nucleari. Il movente, già sperimentato in moltissime altre indagini, a cominciare dallaTangentopoli storica, potrebbe essere la volontà di non inimicarsi qualche personaggio politico particolarmente potente. E magari ricavarne un prezioso debito di riconoscenza per il futuro, quando sarà passata la bufera.

Di certo alla coppia Grillo-Cattozzo non mancavano agganci di altissimo livello, utilizzati anche o soprattutto per favorire i funzionari corruttibili. Luigi Grillo è stato parlamentare ininterrottamente, prima per la Dc e poi con Forza Italia, dal 1987 al 2013. Ha firmato alcune delle più importanti leggi economiche dell'ultimo ventennio ed è stato più volte sottosegretario, diventando una vera eminenza grigia dei governi berlusconiani. Poi è entrato nel Nuovo Centro Destra e, quando è stato arrestato nel 2014, era nel direttivo nazionale, con la carica di responsabile per i rapporti con le aziende (a conferma che anche nel partito di Alfano non manca un certo senso dell'umorismo). Dopo 69 giorni di carcere, quando ha confessato di essersi fatto effettivamente promettere la sua quota di tangenti nucleari per 200 mila euro, ha orgogliosamente rivendicato di aver intascato da Cattozzo, in realtà, «solo 25 mila euro», ovviamente «in contanti». Ad ulteriore riprova che i conti sui beneficiari finali delle tangenti, nelle diverse versioni raccontate dai faccendieri, non tornano affatto.

Vuotando il sacco, l'ex senatore ha raccontato, tra l'altro, come era riuscito a fare pressioni sul governo per mantenere la promessa di favorire i suoi amici della Sogin: attraverso un ex minisro molto caro a Berlusconi. Dichiara infatti Grillo: «Ho parlato di Giuseppe Nucci con Cesare Previti perché intervenisse su Gianni Letta, con il quale invece non ho avuto contatti diretti a tal fine. Previti mi disse che sarebbe andato a parlargli. E dopo l'incontro che ebbe con Gianni Letta, Previti mi disse che Letta stimava molto Nucci».

Stando all'ex senatore Grillo, dunque, per sponsorizzare con il governo Berlusconi un manager nucleare di centro-destra, la mossa più astuta era farsi raccomandare da un bel pregiudicato per due colossali corruzioni di giudici. Un uomo che ha gestito tangenti milionarie, ma che in questo caso si sarebbe speso gratis.

Da notare che il senatore Grillo, dopo le elezioni del 2013,cerca di smuovere anche l'ex ministro Corrado Passera e soprattutto il suo nuovo capo-partito, Angelino Alfano, ormai entrato nel governo Renzi, che però non ci sente: «Ho parlato di Nucci per un'eventuale nomina dello stesso alla dirigenza di una società pubblica anche con Alfano, nel marzo 2014 o comunque in coincidenza con la stagione delle nuove nomine, ma lui mi disse che non vi erano possibilità».

Il 15 luglio 2014, quando ha deciso di confessare, l'ormai ex senatore Grillo ha consegnato ai magistrati milanesi un memoriale straziante, scritto in carcere: «Voglio farla finita con questa storia! Una volta uscito da qui – ho già deciso – cambierò vita. Smetterò di fare politica! Ho chiuso il mio ufficio di Genova, ho lasciato la casa che avevo in affitto a Roma, ho dato le dimissioni da vicepresidente della Termomeccanica Italiana spa, ho dato le dimissioni da componente del consiglio nazionale Ncd e anche dal partito. Ho 71 anni compiuti, voglio dedicare gli ultimi anni della mia vita alla mia famiglia... Vorrò patteggiare, se ci sarà, come spero, la possibilità di farlo!».

Sui suoi precedenti 34 anni di potere politico e influenze economiche tra Genova e Roma, però, l'ex senatore non ha messo a verbale un solo particolare in più di quanto i magistrati avevano già scoperto con le intercettazioni. Un buon riscontro della sua invidiabile rete di relazioni sono le «ben 700 lettere di amici ed estimatori», che Luigi Grillo ha ricevuto perfino quando era ormai in carcere. E fino al giorno dell'arresto anche Cattozzo, come rete di relazioni, non scherzava. Un esempio tra i tanti l'ha messo a verbale proprio il senatore Grillo: «Conosco Cattozzo da vari anni, era stato anche segretario regionale dell'Udc da cui è uscito nel 2011/2012 per entrare nel Pdl. Era amico di Vito Bonsignore, parlamentare europeo anch'egli uscito dall'Udc per entrare nel Pdl. Quando si è separato dalla moglie, Cattozzo conviveva con una persona che fece assumere presso l'ufficio di Vito Bonsignore. Preciso che Bonsignore aveva subaffittato una stanza presso il mio ufficio di Genova, di cui avevo la disponibilità come parlamentare».

Bonsignore, ex democristiano di scuola andreottiana, è stato condannato per tangenti ai tempi di Mani Pulite. Ma un inquilino del genere può sempre fare comodo: definirlo europarlamentare è riduttivo, perché Vito Bonsignore, archiviati i guai giudiziari, è diventato un ricchissimo imprenditore: è uno dei re delle autostrade italiane. Ed è uno dei maggiori sponsor della Orte-Mestre, la faraonica Autosole-bis che il ministro Maurizio Lupi è fermamente deciso a finanziare, nonostante gli scempi ambientali e i costi astronomici: il preventivo è di dieci miliardi di euro.

La capacità dei faccendieri arrestati di raggiungere con un paio di telefonate, nonostante le loro precedenti condanne per tangenti, decine di personaggi dell'economia e della politica nazionale, di destra e di sinistra, aveva lasciato stupefatti gli inquirenti milanesi. Che ora dovrebbero credere a questa versione ufficiale: i faccendieri hanno veramente intascato tangenti milionarie, ma tra i politici che li favorivano, nessuno avrebbe mai chiesto nulla in cambio. Tutti pronti a farsi manovrare da Grillo & Cattozzo, Frigerio & Greganti, solo per amicizia. Si tratterebbe della prima Tangentopoli dei soli faccendieri, dove i big della politica hanno un ruolo indiretto ma importante, che avrebbero recitato sempre gratis. Una storia bellissima, che rischierebbe di essere rovinata se i magistrati dovessero scoprire qualche verità scomoda su quelle nove, sporche tangenti nucleari da 300 mila euro. Incassate da ignoti furboni nel bel mezzo di due combattutissime e come sempre costosissime campagne elettorali. Di certo, per ora, c'è solo che le indagini milanesi, nonostante le liti tra magistrati, continuano a fiorire. E se son rose, pungeranno. http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/10/22/news/tangenti-nucleari-dai-verbali-di-enrico-maltauro-spunta-un-nuovo-mistero-300-mila-euro-senza-un-padrone-1.185075

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