domenica 26 luglio 2015

Taranto Dopo l’approvazione dell’ottavo Salva-Ilva parla la moglie del giovane ucciso dalla “lava ” nell’altoforno 2

“Ale, bruciato nell’impianto riaperto con un decreto”
LAS C H E DA Le indagini Il 26 luglio 2012 il gip Patrizia Todisco sequestra l’a cc i a i e r i a e fa arrestare otto persone, tra cui Emilio Riva. Il 26 novembre nuovi arresti per l’indagine “Ambiente svenduto”: tre persone in carcere e quattro ai domiciliari per accuse che variano dall'associazione per delinquere, al disastro ambientale fino alla co n c u ss i o n e I decreti Salva-Ilva Il 3 dicembre 2012 il governo emana un decreto legge che autorizza l'Ilva a produrre nonostante i sequestri. Da allora in totale sono otto i provvedimenti “Salva Ilva” Il processo Il 23 luglio il gup Vilma Gilli rinvia a giudizio tre aziende e 44 persone, tra cui Fabio e Nicola Riva, molti dirigenti e alcuni politici come Nichi Vendola, il deputato Sel Nicola Fratoianni, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, l'ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido e l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva
 Il casco gli si è fuso in testa. La giacca di protezione non poteva salvarlo. La colpa è di chi non ha fornito la giusta sicurezza Il reparto era stato sequestrato, il governo lo ha riattivato Il ministro Galletti doveva telefonarmi Io ancora aspetto 

VALENTINA PETRINI A fo2, il reparto in cui è morto mio marito, era già stato sequestrato anni fa e riaperto per decreto. Dopo l’incidente la Procura di Taranto l’ha sequestrato nuovamente. E sempre con un decreto è stato riaperto. Un mese e 15 giorni dopo l’incidente mortale, cosa è cambiato lì dentro? Cosa rende quel reparto sicuro?”. Natalia Luccarelli è la vedova di Alessandro Morricella, l’operaio Ilva di 34 anni morto il 12 giugno scorso, bruciato vivo da un getto di ghisa incandescente che ha divorato il suo corpo. Quando sabato decide di rompere il silenzio, la Camera ha da poco approvato con voto di fiducia il dl fallimenti - ribattezzato ottavo decreto Salva-Ilva - per riaprire l’Altoforno 2, sottoposto a sequestro senza facoltà d’u so dalla Procura di Taranto. Signora Luccarelli, perché ha deciso di rompere il sil e n z i o? Perché è un silenzio pesante, mio marito non si è suicidato, è stato ucciso. Conosceva i rischi della sua professione. Sapevano quello che poteva succedere in quell’altoforno. Non faccio il tifo per nessuno, ma voglio i responsabili della sua morte. Chi era Alessandro Morrice l l a? Un giovane con tanto senso del dovere. Ci siamo conosciuti nel 2001 e fidanzati per sempre. Poi nel 2003 è arrivata l’assunzione all’Ilva. Avevamo già deciso di sposarci. Sin dal primo giorno ha lavorato nei reparti più tosti. Prima altoforno 4, poi nel numero 2. Non si lamentava mai. Io non chiedevo, ma sapevo che era un posto pericoloso. L’8 giugno è il giorno del tragico in cid ente. Le va di ra cco n t a rce l o? A le s s a nd r o era di turno il p o me r i g gi o . A l l ’ ora di pranzo, mi è venuto a prendere a scuola. Sono una maestra. Aveva un forte mal di testa. Gli ho detto: “Non andare a lavoro”. “Devo andare”, mi ha risposto, “la prossima settimana sarò in ferie”. L’ho accompagnato, l’ho baciato. È l’ulti ma volta che l’ho visto. E poi, cos’è successo? Alle sette di sera suona il citofono. Era un suo collega: “Natalia, Alessandro ha avuto un incidente”. Ricordo la corsa in ospedale. La chiamata all’infermeria dell’Ilva: “Signora suo marito è grave…”. Non posso descrivere quello che ho visto al pronto soccorso: era bruciato vivo, dalla testa alle caviglie. Solo il dorso del piede era integro. E le dita della mano, l’unica cosa che sono riuscita a stringere prima di dirgli addio. I suoi occhi verdi non c’erano più, erano completamente velati. Lei ha capito cos’è che ha ucciso suo marito? Faceva la stessa procedura da 13 anni: misurava la t e mp e r a tu r a della ghisa m an ua lmente dal foro di colata. È stato investito da una bomba di 2mila gradi. Gli è caduta una secchiata di lava bollente in testa. Un getto di oltre 20 metri. Di chi è stata la colpa? Io non ero lì. E mio marito è sotto terra e non può più parlare. Voglio giustizia. Lo Stato lo deve alla mia famiglia. Indossava le dotazioni di sicurezza? Giacca, scarponi, guanti e casco? Il casco gli si è fuso in testa. Si immagini la plastica bianca mescolata alla carne umana. Pensa che una giacchetta alluminizzata con i bottoni fino alla coscia potesse salvarlo? Sarebbe morto comunque. È l’incidente che non doveva succedere. Glielo chiedo perché giovedì alla Camera uno dei tre amministratori dell’I lva, Pietro Gnudi, non ha escluso “ qualche errore uman o”… L’errore umano c’è stato, ma non degli operai, non il suo. L’errore è di chi ha aperto quel reparto e non ha dato a mio marito e a quei ragazzi le giuste dotazioni per lavorare in sicurezza. C’è qualcuno che si addormenta ogni giorno con la coscienza sporca. E nessuno provi ad infangare la memoria di mio marito, a far ricadere su di lui e sugli operai le colpe della sua morte. Perché dice questo? Chi deve capire, capirà. Vogliono far ricadere su di lui le colpe? Lo difenderò fino alla fine dei miei giorni. È una promessa. Facciamo un passo indietro. Nel 2012 l’inchiesta “A mbiente Svenduto” t ravo l ge l’Ilva. Suo marito che posizione aveva? Non faceva il tifo per la chiusura dell’Ilva, ma nemmeno perché restasse aperta per forza. Si fidava dello Stato. Si alzava la mattina e andava a lavorare. Si fidava di chi gli diceva, andate. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato una corona di fiori al funerale di suo marito. Qualcuno del governo l’ha co n t a t t a t a? Dopo qualche giorno dalla morte di Alessandro, i carabinieri sono venuti a casa mia, per dirmi che avrei ricevuto una telefonata dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. Non ha mai chiamato. Forse ha perso il mio numero. Oggi è in atto uno scontro tra governo e magistratura proprio sul sequestro dell’altoforno 2. C’è qualcosa che vorrebbe dire al Premier Matteo Renzi? Gli darei la giacca, il casco, i guanti, le scarpe di mio marito. Presidente Renzi, deve andare lì dentro. Faccia la stessa operazione che faceva Alessandro, misuri a mano la temperatura della ghisa. Provi sulla sua pelle come si sta in quel forno e se è sicuro. Solo così potrà veramente rendersi utile. © RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 26 luglio 2015

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