sabato 25 luglio 2015

amianto killer Eternit, il giudice blocca il processo

To r i n o Il legale: Schmidheiny non può andare a giudizio per lo stesso reato. Atti alla Consulta Le prime cond a n ne 2012 16 anni per S c h m i d h e i ny e De Cartier 2013 De Cartier m u o re prima della s e n te n za . 18 anni per lo svizzero 2 0 14 Pre s c r i t to il reato ANDREA GIAMBARTOLOMEI I l processo “Eternit bis” si ferma. I parenti delle vittime dovranno aspettare ancora. Sarà la Corte costituzionale a decidere se e come proseguire la loro ricerca di giustizia. Ieri mattina al tribunale di Torino il gup Federica Bompieri ha inviato alla Consulta la questione di costituzionalità sollevata dalla difesa di Stephan Schmidheiny, l’ex proprietario dell’Eternit Italia imputato di omicidio doloso per la morte per mesotelioma di 258 persone tra operai, familiari e cittadini di Bagnoli, Casale Monferrato, Cavagnolo e Rubiera, dov’erano le sue fabbriche. In parole povere la domanda è: il responsabile della multinazionale dal 1976 al 1986 può essere processato ancora dopo il procedimento per disastro doloso concluso nel 2014 con la prescrizione? S ECO N D O l’avvocato Astolfo Di Amato no: le udienze dovrebbero fermarsi rispettando il principio del ne bis in idem per il quale una persona non può essere processata due volte per gli stessi fatti. E per Di Amato i fatti sono gli stessi. La differenza, però, è nella qualificazione giuridica: prima era disastro ambientale doloso, nel secondo di omicidio volontario provocato da quel disastro. “Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo bisogna guardare il fatto storico, secondo la Corte di cassazione la qualificazione giuridica. Per questo motivo secondo il gup di Torino il contrasto va risolto davanti alla Corte costituzionale”, spiega Di Amato. Così, nell’ordinanza del gup Bompieri si legge che il fatto storico è lo stesso: stesse cariche, stessi stabilimenti, stessa responsabilità e “sovrapponibili”le omissioni. Inoltre 186 delle 258 vittime erano già nell’e le n c o delle persone offese del primo processo. I N S OM M A , sembrerebbe un doppione. Però il giudice ammette che sono diverse le contestazioni e i beni tutelati: prima l’incolumità pubblica, ora la vita. Così la palla va alla Consulta, la quale potrebbe optare per un proscioglimento parziale per i 186 casi “vecchi”, lasciando lo svizzero a processo per 72 morti a cui la procura di Torino, pm Gianfranco Colace e Raffaele Guariniello, potrebbero aggiungere altri 94 casi del fascicolo “Eternit ter”. La decisione del gup ha sorpreso le parti civili: “Se hai ammazzato una persona non hai un bonus per ammazzarne altre mille. Se passasse questo principio cosa succederebbe ai prossimi processi sul caso Il va ?”, sintetizza Sergio Bonetto, legale di alcuni parenti delle vittime. Secondo l’Asso - ciazione dei familiari delle vittime dell’amianto (Afeva) il problema non c’era: “La stessa Corte di cassazione aveva precisato che quel procedimento non riguardava i decessi delle persone, ma appunto solo il disastro ambientale”. Per il segretario Bruno Pesce “se la Consulta desse ragione alle difese sarebbe una sorta di colpo di Stato”. Tuttavia, sottolinea l’Afeva, questo periodo permetterà di risolvere il dubbio e proseguire senza intoppi. © RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 25 luglio 2015

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